La nozione di “split brain”, o cervello diviso, evoca un’immagine quasi fantascientifica: un cervello in cui le due metà, gli emisferi destro e sinistro, sono state isolate l’una dall’altra. Questa condizione non è frutto della fantasia, ma una realtà neurologica concreta, che deriva dalla sezione chirurgica del corpo calloso, l’ampio fascio di fibre nervose che connette gli emisferi cerebrali. Questo intervento radicale, introdotto e utilizzato come trattamento estremo per forme di epilessia gravemente disabilitanti e intrattabili anche coi farmaci, ha aperto una finestra senza precedenti sull’organizzazione e il funzionamento del cervello umano.
Storia dello split-brain
Nella metà del XX secolo, neuroscienziati come Roger Sperry iniziarono a esplorare le conseguenze della sezione del corpo calloso in animali e, successivamente, in esseri umani. Il lavoro di Sperry e dei suoi colleghi non solo ha fornito nuove strade per il trattamento dell’epilessia, ma ha anche sollevato domande fondamentali sulla natura della coscienza e dell’identità personale.
L’esistenza stessa del cervello diviso sfida la nostra comprensione di come le funzioni cerebrali siano organizzate e coordinate, offrendo uno scenario unico per indagare l’origine della coscienza. La separazione degli emisferi cerebrali, infatti, mette in luce l’interdipendenza e la specializzazione delle loro funzioni, offrendo uno spunto di riflessione senza pari sulla questione di come la mente unificata emerga da un organo così complesso. L’indagine sui pazienti con split brain ci svela non solo come ciascun emisfero contribuisca alla nostra esperienza cosciente, ma anche come la mente possa adattarsi e funzionare in condizioni così estreme, ponendo interrogativi profondi sul vero sé e sulla resilienza dell’identità umana di fronte a interventi così invasivi.
Cos’è il corpo calloso e perché è importante
Il corpo calloso rappresenta una struttura cruciale nel cervello umano perché agisce come un ponte di comunicazione tra gli emisferi destro e sinistro. Questa vasta rete di fibre nervose consente infatti il trasferimento di informazioni, coordinando le funzioni cognitive e motorie tra le due metà del cervello. Grazie al corpo calloso, i dati sensoriali e motori possono essere condivisi, permettendo una percezione unificata e azioni coerenti.
Nella clinica del trattamento dell’epilessia grave, la resezione del corpo calloso, nota anche come callosotomia, emerge come un intervento chirurgico drastico, mirato a ridurre o eliminare le gravissime crisi epilettiche di cui una persona può soffrire. Questa procedura implica il taglio parziale o totale del corpo calloso, con l’obiettivo di limitare la diffusione dell’attività elettrica anomala da un emisfero all’altro, caratteristica delle crisi epilettiche. Sebbene esistano diverse varianti dell’intervento, che vanno dalla sezione totale a quella parziale o anteriore, il principio alla base rimane lo stesso: impedire l’escalation dell’attività convulsiva attraverso la separazione fisica degli emisferi cerebrali.
Conseguenze del cervello diviso sulla cognizione e il comportamento
Un intervento così invasivo, come si può immaginare, può avere delle serie ripercussioni cognitive, al punto che esiste una “sindrome del cervello diviso” i cui sintomi variano ampiamente, in base alla complessità e all’individualità delle funzioni cerebrali. Questi sintomi sottolineano l’importanza del corpo calloso nell’integrare le funzioni cognitive e sensoriali.
Immediatamente dopo l’intervento, i pazienti possono non mostrare sintomi evidenti, specie in situazioni di vita quotidiana; tuttavia, studi e test neuropsicologici rivelano una serie di caratteristiche distintive. Tra queste, emergono:
- la difficoltà nella coordinazione mano-occhio
- problemi di percezione visiva
- alterazioni nella capacità di elaborare informazioni presentate simultaneamente ai due campi visivi
- difficoltà di attenzione
Un esperimento storico
Gli esperimenti condotti da Roger Sperry e Michael Gazzaniga hanno avuto un ruolo cruciale nel delineare l’architettura funzionale del cervello diviso. Utilizzando stimoli visivi presentati separatamente a ciascun campo visivo, Sperry e Gazzaniga hanno dimostrato che, quando un oggetto viene mostrato all’emisfero non verbale (di solito il destro), il paziente può non essere in grado di pronunciarne il nome, pur essendo capace di riconoscerlo visivamente.
La mano aliena
Uno degli effetti più curiosi e talvolta inquietanti della callosotomia è la “sindrome della mano aliena“, in cui una mano agisce indipendentemente dalla volontà consapevole dell’individuo. Questo fenomeno illustra la disconnessione tra le due metà del corpo e suggerisce che ciascun emisfero possiede una propria volontà o agenzia, almeno per quanto riguarda il controllo motorio. I pazienti possono riferire di vedere la loro mano compiere azioni senza che vi sia stata un’intenzione cosciente di farlo, come se fosse controllata da un’altra persona.
Cervello diviso, coscienza divisa?
La ricerca sul cervello diviso ha sollevato questioni profonde riguardo l’esistenza di “coscienze separate” all’interno dello stesso individuo. I comportamenti e le risposte dissociate osservate in questi pazienti in alcuni casi hanno suggerito che ciascun emisfero potesse avere una propria consapevolezza, indipendente dall’altro. Questa constatazione ha alimentato dibattiti filosofici sulla natura della coscienza e sull’unità del sé. Se un cervello può ospitare apparentemente due centri di coscienza distinti, cosa significa per il concetto di identità personale? Questa domanda, che rimane parzialmente aperta, ha avuto una iniziale risposta in un recente studio. Gli scienziati coinvolti nella ricerca guidata da Yair Pinto, psicologo presso l’Università di Amsterdam, hanno raccolto prove del fatto che, malgrado l’intervento chirurgico possa causare una comunicazione da limitata a inesistente tra gli emisferi cerebrali destro e sinistro, lo split brain non determina la presenza di due coscienze separate all’interno dello stesso cervello.
Ricerca attuale e implicazioni
La sindrome del cervello diviso continua a essere un campo di studio delle neuroscienze contemporanee, con ricerche che si avvalgono di avanzate tecniche di neuroimaging come la risonanza magnetica funzionale (fMRI), la tomografia a emissione di positroni (PET) e la magnetoencefalografia (MEG). Questi strumenti hanno permesso agli scienziati di osservare in tempo reale l’attività cerebrale di individui con il cervello diviso, offrendo intuizioni senza precedenti sulla modalità di funzionamento indipendente degli emisferi cerebrali e sulla loro capacità di compensare la perdita di comunicazione diretta.
Le scoperte recenti nel campo dello split brain hanno profonde implicazioni per la nostra comprensione di vari aspetti della cognizione umana. Nell’ambito del linguaggio e della memoria, ad esempio, la ricerca sul cervello diviso ha rivelato che, mentre alcune funzioni possono essere lateralizzate, esistono anche notevoli capacità di adattamento e plasticità cerebrale. Gli emisferi sembrano in grado di assumere compiti non tipici quando necessario, suggerendo che il cervello può riorganizzarsi in risposta a cambiamenti strutturali. Queste scoperte hanno implicazioni per il trattamento e la riabilitazione in seguito a lesioni cerebrali o interventi chirurgici.
Questioni etiche intorno alla chirurgia del corpo calloso
Le questioni etiche relative alla chirurgia del corpo calloso e al trattamento di pazienti con split-brain sono complesse e multiformi. Se da un lato la callosotomia può offrire un sollievo significativo a individui affetti da epilessia grave e resistente ai farmaci, dall’altro solleva interrogativi sull’impatto a lungo termine sulla qualità della vita, sull’autonomia e sull’integrità dell’esperienza soggettiva. È fondamentale considerare attentamente i benefici rispetto ai potenziali effetti collaterali e le alterazioni della cognizione e dell’identità.
Inoltre, la gestione dei pazienti con cervello diviso richiede un’attenzione particolare alla comunicazione e al supporto, sia clinico che psicologico. La necessità di informare adeguatamente i pazienti e le loro famiglie riguardo alla natura e alle conseguenze dell’intervento è indispensabile per garantire che le decisioni terapeutiche siano prese in modo etico e informato.
(13 Maggio 2024)