La sitofilia

Quello tra sesso e cibo è un legame antico, profondamente radicato nella psiche umana e diffuso negli usi e costumi di numerose culture. Su di esso si basa la sitofilia, una forma di feticismo che consiste nel provare piacere sessuale attraverso il cibo.

La sitofilia

La sitofilia rappresenta una particolare forma di feticismo legata al cibo.

Nelle persone affette da sitofilia, il piacere derivante dal sesso e quello derivante dal senso del gusto si fondono e diventano una cosa sola, stimolando il corpo e la mente fino all’estasi.

Ma chi sono i sitofili? Cosa caratterizza questa affinità insolita tra piacere culinario ed eccitazione erotica? È corretto parlare di parafilia in questo caso? Scopriamone di più, svelando i dettagli dietro questa tendenza.

Cosa vuol dire essere sitofili?

Essere sitofili implica provare eccitazione sessuale attraverso il cibo. La sitofilia può esprimersi in diverse modalità, per esempio attraverso la pratica di cibarsi dal corpo di un’altra persona oppure tramite l’utilizzo di alimenti come oggetti di stimolazione erotica, per fini masturbatori o per sperimentare in coppia.

Una lunga tradizione

La sitofilia, a ben vedere, ha radici profonde nella psicologia umana, legata evoluzionisticamente all’attaccamento al seno materno durante i primi mesi di vita, si è tramandata lungamente nel corso della storia, dall’antichità fino ad oggi.

In Giappone la tradizione del nyotaimori,  termine che può essere tradotto con la formula “servire cibo sul corpo femminile“, risale al 1700 e prevede il consumo di sashimi o sushi direttamente dal corpo di una donna nuda. Una pratica arrivata fino ai giorni nostri e diffusa in diverse parti del mondo, indicata in inglese con il termine body sushi o naked sushi. È infatti possibile ancora oggi, in specifici ambienti – come ristoranti e feste di lusso – trovare tracce di questa antica usanza.

Come il mangiare, così anche il bere: una variante di sitofilia potrebbe essere considerata anche la pratica – ugualmente diffusa – del boobluge, che consiste nel versare, e poi bere, alcolici su zone erogene del proprio partner sessuale.

Ma la sitofilia non si limita a riti come il nyotaimori. Si estende infatti anche all’uso del cibo come stimolo sessuale, dove il cibo può sostituire parti del corpo o addirittura fungere da surrogato per il piacere sessuale. Basti pensare per esempio a quegli alimenti di forma fallica, come banane e zucchine, utilizzati per sostituire l’organo sessuale maschile, o alla pratica di creare dei fori nei cibi per consentire una forma di penetrazione attiva.

Tra le altre pratiche che esplorano il legame tra sesso e cibo, emerge lo sploshing. In questa variante, il cibo diventa protagonista, venendo addirittura lanciato o spalmato sul corpo dei partecipanti. Questo atto, al di là dell’aspetto eccentrico, mira a recuperare un rapporto più spensierato e divertente con il cibo, permettendo agli individui di esplorare liberamente la sensualità tramite il contatto diretto con gli ingredienti. Un erotismo giocoso che permette di esplorare il corpo attraverso una sensorialità nuova, mediata dal cibo.

La sitofilia è una parafilia nobile?

La sitofilia, con la sua intrinseca fusione tra cibo e desiderio sessuale, suscita interrogativi sulla sua natura e accettazione nella sfera delle parafilie. Può essere considerata una forma “nobile” di comportamento sessuale anomalo?

La definizione stessa di parafilia suggerisce una deviazione dagli usi sessuali considerati “normali” dalla società. Tuttavia, è importante evitare giudizi affrettati quando si esplora la complessità della sessualità umana. La sitofilia, pur essendo fuori dagli schemi tradizionali, può essere vista come un’ulteriore dimostrazione della diversità delle preferenze sessuali, una trasgressione non deviante.

In Giappone, la pratica del nyotaimori è stata accettata culturalmente da tempi remoti, considerata quasi una forma d’arte culinaria e erotica. Questo esempio dimostra come la percezione della sitofilia possa variare significativamente tra le culture, con alcune che la abbracciano come una pratica sofisticata e altre che possono trovarla più controversa.

L’aspetto “nobile” della sitofilia può essere rintracciato anche nella sua connessione con l’erotismo e la sensualità. Alcuni praticanti ritengono che questa connessione tra cibo e sesso aggiunga una dimensione di raffinatezza e creatività alla loro vita sessuale, trasformando il semplice atto di mangiare in un’esperienza multisensoriale.

Tuttavia, è essenziale sottolineare che, come per tutte le pratiche sessuali, il presupposto fondamentale che non deve mai mancare è sempre uno: la sitofilia deve avvenire in un contesto di consenso tra le parti coinvolte. Le esperienze sitofile possono arricchire la vita sessuale di coloro che le abbracciano, ma è fondamentale rispettare i limiti e le preferenze individuali.