La terapia metacognitiva interpersonale

La terapia metacognitiva interpersonale è un approccio psicoterapeutico che si basa sulla metacognizione, ovvero la capacità di riflettere in modo consapevole sui nostri pensieri e le nostre emozioni. Così da ridurre la conflittualità e vivere una maggiore integrazione.

La terapia metacognitiva interpersonale

La terapia metacognitiva interpersonale aiuta il paziente a migliorare le modalità con cui pensa e vive emozioni, stati d’animo e situazioni conflittuali.

Da questo punto di vista, la MTI rappresenta un approccio innovativo nel campo della psicoterapia, che si focalizza sulla metacognizione, ovvero il modo in cui pensiamo, valutiamo e reagiamo ai nostri pensieri e alle nostre emozioni.

Grazie alla relazione terapeutica, in ambito TMI, viene svolta una promozione del cambiamento del paziente. Un cambiamento metacognitivo, che permette di rimodellare in modo funzionale e più sano il “come” sono affrontate memorie autobiografiche, le proprie idee, gli schemi interpersonali.

Questo cambiamento su come si vivono, si pensano e si agiscono emozioni, stati d’animo e relazioni o realtà conflittuali, da parte del paziente, permette una vita interiore e una vita quotidiana più integrate e serene.

Che cos’è la terapia metacognitiva interpersonale?

La terapia metacognitiva interpersonale (TMI) è un approccio psicoterapico sviluppato da Adrian Wells e Gerald Matthews nel 1994, che integra la teoria metacognitiva con un focus sulle dinamiche interpersonali, e si rivolge principalmente a pazienti con disturbi di personalità.

Questo approccio è nato dall’esigenza di trovare strumenti terapeutici efficaci per il trattamento di questi pazienti che, poiché incapaci di riflettere sui propri stati mentali, avevano difficoltà a identificare i pensieri e le emozioni che provavano. Queste difficoltà impedivano ai terapeuti di applicare le tradizionali tecniche di terapia cognitiva standard.

Alla base c’è l’idea che i disturbi psicologici, come ansia e depressione, siano alimentati da modalità disfunzionali di pensiero riguardanti le proprie emozioni, gli stati mentali e la gestione del proprio mondo interno e interpersonale.

La TMI aiuta il paziente a prendere consapevolezza dei loro processi mentali e a modificare le convinzioni disfunzionali riguardanti il pensiero, le emozioni e i rapporti con gli altri. L’obiettivo è sviluppare una maggiore metacognizione, ovvero la capacità di riflettere sui propri pensieri e comprendere come essi influenzino le emozioni e i comportamenti. Il trattamento si concentra anche sulla risoluzione dei conflitti interpersonali, migliorando la qualità delle relazioni sociali e così da ridurre la sofferenza psicologica che ne deriva.

Su cosa si basa la TMI

Diversamente dalle terapie cognitive, come la terapia cognitivo-comportamentale, che si concentrano sul contenuto dei pensieri, la TMI pone l’attenzione su come pensiamo a noi stessi, agli eventi e al mondo che ci circonda. In altre parole, non è tanto ciò che pensiamo (il contenuto del pensiero) a essere cruciale, quanto il modo in cui pensiamo (il processo di pensiero) a influenzare la nostra salute mentale.

In questa prospettiva, la sofferenza emotiva e i modelli di pensiero disfunzionali sono il risultato del “come” affrontiamo i nostri pensieri ed emozioni. Nella terapia metacognitiva, il terapeuta lavora con il paziente per esplorare e modificare i processi metacognitivi che contribuiscono ai suoi disturbi psicologici. Per esempio, nel caso di disturbi d’ansia o depressivi, quel ciclo di autovalutazioni negative che alimenta schemi di pensiero disfunzionali dentro i quali restano intrappolate le persone. Questi schemi dipendono dai fattori interni della metacognizione: credenze, esperienze e strategie metacognitive.

Nella terapia metacognitiva, il terapeuta, invece di confutare la veridicità delle credenze dei pazienti, aiuta il paziente a sviluppare un modo diverso di gestire i pensieri, modificando le dinamiche metacognitive controproducenti.

Che cosa vuol dire metacognitivo?

Prima di approfondire le caratteristiche della terapia metacognitiva, è bene soffermarsi sul termine “metacognitivo”, per comprenderne meglio il significato e le implicazioni. “Metacognitivo” deriva dalla combinazione di due parole: meta, che significa “oltre” o “al di sopra,” e cognitivo, che si riferisce al pensiero e ai processi mentali. In termini semplici, la metacognizione si riferisce alla capacità di pensare in modo riflessivo a come pensiamo. È il processo attraverso il quale monitoriamo e valutiamo i nostri pensieri e le nostre emozioni.

La metacognizione si compone di tre elementi:

  • credenze metacognitive
  • esperienze metacognitive
  • strategie metacognitive

Quando si usa la metacognizione? Perché è importante?

La metacognizione è una parte intrinseca della nostra esperienza quotidiana. La usiamo costantemente, spesso senza nemmeno rendercene conto. Ecco alcuni esempi di situazioni in cui entra in gioco:

  • decisioni quotidiane: quando prendiamo decisioni, valutiamo i nostri pensieri, le nostre preferenze e i nostri obiettivi
  • apprendimento: quando impariamo qualcosa di nuovo, utilizziamo la metacognizione per monitorare il nostro livello di comprensione e per decidere se abbiamo bisogno di rivedere o approfondire un argomento
  • emozioni: la metacognizione è fondamentale anche nella gestione delle emozioni. Ci aiuta a riconoscerle e a valutare come rispondere in modo appropriato ad esse
  • difficoltà: quando affrontiamo un problema, utilizziamo la metacognizione per pianificare e valutare le nostre strategie per risolverlo

La metacognizione è importante perché ci aiuta a sviluppare un senso di consapevolezza di noi stessi e delle nostre esperienze mentali. Ci permette di guardare oltre il contenuto dei nostri pensieri, e di concentrarci invece sul “come” reagiamo a questi pensieri. Quando comprendiamo come funzionano i nostri processi di pensiero e come influenzano le nostre emozioni e il nostro comportamento, possiamo prendere decisioni più ponderate e sviluppare strategie efficaci per affrontare le sfide della vita.

I quattro elementi dei disturbi di personalità

Secondo la TMI ci sono quattro elementi principali che caratterizzano i disturbi di personalità, elementi interconnessi, che contribuiscono alla sofferenza psicologica della persona:

  • disfunzioni metacognitive: si riferiscono a difficoltà nel pensare e riflettere sui propri pensieri e su quelli degli altri. Le persone con disturbi di personalità tendono a interpretare in modo distorto o confuso le proprie esperienze mentali, portando a emozioni e comportamenti disfunzionali
  • schemi interpersonali disfunzionali: questi schemi riguardano modelli di interazione disadattivi che si ripetono nelle relazioni. Le persone con disturbi di personalità spesso si trovano intrappolate in schemi relazionali negativi come il rifiuto, l’abbandono o l’eccessivo attaccamento. Questi schemi sono all’origine di conflitti e sofferenza
  • strategie di coping disfunzionali: sono modi in cui una persona affronta le difficoltà emotive e relazionali. In presenza di un disturbo di personalità, queste strategie possono essere inefficaci o dannose. È il caso dell’evitamento, la dissociazione o l’aggressività
  • cicli interpersonali disfunzionali: si creano meccanismi di interazione negativi e ripetitivi che rinforzano la sofferenza psicologica, come escalation di conflitti o distorsioni nella comunicazione. Questi cicli perpetuano il disagio, facendo sembrare che le persone siano intrappolate in un continuo stato di frustrazione.

Questi quattro aspetti sono in interconnessione e formano un quadro complesso che la TMI cerca di modificare per migliorare la salute mentale e le relazioni interpersonali.

Come funziona la terapia metacognitiva?

La terapia metacognitiva si basa su un modello denominato Self-Regulatory Executive model (S-REF, modello di autoregolazione delle funzioni esecutive), che spiega i processi mentali coinvolti nei disturbi emotivi in relazione a tre livelli di cognizione:

  • un livello di elaborazione automatica degli stimoli, perlopiù al di fuori della sfera della consapevolezza 
  • un livello di valutazione degli eventi sulla base di processi cognitivi consapevoli
  • un livello di credenze metacognitive

Il processo terapeutico inizia con una valutazione approfondita dei pensieri e delle credenze del paziente. Una delle componenti centrali della terapia metacognitiva è il concetto di Cognitive Attentional Syndrome (CAS), che si riferisce a un insieme di processi di elaborazione dell’informazione che includono preoccupazioni e rimuginio eccessivo, bias attentivi e strategie di coping disfunzionali. Questi processi contribuiscono al mantenimento dei disturbi psicologici. Durante la terapia metacognitiva, il terapeuta lavora per identificare e modificare il CAS del paziente.

L’obiettivo ultimo è aiutare il paziente a cambiare la propria reazione alle preoccupazioni, sviluppando un modello di risposta ai pensieri e alle emozioni più funzionali. Ciò significa imparare a prendere le distanze dai propri pensieri, esaminare le credenze metacognitive in modo critico, così da ridurre la loro influenza sulla propria salute mentale.

Durante la terapia metacognitiva, vengono utilizzate diverse tecniche per aiutare i pazienti a modificare il CAS e i processi coinvolti. Tra queste vi sono:

  • la Detached Mindfulness (DM), il training attentivo (ATT) e la rifocalizzazione situazionale dell’attenzione (SAR) per agire sul CAS
  • il dialogo socratico metacognitivo, volto a identificare il CAS del paziente e confutare le credenze metacognitive negative

L’efficacia dell’approccio metacognitivo è comprovato da numerosi studi che ne hanno confermato i risultati nel trattamento di numerosi disturbi clinici quali:

Quali sono gli obiettivi della terapia metacognitiva interpersonale?

La TMI ha come obiettivo il miglioramento del modo in cui una persona pensa e si relaziona con gli altri, e affronta in particolare le dinamiche disfunzionali che alimentano il disagio psicologico. In termini più puntuali, gli obiettivi sono:

  • migliorare la consapevolezza metacognitiva: ovvero aiutare la persona a riconoscere i propri processi di pensiero e a sviluppare una maggiore consapevolezza di come i suoi pensieri influenzino emozioni e comportamenti. In questo modo si interrompono schemi di pensiero disfunzionali ed è possibile sviluppare strategie più adattive
  • ristrutturare gli schemi interpersonali disfunzionali: la TMI cerca di identificare e modificare i modelli disadattivi di interazione che la persona ripete nelle relazioni. Come detto, si tratta di abbandono o rifiuto, per ricordare due esempi. Il fine è favorire relazioni più sane e funzionali
  • promuovere l’uso di strategie di coping più efficaci: le strategie disfunzionali, come l’evitamento o la dissociazione, sono sostituite con modalità più adattive di affrontare le difficoltà emotive e relazionali. La capacità di gestire lo stress e le emozioni intense può quindi migliorare
  • interrompere i cicli interpersonali disfunzionali: lo scopo è aiutare la persona a riconoscere e interrompere i cicli negativi di interazione che rinforzano il malessere psicologico. Attraverso il cambiamento delle proprie risposte nelle relazioni, la persona è finalmente in grado di ridurre il conflitto e quindi migliorare la qualità delle interazioni.