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Il gioco e la sua importanza nella psicologia

Vediamo come il gioco influisce sullo sviluppo cognitivo dei bambini e sui processi terapeutici, esaminando le diverse prospettive storiche e le funzioni del gioco in psicologia.

Il gioco e la sua importanza nella psicologia

Il gioco in psicologia è un elemento fondamentale per lo studio dello sviluppo umano e della mente. 

Coinvolge non solo i bambini ma anche gli adulti, dal momento che ha una importanza cruciale nell’apprendimento, nella comunicazione, e persino nei processi terapeutici. 

Vediamo qual è il significato del gioco in psicologia, concentrandoci sulla sua influenza sullo sviluppo cognitivo dei bambini e sulla sua importanza nella terapia. 

Qual è la funzione principale del gioco in psicologia?

La funzione principale del gioco in psicologia è quella di creare un ambiente sicuro in cui i partecipanti, indipendentemente dall’età, possano esplorare e affrontare una serie di difficoltà, emozioni e pensieri.

Nell’ambito dello sviluppo infantile, il gioco offre ai bambini l’opportunità di esercitare il controllo, esplorare il mondo circostante e sviluppare competenze sociali ed emotive. Durante il gioco, i bambini imparano a gestire situazioni traumatiche, consolidano le loro conoscenze e abilità, sviluppano il linguaggio e potenziano la creatività. Il gioco funge da catalizzatore per l’apprendimento e favorisce la crescita di un senso di competenza, autostima e abilità di problem-solving.

Funzione terapeutica e Play Therapy

Nel contesto terapeutico, la Play Therapy sfrutta il potere del gioco per aiutare gli individui a superare difficoltà psicologiche e a raggiungere una maggiore consapevolezza emotiva. I partecipanti possono esprimere emozioni difficili da comunicare attraverso il linguaggio verbale. Ad esempio, un bambino che ha subito un trauma potrebbe trovare difficile parlare dei suoi sentimenti.

La funzione terapeutica del gioco si basa su diversi meccanismi. Uno di essi è l’abreazione, ovvero la scarica emozionale attraverso cui una persona si libera di un trauma passato, rimasto inconscio. In altre parole, i bambini rivivono le esperienze traumatiche attraverso il gioco, con la possibilità di guadagnare gradualmente controllo su tali esperienze. Inoltre, offre l’opportunità di accedere all’inconscio, consentendo la rivelazione di conflitti nascosti e desideri inaccettabili attraverso la simbolizzazione e la proiezione. 

La Play Therapy può anche aiutare i genitori a creare un attaccamento sicuro con i propri figli attraverso il coinvolgimento nelle attività ludiche.

Addestramento comportamentale e creatività

Un altro aspetto significativo del gioco è l’addestramento comportamentale, in cui modellare comportamenti più adattivi. Il contesto sicuro del gioco, infatti, permette ai partecipanti di sviluppare comportamenti socialmente accettabili.

Il gioco offre anche uno spazio per la catarsi, in cui il rilascio emotivo può avvenire in modo sicuro attraverso il colpire o il piangere durante il gioco, permettendo di liberare tensioni accumulate. La creazione di un senso di competenza aiuta i partecipanti a sviluppare una maggiore autostima, che li aiuta a far fronte alle sfide future.

Il gioco, inoltre, promuove il pensiero creativo e la soluzione creativa dei problemi. Incoraggiando i partecipanti a esplorare nuove combinazioni e scoperte, il gioco fornisce loro risorse per risolvere difficoltà personali e sociali in modo più efficace.

Cos’è il gioco per Bruner?

Jerome Bruner, uno dei più influenti psicologi dell’educazione del XX secolo, ha sottolineato l’importanza del gioco nel contesto dell’apprendimento e dello sviluppo cognitivo dei bambini. Secondo Bruner, il gioco è molto più di un semplice passatempo: è un veicolo per la costruzione del significato e dell’apprendimento.

Bruner ha introdotto il concetto di “apprendimento attivo” per descrivere il modo in cui i bambini imparano attraverso l’attività ludica. Questa prospettiva mette in evidenza il ruolo centrale dell’interazione e dell’esperienza diretta nel processo di apprendimento. Mentre i bambini si impegnano nel gioco, sono attivamente coinvolti nella risoluzione di problemi, nell’esplorazione del mondo e nella costruzione di conoscenze.

Un aspetto chiave del pensiero di Bruner è la teoria dell’apprendimento per scoperta. Egli sosteneva che i bambini apprendono meglio quando sono in grado di scoprire concetti e principi da soli, anziché ricevere informazioni in modo passivo. Il gioco offre l’ambiente ideale per questo tipo di apprendimento. Ad esempio, mentre i bambini giocano con i mattoncini, possono sperimentare diverse combinazioni e scoprire autonomamente come costruire una struttura stabile.

Il ruolo della narrativa nel gioco

Bruner ha anche evidenziato il ruolo fondamentale della narrativa nel gioco. I bambini spesso incorporano storie nei loro giochi, creando narrazioni e scenari. Queste narrazioni giocano un ruolo importante nello sviluppo delle abilità linguistiche e narrative dei bambini. Attraverso il gioco, i bambini imparano a creare, raccontare e comprendere storie, che costituiscono una parte essenziale della comunicazione e dell’acquisizione del linguaggio.

Inoltre, Bruner ha sottolineato il potere della cultura e del contesto sociale nel gioco. L’attività ludica può essere influenzata dalla cultura in cui un bambino cresce e può riflettere le norme sociali e i valori della società circostante. Il gioco non è quindi un’attività isolata, ma piuttosto un’opportunità per i bambini di esplorare e interiorizzare gli elementi culturali che li circondano.

Che ruolo ha il gioco nel bambino secondo Vygotskij?

Le teorie di Lev Vygotskij, uno dei fondatori della psicologia culturale-storica, hanno profondamente influenzato la comprensione della funzione del gioco nello sviluppo cognitivo e sociale dei bambini. 

Per Vygotskij, il gioco non è semplicemente un passatempo, ma un’attività che riflette e promuove la cultura e il pensiero del bambino. Egli ha introdotto il concetto di “zona di sviluppo prossimale” (ZSP), che rappresenta la distanza tra ciò che il bambino può fare da solo e ciò che può fare con l’aiuto di un adulto o dei suoi pari. 

Il gioco è un terreno fertile per la ZSP, poiché permette ai bambini di impegnarsi in attività che sono appena al di là delle loro attuali capacità, ma che possono essere raggiunte con il supporto degli altri. Ad esempio, i bambini possono assumere ruoli e comportarsi in modi che non conoscono ancora. Questo processo in cui  si prendono in prestito ruoli e comportamenti contribuisce all’espansione delle loro competenze sociali e cognitive. Il gioco diventa quindi una sorta di laboratorio in cui i bambini possono sperimentare nuovi comportamenti, praticare abilità sociali e sviluppare la comprensione delle dinamiche interpersonali.

Vygotskij vedeva anche il gioco come un mezzo per l’internalizzazione delle regole sociali e culturali. Attraverso l’attività ludica, i bambini imparano norme, convenzioni e valori della loro società. Inoltre, durante il gioco, i bambini devono spesso negoziare, cooperare e risolvere problemi, il che richiede l’uso attivo del linguaggio. Questo processo contribuisce all’acquisizione del linguaggio e alla capacità di comunicare in modo efficace.

Quali sono le tre forme di gioco proposte da Piaget? 

Jean Piaget, uno dei pionieri nello studio del gioco infantile, ha proposto tre forme principali di gioco che riflettono lo sviluppo cognitivo del bambino:

  • gioco senso-motorio (o di esercizio): è la forma iniziale di gioco nei primi anni di vita. Qui, i bambini si impegnano in attività motorie e sensoriali, come afferrare, gettare, o manipolare oggetti. Questo tipo di attività aiuta i bambini a sviluppare una comprensione del proprio corpo e delle sue capacità, oltre a migliorare la coordinazione e la percezione.
  • Gioco Simbolico: questa fase arriva verso i 18 mesi di età. I bambini iniziano a vedere gli oggetti come simboli di cose diverse, esercitando la loro capacità immaginativa. Ad esempio, un bambino potrebbe usare un bastone come una spada per rappresentare un cavaliere. Il gioco simbolico incoraggia la creatività e la capacità di immaginare situazioni diverse.
  • Gioco Sociale: verso i 3 o 4 anni, i bambini iniziano a sperimentare giochi che prevedono l’interazione con gli altri bambini e spesso seguono regole concordate. Il gioco sociale aiuta i bambini a sviluppare abilità sociali come la cooperazione, la condivisione e la comprensione delle regole.

Queste tre fasi del gioco di Piaget riflettono come sia più di un semplice divertimento. Serve come un veicolo per esplorare e apprendere il mondo circostante, migliorando al contempo le capacità fisiche, cognitive e sociali.