Le ricerche sulla questione del libero arbitrio sono estese e interdisciplinari, coinvolgendo non solo la psicologia, ma anche la neuroscienza, la filosofia e la legge.
Gli studi si concentrano su diversi aspetti del processo decisionale e sul ruolo della coscienza nel determinare il comportamento umano. Ma prima di analizzare il libero arbitrio, bisogna fare una distinzione essenziale.
Differenza tra libero arbitrio e libertà
La differenza chiave tra libero arbitrio e libertà risiede nel loro focus.
Il libero arbitrio si concentra sulla capacità interna di scegliere, mentre la libertà si occupa delle condizioni esterne che permettono o impediscono quelle scelte. In altre parole, il libero arbitrio è una questione di autonomia interna: essere liberi di decidere per sé. La libertà, invece, è una questione di autonomia esterna: essere liberi da costrizioni esterne che impediscono di agire secondo la propria volontà.
Per esempio, una persona può avere il libero arbitrio di decidere di parlare apertamente delle proprie opinioni (una scelta interna), ma potrebbe non avere la libertà di farlo se vive in un regime che reprime la libertà di espressione (una restrizione esterna).
Questi concetti sono fondamentali per discutere e comprendere molti aspetti della vita umana, dalla moralità alla legge, dalla politica alla psicologia personale. La loro interazione è cruciale per valutare non solo come viviamo le nostre vite individuali, ma anche come strutturiamo le nostre società.
Misurazioni della consapevolezza nelle decisioni che prendiamo
Gli studi moderni sul libero arbitrio spesso impiegano tecnologie di imaging avanzate come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e l’elettroencefalografia (EEG) per osservare l’attività cerebrale in tempo reale mentre i partecipanti compiono scelte.
Questi strumenti permettono ai ricercatori di visualizzare quali aree del cervello sono attive durante il processo decisionale e persino prima che la persona diventi consapevole della propria scelta. In questo modo siamo arrivati a nuove scoperte sulle “finestre temporali” durante le quali il cervello prepara le azioni prima della consapevolezza conscia.
Uno degli studi più influenti sul libero arbitrio è stato condotto dal neuroscienziato Benjamin Libet negli anni ’80.
Libet ha misurato l’attività cerebrale di soggetti mentre prendevano decisioni semplici, come premere un pulsante. Ha scoperto che l’attività cerebrale inconscia, specificamente nel cervello motorio, inizia circa mezzo secondo prima che i soggetti diventino consapevoli della loro decisione di premere il pulsante. Questo ha sollevato interrogativi su quanto le nostre decisioni siano “libere”, se il cervello inizia a prepararsi per un’azione prima che ne siamo consapevoli.
Alcuni studi hanno messo in discussione le interpretazioni degli esperimenti originali di Benjamin Libet, suggerendo che le attività cerebrali preconsce non determinano necessariamente le azioni in un modo che esclude la libertà di scelta.
Per esempio, recenti approfondimenti indicano che l’attività cerebrale premotoria potrebbe non essere un “veto” al libero arbitrio, ma piuttosto parte di un processo decisionale dinamico dove la consapevolezza e il controllo volontario giocano un ruolo fino all’ultimo momento.
La teoria dell’illusione del libero arbitrio
A questo proposito, Dan Wegner e Thalia Wheatley hanno proposto una teoria autorevole chiamata “teoria dell’illusione del libero arbitrio“. Secondo Wegner e Wheatley, la sensazione di aver volontariamente scelto un’azione è spesso un’illusione, un effetto secondario del modo in cui i processi cognitivi funzionano nel cervello.
Nel loro lavoro, suggeriscono che quando una persona diventa consapevole di un pensiero (chiamato da Wegner “pensiero principale”) che precede un’azione, e quando questo pensiero è coerente con l’azione stessa, il cervello automaticamente attribuisce la causalità al pensiero, dando luogo alla sensazione di aver agito volontariamente. Tuttavia, questa percezione di controllo volontario può non corrispondere effettivamente a come l’azione è stata generata a livello neurologico.
Wegner e Wheatley hanno condotto esperimenti per esaminare queste idee. In uno studio, hanno manipolato i partecipanti affinché pensassero di aver causato un evento. Tuttavia, in realtà, l’evento era stato causato dall’esperimentatore. Hanno scoperto che quando i pensieri dei partecipanti erano congruenti con gli eventi esterni e temporaneamente vicini a questi eventi, essi erano propensi a credere di aver causato gli eventi stessi, anche se non era così.
Implicazioni filosofiche e pratiche
Il dibattito filosofico riguardo al libero arbitrio si intreccia spesso con la ricerca psicologica e neuroscientifica. Le discussioni filosofiche si concentrano sulle implicazioni di queste scoperte per la nostra comprensione della responsabilità personale. Se le azioni sono iniziate da processi cerebrali inconsci, in che misura possiamo considerare gli individui responsabili delle loro azioni?
La comprensione del libero arbitrio ha anche implicazioni dirette per il sistema giudiziario. Infatti, la valutazione della capacità di un imputato di controllare i propri comportamenti può influenzare le decisioni sui processi legali e sulle sentenze.
Alcuni esperti hanno proposto che una maggiore comprensione del cervello e delle sue influenze sul comportamento potrebbe portare a trattamenti più efficaci per i trasgressori, piuttosto che pene severe basate su un’assunzione di piena libertà di scelta.
A oggi, molti studiosi continuano a difendere la validità e l’importanza del concetto di libero arbitrio, sottolineando che la nostra esperienza quotidiana e la coerenza del nostro sistema legale e morale dipendono dall’assunzione che gli individui possano agire liberamente. Essi argomentano che il libero arbitrio potrebbe non essere assoluto o illimitato, ma è una caratteristica essenziale dell’esperienza umana e della responsabilità personale.
Ricerche attuali sulle dinamiche complesse del cervello
Ulteriori studi neuroscientifici hanno suggerito che il cervello opera come un sistema dinamico e non lineare, dove molteplici potenziali stati possono coesistere e la consapevolezza e la decisione emergono dall’interazione complessa di questi stati.
Un modello del genere suggerisce che il cervello è più flessibile e capace di autodeterminazione di quanto proposto dagli studi che enfatizzano il determinismo neurologico.
La ricerca sul libero arbitrio continua ad evolversi, con nuovi studi che utilizzano metodi sperimentali sofisticati per esplorare come prendiamo decisioni e come queste decisioni sono influenzate da processi inconsci e consci.
(10 Maggio 2024)