Un contenitore fisico, mentale, di ascolto e fiducia. Questo è il setting, ovvero il contesto in cui si svolge l’intervento terapeutico.
Ogni terapeuta ha l’obbligo deontologico di costruire attorno ai propri pazienti uno spazio non solo fisico, ma anche emotivo, nel quale accogliere problemi, fragilità e parole. Solo in questo modo è possibile mettere in piedi un rapporto di fiducia con il paziente.
Questo rapporto di fiducia, e di ascolto non giudicante, sarà la base attraverso cui il paziente sarà in grado di recepire le parole del terapeuta e percorrere, passo dopo passo, la via che porta ad un riconquistato benessere psicologico.
Cosa si intende per setting in psicologia?
Il setting, in psicologia, rappresenta l’ambiente o il contesto generale in cui avviene l’intervento terapeutico. Questo termine, derivato dall’inglese “to set” che significa: fissare, sistemare. Si riferisce alla cornice nella quale sono stabiliti i presupposti fondamentali per costruire il percorso del lavoro terapeutico.
Nel contesto della psicologia clinica, il setting include tutti gli elementi che definiscono e sostengono l’intervento psicologico. La sua funzione principale è differenziare la relazione terapeutica da altre forme di relazione che si sperimentano nella vita quotidiana, come quelle amicali.
Nella psicoanalisi, il setting terapeutico è stato oggetto di dibattito fin dai tempi di Sigmund Freud, che ha introdotto regole specifiche per i suoi pazienti, come l’utilizzo delle associazioni libere e la posizione sdraiata sul lettino. Anche se le regole specifiche possono variare tra diverse scuole di pensiero terapeutiche, il setting rimane un elemento fondamentale in tutti i percorsi psicoterapeutici.
Esso definisce gli aspetti che regolano la relazione terapeutica e stabilisce i confini dello spazio di lavoro, che possono essere adattati a diversi contesti come terapie individuali, di coppia, familiari, con bambini o di gruppo.
Inoltre, il setting terapeutico deve essere accogliente e sicuro per creare un ambiente in cui terapeuta e paziente possano lavorare insieme per raggiungere gli obiettivi prefissati. Questo concetto è stato introdotto da Donald Winnicott, psicanalista e pediatra, nel 1941, che ha evidenziato l’importanza delle condizioni organizzative e delle caratteristiche del terapeuta nel processo terapeutico, delineando così l’ambiente terapeutico come un elemento cruciale nel trattamento psicologico.
Cosa comprende il setting?
Negli anni ‘50, l’attenzione alle dinamiche affettive e relazionali ha portato a una comprensione più approfondita del setting clinico, incluso il concetto di “transfert situazionale”, in cui la situazione clinica stessa diventa oggetto delle dinamiche del transfert.
Esistono due concezioni principali di setting: la prima, minimalista, si basa su un approccio positivista, e vede il setting come uno strumento asettico e neutrale per avviare la pratica clinica. La seconda concezione pone l’accento sulla complessità, considerando l’individuo nel contesto delle interazioni complesse con l’ambiente, enfatizzando le dinamiche relazionali e contestuali dell’intervento.
Il setting è influenzato dal contesto istituzionale in cui lo psicologo opera, differenziandosi tra contesto pubblico e privato. Nel setting privato, l’esperto ha maggiore autonomia nell’organizzare lo spazio e il tempo degli incontri con il paziente, garantendo continuità e stabilità. Nel contesto pubblico, lo psicologo si confronta con la cultura locale del servizio, affrontando vincoli organizzativi specifici che influenzano l’approccio terapeutico.
Il setting agisce come contenitore, delimitando lo spazio e il tempo dell’intervento, ma anche come strumento relazionale ed emotivo. Riflette la soggettività dello psicologo e contiene le emozioni, le fantasie e i pensieri condivisi durante la relazione clinica. Il setting mentale permette di considerare i processi mentali delle persone coinvolte, integrando le prospettive dello psicologo e del cliente. Inoltre, il setting relazionale si basa su un contratto implicito tra esperto e cliente, dove vengono negoziati ruoli, obiettivi e goal, oltre alle modalità di interazione.
Uno spazio da preservare fino al termine della terapia
Il setting, quindi, non è solo uno spazio fisico, ma un contesto complesso che riflette la natura interconnessa dell’intervento psicologico, e tiene in considerazione gli aspetti emotivi, relazionali e culturali.
L’analisi attenta del setting consente agli psicologi, al netto delle diverse teorie su cui si basa la psicoterapia, di comprendere più approfonditamente le dinamiche della relazione terapeutica e di valutare l’andamento dell’intervento, dal suo avvio fino alla conclusione, contribuendo così a una pratica clinica più efficace.
Il setting nella psicoterapia online
Nella psicoterapia online, la creazione del setting gioca un ruolo essenziale per favorire un ambiente terapeutico che sia efficace e accogliente per i pazienti. Quando ci si avvicina per la prima volta a una terapia psicologica online, è fondamentale adottare alcuni accorgimenti per costruire un setting digitale adeguato.
Innanzitutto, è importante selezionare un luogo tranquillo e confortevole, dove ci si senta a proprio agio e che possa rimanere costante nel corso delle sedute. La privacy è essenziale, quindi scegliere un ambiente silenzioso e assicurarsi di essere indisturbati durante la terapia è fondamentale per favorire una comunicazione aperta e sincera con lo psicologo.
Portare con sé oggetti che apportano comfort, come un cuscino preferito o una bevanda rilassante, può contribuire a creare un’atmosfera accogliente. Inoltre, avere a disposizione carta e penna o un dispositivo per prendere appunti può essere utile per annotare pensieri o riflessioni emerse durante la seduta.
Utilizzare lo schermo a proprio vantaggio è un altro aspetto da considerare. La distanza fisica offerta dalla piattaforma online può facilitare l’espressione di pensieri o sentimenti che potrebbero essere difficili da comunicare di persona. Infine, è consigliabile ritagliarsi del tempo dopo la seduta per elaborare le emozioni e le riflessioni emerse durante la seduta, come se si stesse compiendo un percorso emotivo per tornare al proprio stato d’animo abituale. Costruire una routine che supporti il processo terapeutico è fondamentale per un’esperienza positiva e efficace nella psicoterapia online.
Cos’è il passato silenzioso del paziente?
Il passato silenzioso di un paziente si riferisce agli eventi, alle esperienze e alle emozioni del passato che non sono stati condivisi o espressi apertamente durante le sedute terapeutiche. Queste possono essere esperienze traumatiche, situazioni difficili o emozioni intense che il paziente ha vissuto, ma che non ha mai discusso o elaborato in modo approfondito con il terapeuta.
Il passato silenzioso può includere anche eventi o esperienze dimenticate o rimosse, che emergono solo durante il corso della terapia quando il paziente inizia a esplorare i propri ricordi e le proprie emozioni più profonde. Questi elementi del passato possono avere un impatto significativo sul benessere emotivo e sul comportamento attuale del paziente, anche se non sono stati discussi in terapia prima.
Nel contesto della psicoterapia, l’esplorazione del passato silenzioso è un processo delicato e sensibile. Il terapeuta crea un ambiente sicuro e di fiducia in cui il paziente si sente libero di esplorare questi ricordi e emozioni recondite. Lavorare sul passato silenzioso può essere terapeuticamente utile, consentendo al paziente di comprendere meglio sé stesso, liberarsi da traumi o conflitti non risolti, e progredire nel proprio percorso di guarigione e crescita personale.
E proprio questi obiettivi risultano alla portata quando il terapeuta è riuscito a costruire un setting fatto di sicurezza, ascolto non giudicante e fiducia attorno al paziente.
(3 Novembre 2023)