L’ambivalenza è una condizione in cui si provano sentimenti o impulsi opposti e di uguale intensità, che possono causare una situazione di stallo o inibire la capacità di prendere decisioni.
L’ambivalenza può manifestarsi in tre sfere: cognitiva, affettiva e comportamentale, può essere temporanea o permanente. Si tratta di un fenomeno comune, che riguarda tutti e può manifestarsi anche nei bambini, ad esempio nel desiderio di indipendenza e del bisogno delle figure genitoriali.
Come districarsi allora in una situazione ambivalente? E, ancora prima, come riconoscerla in noi ed evitare che determini uno stallo nel nostro prendere decisioni rispetto a due sentimenti, o situazioni, che ci sembrano allo stesso tempo positivi e negativi?
Ci aiuta a comprenderlo la dottoressa Ilaria Bellavia, psicologa e psicoterapeuta psicodinamica del Santagostino.
Cos’è l’ambivalenza in psicologia?
Il termine ambivalenza, in psicologia, viene adottato quando un soggetto prova due sentimenti, coesistenti tra loro, che solitamente sono anche opposti tra loro. Questa può essere una condizione temporanea oppure permanente e, per esprimerla in altri termini, si ha quando due pulsioni opposte, che non sono dissociabili tra loro, sono simultaneamente presenti.
Queste pulsioni sono dirette verso lo stesso oggetto, e finiscono per determinare nel soggetto una condizione di contraddittorietà che può arrivare a inibire la capacità di prendere decisioni.
Chi ha definito il concetto di ambivalenza per la prima volta?
Si deve a Eugen Bleuler, psichiatra svizzero, una prima definizione del concetto di ambivalenza. Bleuer, nel 1910, ha definito ambivalente una persona in cui coesistono allo stesso tempo due impulsi, o sentimenti, contrari nei confronti dello stesso oggetto.
I due sentimenti o impulsi possono essere rivolti allo stesso oggetto non solo contemporaneamente, ma anche alternativamente.
Cosa vuol dire essere ambivalente?
L’ambivalenza è un fenomeno comune che tutti possono sperimentare, inclusi i bambini. Basti pensare al loro sperimentare il bisogno delle figure genitoriali e, allo stesso tempo, un altrettanto forte e necessario bisogno di indipendenza da questi ultimi.
Per fare esempi nell’età adulta, potremmo apprezzare il senso dell’umorismo di un nostro amico ma detestare con la stessa intensità il suo essere permaloso. Per comprendere a pieno il significato dell’ambivalenza, dobbiamo tenere in considerazione le tre sfere in cui si manifesta:
- sfera cognitiva razionale, relativa a opinioni, credenze o conoscenza. Bleuler la definisce come intellettuale. Questa sfera comprende ambivalenze quali, ad esempio, argomenti che includono punti di vista opposti
- sfera affettiva, nel cui interno risiedono sentimenti contrastanti, come amore e odio, verso un oggetto o un individuo
- sfera comportamentale, che rappresenta le reazioni di una persona a un oggetto o un evento. Bleuler la chiama volitiva, dal momento che risulta legata alla volontà. Si manifesta come una sorta di dissonanza tra nostre emozioni e azioni.
L’ambivalenza emerge principalmente come incoerenza rispetto ai valori positivi o negativi che possiamo attribuire ad ognuna di queste sfere. Una persona potrebbe amare profondamente il proprio o la propria partner e provare allo stesso tempo una forte gelosia per alcuni comportamenti che considera irrispettosi nei confronti della relazione.
O, ancora, potremmo provare ammirazione verso un collega che ha avuto una promozione e un aumento di stipendio ma, alla stessa maniera, proviamo invidia nei suoi confronti.
Cosa intende Freud per ambivalenza affettiva?
Sigmund Freud ha adottato il termine ambivalenza per descrivere la situazione che si verifica durante la terapia analitica, in cui il terapeuta è investito simultaneamente da sentimenti negativi e positivi.
La persona ambivalente non è sempre consapevole del conflitto tra i suoi sentimenti contraddittori. Nella maggior parte dei casi, uno dei due sentimenti in opposizione viene represso, come nel caso in cui l’amore per un genitore convive con atti di odio nascosti.
Tuttavia, quando si lavora terapeuticamente sull’ambivalenza è possibile che compaiano sintomi nevrotici come la fobia, in cui l’odio viene proiettato su un oggetto sostitutivo. Questa situazione non accade nella nevrosi ossessiva, in cui i due sentimenti sono bilanciati nella consapevolezza del soggetto.
Come si comporta una persona ambivalente?
Il comportamento di una persona ambivalente si specifica primariamente per l’imprevedibilità. Secondo Ernest Hilgard, psicologo statunitense, i comportamenti contraddittori e imprevedibili che ne derivano possono spiegarsi secondo una ragione ben precisa.
Quando siamo di fronte a qualcosa che ci alletta e che respingiamo, solitamente tendiamo ad esitare. Se invece siamo lontani dall’oggetto o la persona verso cui proviamo ambivalenza, ecco che l’aspetto che suscita attrattiva diventa predominante, e cerchiamo la vicinanza.
Una volta vicini, ecco che la repulsione prende nuovamente il sopravvento, e sentiamo il bisogno di allontanarci di nuovo, creando un circolo vizioso ai limiti della disfunzionalità.
Quando si parla di ambivalenza patologica?
Non è infrequente vivere e manifestare una ambivalenza emotiva. Altro discorso è invece l’ambivalenza emotiva che si ritrova al centro di alcune condizioni psicopatologiche quali:
- nevrosi
- disturbo di personalità dipendente
- disturbo di personalità borderline.
In questi disturbi, o più in generale in questi tipi di personalità, è possibile ravvisare un attaccamento di tipo ambivalente che si è instaurato in età infantile.
Come risolvere questo stallo?
L’ambivalenza può determinare molte conseguenze nella nostra interiorità:
- stallo nelle scelte
- forte oscillazione tra il desiderio di iniziare un’attività cui teniamo e il rifiuto per la fatica di portarla a termine
- contraddizioni e comportamenti impulsivi.
Simili situazioni interiori accadono perché la sfera della consapevolezza non risulta ancora coinvolta, risultiamo agiti dall’ambivalenza, e incapaci di decidere in coscienza e piena autonomia. Per risolvere lo stallo causato dall’ambivalenza, può essere utile intraprendere un percorso psicoterapico per comprendere, accettare e integrare i bisogni e le ambiguità alla base della condizione.
(2 Maggio 2023)