Dire che la “genitorialità è un dono” è una frase fatta e un luogo comune. Ci sono momenti in cui la relazione con i figli può diventare difficile, complicata, persino insostenibile. Momenti in cui la genitorialità assume le sembianze di un campo di battaglia, dove ogni giorno si combatte per ritrovare l’equilibrio e la serenità perduti.
Come citava Freud quando parlava di “mestiere impossibile di genitore”, non ci sono risposte univoche, né manuali in grado di insegnare come diventare dei bravi genitori, si può provare ad essere “genitori sufficientemente buoni” come diceva Winnicott, cominciando ad interrogarsi e confrontandosi.
Cosa fare, dunque, quando i figli mettono a dura prova la pazienza e la stabilità emotiva? Come si possono gestire quei momenti bui che sembrano offuscare la gioia di essere genitori? Non esiste una ricetta magica, lo sappiamo. Insieme alla Dott.ssa Simona Solimando, psicoterapeuta in Santagostino Psiche, possiamo provare a mettere in atto alcune strategie che possano aiutare a ritrovare la calma e a ristabilire un rapporto sano e costruttivo con i propri figli.
Anche se è una condizione che sicuramente esiste da sempre, negli ultimi anni questo tema si è fatto molto più presente, tanto che è diventato sempre più comune sentire l’espressione burnout genitoriale, ovvero una condizione che porta i genitori a sentirsi esausti, frustrati e impotenti di fronte ai comportamenti dei propri figli.
Cos’è il burnout genitoriale?
Il burnout genitoriale è una sindrome caratterizzata da un esaurimento emotivo, fisico e mentale causato dallo stress prolungato e dall’incapacità di gestire le richieste e le aspettative, spesso irrealistiche, che la società e la famiglia stessa impongono ai genitori.
Il burnout genitoriale non si manifesta semplicemente come stanchezza cronica o irritabilità. I genitori che ne soffrono sperimentano un profondo senso di inadeguatezza e colpa, accompagnato da ansia, depressione, rabbia incontrollata e persino attacchi di panico. Si sentono emotivamente distaccati dai propri figli, incapaci di provare gioia e soddisfazione nel rapporto genitoriale.
Il burnout genitoriale non ha conseguenze solo sui genitori, ma si ripercuote negativamente sull’intera famiglia. Quando i bambini o gli adolescenti crescono in un ambiente familiare dominato dallo stress e dalla tensione possono sviluppare problemi emotivi, comportamentali e di apprendimento. Inoltre, il rapporto tra genitori e figli si deteriora, creando un clima di conflittualità e allontanamento emotivo.
Perché un figlio tratta male i genitori?
Le ragioni per cui un figlio o una figlia, magari adolescente, può assumere atteggiamenti aggressivi e irrispettosi verso i genitori sono tantissime. Non esiste una risposta univoca e semplicistica a questa domanda, perché ogni situazione è unica e influenzata da una serie di fattori individuali, familiari e sociali.
Possiamo però provare a individuare alcune categorie generali che racchiudono le motivazioni più comuni.
- Crisi adolescenziale. In questa fase delicata della crescita, i ragazzi si trovano a dover affrontare profondi cambiamenti fisici ed emotivi e ad affrontare nuovi bisogni come il desiderio di autonomia, spesso scontrandosi con le figure genitoriali percepite come limitanti e oppressive.
- Problemi di comunicazione. Una comunicazione inefficace all’interno della famiglia, caratterizzata da incomprensioni, mancanza di ascolto e dialogo costruttivo, può portare a conflitti e tensioni che sfociano in comportamenti negativi.
- Disturbi psicologici. In alcuni casi, alla base dei comportamenti ostili di un figlio o di una figlia possono esserci disturbi non diagnosticati o non adeguatamente curati, come ansia, depressione o disturbi della personalità.
- Traumi e disagio. Esperienze traumatiche vissute durante l’infanzia o l’adolescenza, come abusi, negligenza o abbandono, possono lasciare profonde cicatrici emotive che si ripercuotono sulle relazioni successive, comprese quelle con i genitori.
Se i conflitti con i figli assumono una gravità tale da compromettere la serenità familiare e la salute mentale di tutti i componenti, è fondamentale non esitare a chiedere aiuto. Un intervento professionale può rivelarsi indispensabile per:
- Comprendere le cause profonde dei conflitti. La terapia può aiutare genitori e figli a comprendere le dinamiche relazionali disfunzionali e le cause sottostanti dei comportamenti negativi.
- Sviluppare strategie di comunicazione efficaci. La terapia può aiutare a migliorare la comunicazione all’interno della famiglia, insegnando ai componenti modalità di dialogo più costruttive, assertive e rispettose.
- Gestire le emozioni: un supporto psicologico può aiutare genitori e figli a sviluppare migliori meccanismi per gestire le emozioni negative, come rabbia, frustrazione e risentimento.
- Creare un ambiente familiare più sano: la terapia può aiutare a costruire un clima familiare più sereno, basato sul rispetto reciproco, sulla fiducia e sul sostegno emotivo.
Come recuperare il rapporto con un figlio adulto?
Riconciliare un rapporto con un figlio o una figlia adolescente o già in età adulta che ha ferito e deluso può essere un processo lungo e doloroso. Ci sono però alcuni consigli che può valere la pena di considerare in base al proprio vissuto.
- Prendere le distanze. È fondamentale creare uno spazio emotivo di sicurezza per sé stessi, allontanandosi fisicamente ed emotivamente dal figlio se necessario.
- Riconoscere il dolore. Accettare la sofferenza provata e concedersi il tempo per elaborare le emozioni negative è un passo fondamentale per la guarigione.
- Riconnettersi con se stessi. Riscoprire i propri bisogni, interessi e passioni può aiutare a ritrovare l’equilibrio e la forza interiore per affrontare la situazione.
- Stabilire dei limiti chiari e definiti. Quando si è pronti a riprendere i contatti, è fondamentale stabilire dei limiti chiari e definiti per proteggere il proprio benessere emotivo. Questi limiti possono riguardare la frequenza dei contatti, gli argomenti di conversazione o i comportamenti accettabili.
- Comunicare in modo aperto, onesto e assertivo. Una comunicazione aperta, onesta e assertiva è fondamentale per ricostruire un rapporto sano. È importante esprimere i propri sentimenti e bisogni in modo chiaro e diretto, ascoltando attentamente tutti i punti di vista delle persone coinvolte.
- Perdonare. Ovvero compiere un atto di amore verso sé stessi e verso il figlio o la figlia, per liberarsi dal peso del passato. Questo non significa dimenticare le ferite subite, ma liberarsi dal rancore e dalla rabbia che avvelenano la relazione.
- Lasciare andare. Se il figlio o la figlia non sono disposti a riconciliare il rapporto, è importante imparare a lasciare andare e accettare la situazione, per quanto dolorosa possa essere. Accettare l’inaccettabile non significa rinunciare all’amore, ma riuscire a prendersi cura di sé stessi e del proprio benessere mentale ed emotivo.
Come comportarsi con i figli adulti che non mostrano gratitudine verso i genitori?
Affrontare l’ingratitudine di un figlio adulto è un’esperienza dolorosa che può mettere a dura prova l’amore e la pazienza di ogni genitore. Come genitore, ti senti ferito, deluso e confuso. In questa situazione è importante provare a comprendere le dinamiche di questa situazione delicata e a sviluppare strategie efficaci per gestirla con saggezza e compassione.
Trasformare il dolore in compassione e comprendere le radici dell’ingratitudine
Invece di concentrarti sul comportamento ingrato di tuo figlio o tua figlia, prova a comprenderne le motivazioni profonde. L’ingratitudine può essere il sintomo di un disagio sottostante, di un dolore emotivo che il figlio non riesce ad esprimere in modo sano.
Ascolta attentamente quando tuo figlio o tua figlia comunica, anche se in modo sgarbato o accusatorio. Cerca di cogliere i suoi bisogni non espressi, le sue ferite emotive e le sue paure.
Empatia e comunicazione assertiva per ricostruire il dialogo
La comunicazione è lo strumento fondamentale per ricostruire un dialogo sano. Abbandona il linguaggio accusatorio e le critiche, che non faranno altro che alimentare il conflitto.
Utilizza un linguaggio assertivo, basato sul “io” e sui tuoi sentimenti. Esprimi le tue emozioni in modo chiaro e diretto, senza però giudicare o colpevolizzare. Ascolta con attenzione il suo punto di vista, cercando di comprendere le sue ragioni e le sue emozioni. Mostrati empatico e comprensivo, anche se non condividi le sue scelte o opinioni.
Riconoscimenti reciproci e libertà
Riconoscere le ferite reciproche e il dolore causato è un passo fondamentale verso la guarigione. Non si tratta necessariamente di chiedere scusa o attribuire colpe, ma di prendere atto del passato e di ciò che è accaduto.
È importante donare ai propri figli la libertà di essere diversi da come li avremmo voluti, perché dobbiamo fare i conti con la nostra rappresentazione ideale. Se come genitori abbiamo delle attese o delle aspettative rigide, conduciamo i nostri figli a un destino infelice.
“Genitorialità” vuol dire creare uno spazio mentale e relazionale in cui i figli possano pian piano determinarsi perché “pensati” da qualcuno che li vede nei loro bisogni. È fondamentale che il genitore riesca ad allinearsi e a sintonizzarsi con i loro desideri, avendo in mente le loro inclinazioni e caratteristiche così da accompagnarli nel loro processo di crescita e di sviluppo.
(22 Maggio 2024)