Il rapporto tra genitori e figli adolescenti è complicato per diversi motivi: dalle differenze generazionali alla necessità di maggiore autonomia dei ragazzi. Come riuscire a mantenere un dialogo?
L’adolescenza è una fase di transizione dall’età infantile all’età adulta e, come tutte le fasi di passaggio, presenta la necessità di adattarsi e di modificare il proprio comportamento in base ai nuovi stimoli che si ricevono. I ragazzi possono sentirsi in difficoltà a causa dei numerosi cambiamenti che si trovano ad affrontare e di fronte ai quali si trovano spesso destabilizzati. I genitori, dal canto loro, spesso non sanno come reagire a questi cambiamenti e puntualmente riferiscono agli psicologi il loro disorientamento e la sensazione di non riuscire più a “riconoscere” il proprio figlio. Cosa fare allora?
Un dialogo complicato…
Il dialogo fra genitori e figli in adolescenza diventa sempre più difficile. I ragazzi cercano i propri punti di riferimento fuori dalla famiglia, in particolare nel gruppo dei pari, e con la diffusione sempre più capillare dei social network sono sempre più connessi e sempre meno disponibili a un confronto aperto con i genitori.
In questo quadro così complesso i genitori di figli adolescenti sono spesso disorientati e non sanno come comportarsi. La routine quotidiana sembra continuare come prima, ma ogni volta che ci si trova da soli con i ragazzi si avverte una sensazione di disagio, non si trova più nessun argomento di cui parlare e si avverte il proprio figlio come estraneo.
Molti genitori allora si scoraggiano, pensano di non saper affrontare queste difficoltà e smettono di cercare un dialogo. Di conseguenza, i figli finiranno per sentirsi abbandonati e “non visti”.
…ma non bisogna arrendersi
Cosa succede se si rinuncia alla ricerca di un punto d’incontro con i figli adolescenti? Se i genitori smettono di cercare un dialogo con i ragazzi, questi si sentiranno sempre più soli e invisibili. Si sentiranno infatti senza supporto di fronte ai cambiamenti e alle sfide di questo periodo complicato. Giorno dopo giorno, allora, la distanza tra genitori e figli diventa sempre più incolmabile. Si tratta di un allontanamento emotivo molto doloroso per i ragazzi.
Gli adolescenti che si sentono “abbandonati” reagiscono mettendo in atto comportamenti impulsivi, sia nei confronti di se stessi che nei confronti degli altri. Ciò dipende anche dall’immaturità delle strutture cerebrali, che in questi anni devono ancora completare il loro sviluppo (ne abbiamo parlato qui). Gli atti contro se stessi in genere riguardano il corpo, che in questa fase di vita rappresenta il palcoscenico su cui mettere in atto tutta la propria sofferenza. Il corpo infatti viene attaccato con la speranza che, rendendo concreto il proprio dolore, si potrà finalmente essere visti. Possono quindi iniziare in questo periodo tutta una gamma di atti definiti “autolesionistici”, dai tagli sulle braccia fino ad arrivare a veri e propri tentativi di suicidio.
In altri casi, gli atti violenti si rivolgono non contro se stessi ma contro il mondo esterno.
Anche in questo caso la gamma di comportamenti disfunzionali è molto vasta e va dal bullismo (sempre più diffuso via web) fino a veri e propri atti di violenza, che spesso si manifestano in gruppo (per esempio il fenomeno delle baby gang).
Il bisogno di un limite
La ricerca di una identità stabile passa, in molti casi, proprio attraverso la messa in atto di comportamenti che trasgrediscono le regole sociali. Eccitazione e paura si intersecano fra loro in un groviglio emotivo difficile da sciogliere. I figli adolescenti hanno bisogno allora che qualcuno ponga loro dei limiti, che contenga tali agiti e che possa aiutarli a comprendere il significato delle proprie azioni. Se non si attiva un contenimento di questo tipo, il rischio è che i ragazzi provochino danni a se stessi o agli altri. Ad esempio, possono sviluppare un tipo di pensiero definito “onnipotente”, con convinzioni come “sono invincibile, non morirò, non può succedermi niente”. Questo tipo di pensiero espone però l’adolescente a comportamenti a rischio, come rapporti sessuali non protetti o abuso di sostanze. Il principale compito dei genitori – e della società – allora, è proprio quello di stabilire i limiti da non oltrepassare.
Alcuni consigli pratici
Entrare in relazione con i figli adolescenti non è sempre facile, soprattutto se si è già creata una distanza con loro o se i ragazzi sono particolarmente chiusi in se stessi. Ecco allora alcuni consigli pratici per tornare a dialogare con loro:
- Prendetevi del tempo da passare con i vostri figli, fate delle cose insieme a loro, divertitevi con loro.
- Ascoltate, lasciate che i ragazzi vi raccontino i loro interessi e bisogni quando ne sentono il bisogno.
- Cercate di essere un modello di comportamento, coerenti con quello che chiedete loro di fare/essere.
- Ponete dei limiti, se necessario. Siate “assertivi” quando serve, facendo comunque attenzione alle emozioni reciproche.
- Ripensate alla vostra adolescenza e provate a “mettervi nei loro panni”. Vi aiuterà a sintonizzarvi meglio con loro.