Le neuroscienze e la psicologia parlano di impotenza appresa quando una persona evita volontariamente l’esposizione a stimoli spiacevoli, avversi oppure dolorosi, nella ferma convinzione di avere gli strumenti per affrontarli.
Da dove trae origine questa sensazione di impotenza? Può essere affrontata? E con quali passi? Risponde la dottoressa Sara Di Croce, psicologa con approccio psicodinamico relazionale del Santagostino.
Cosa significa impotenza appresa?
L’impotenza appresa, in inglese learned helplessness, può essere definita come uno stato mentale in cui la persona, in seguito ad una prolungata esposizione a stimoli avversi, si ritrova ad apprendere di non poter avere controllo su quanto accade in determinate situazioni. Il locus of control è esterno.
Quando una simile condizione di impotenza si ripresenta in diversi ambiti o sfere di vita, la persona impara che alla specifica situazione, o al dato evento, non c’è alcuna azione o strategia in grado di raggiungere il successo. Come conseguenza ci si chiude in una attesa fatalistica dell’esito dell’evento, che viene dato per scontato.
In definitiva viene aprioristicamente abbandonata ogni speranza di buona riuscita, e si disinveste su ogni tentativo di azione che possa determinare un sentimento di gioia. Quando nel futuro si presenteranno compiti o situazioni simili, in estrema sintesi, la persona non prenderà alcuna decisione né intraprenderà alcuna azione.
Chi parla di impotenza appresa?
Si deve a Martin Seligman, psicologo americano e fondatore della psicologia positiva, la prima ricerca sulla impotenza appresa, datata 1967, in un ambito di ricerca svolto intorno alla depressione. Seligman fece un esperimento grazie all’ausilio di due cani. Il periodo storico, si sottolinea, aveva ancora una tolleranza etica nei confronti della sperimentazione animale.
Il primo cane era in una gabbia in cui veniva liberate scosse elettriche senza che l’animale avesse alcuna possibilità di interromperle. Nella seconda gabbia, un altro cane aveva la possibilità di interrompere le scosse per mezzo di una leva. Il primo cane si ritrovò ad adattarsi a questa situazione di sofferenza, il secondo riuscì invece a risolverla premendo la leva.
In seguito, i due cani furono posti in due altre gabbie, uguali tra loro e divise a metà. In una parte venivano erogate scosse elettriche, mentre nella seconda parte della gabbia non accadeva nulla. Il cane che aveva appreso l’uso della leva imparò a saltare nella parte della gabbia priva di scosse, il cane che già si era adattato alle scosse, nella prima gabbia, non fece alcun tentativo.
Impotenza universale e personale
Nel passaggio di questo studio dell’impotenza appresa agli esseri umani, insieme ai suoi colleghi di ricerca Seligman operò una distinzione in:
- impotenza universale, nel quale il soggetto ritiene che niente possa migliorare la situazione in cui versa. Nessuno quindi è in grado di alleviare il disagio o il dolore
- impotenza personale, quando il soggetto ritiene che altre persone, poste nella sua stessa situazione, potrebbero trovare una soluzione o quantomeno riuscirebbero ad evitare disagio e dolore. Laddove lui, preso individualmente, comunque non sarebbe in grado di porre alcun rimedio.
Quali sono le conseguenze di una impotenza appresa?
Le conseguenze di questo senso di impotenza possono essere molte, e investire la componente emotiva, cognitiva e motivazionale di un individuo. Sul piano cognitivo, una persona che soffre di impotenza appresa patisce immobilità, con una percezione ostile del mondo che lo circonda. Non vengono pensati margini di miglioramento e la persona finisce con il non sentirsi mai all’altezza delle situazioni.
Per questo riguarda il tono dell’umore, è possibile che si manifestino:
- timore nell’agire
- mancanza di forza di volontà
- fobia sociale e possibile ritiro sociale
- ansia e depressione.
Bisogna aggiungere un’altra conseguenza dell’impotenza appresa: una esigua capacità nel motivarsi, determinata dalla scarsa autostima. La persona tende a percepirsi come una vittima, come intrappolato in una situazione negativa, che suscita dolore, e allo stesso tempo è convinto di non essere in grado né di affrontarla né di risolverla.
Come superare l’impotenza appresa?
L’impotenza appresa può essere contrastata. In Imparare l’ottimismo, Seligman afferma come sia necessario un radicale cambiamento delle proprie credenze rispetto all’idea che si ha di sé e quindi del mondo. La persona dovrebbe:
- capire quali sono i suoi punti di forza e le risorse così da valorizzarle
- conoscersi per mezzo del proprio passato
- impegnarsi nell’azione su quanto è sotto il proprio controllo
- gratificarsi nelle riuscite
- costruirsi un ambiente sociale, personale e lavorativo più positivo.
Anche la mindfulness e la psicoterapia possono essere un utile strumento che permette alla persona di aprirsi a possibilità di conoscenza di sé, di osservazione senza giudizio. Così da sviluppare una base su cui cambiare le proprie credenze, impegnarsi ed avere accesso alla realizzazione e alla felicità.
(19 Gennaio 2023)