La Sindrome del sopravvissuto, anche chiamata “Sindrome del più fortunato”, è una condizione psicologica che si manifesta in persone che hanno vissuto un evento traumatico, come un disastro naturale, un incidente o una guerra. Può colpire anche persone che hanno perso familiari (fratelli, figli) ed amici a causa di fatalità o malattie come il tumore o persone che hanno avuto un tumore e sono guarite.
Sebbene abbia radici storiche profonde, la Sindrome del sopravvissuto ha guadagnato riconoscimento formale e accademico solo negli ultimi decenni del XX secolo. Questa condizione è stata inizialmente osservata in coloro che erano sopravvissuti all’Olocausto, con il termine “Sindrome del sopravvissuto” che è stato utilizzato per descrivere il complesso di sintomi – tra cui vi sono il senso di colpa, la depressione e l’ansia – manifestati da queste persone. La sua applicazione si è in seguito estesa a sopravvissuti di altre tragedie, come disastri naturali, guerre, attacchi terroristici e incidenti.
La ricerca sui veterani del Vietnam ha contribuito a espandere la comprensione della Sindrome del sopravvissuto, collegandola strettamente al disturbo da stress post-traumatico (PTSD), che è stato formalmente riconosciuto nel 1980. Anche gli attacchi terroristici dell’11 settembre 2001 hanno rappresentato un altro momento cruciale per la ricerca su questa condizione. Psicologi e psichiatri hanno esplorato gli effetti psicologici sugli individui che erano presenti durante gli attacchi, sui soccorritori e sui familiari delle vittime, effetti che hanno avuto ripercussioni per oltre vent’anni.
Il riconoscimento e il trattamento di questa sindrome sono cruciali per supportare le persone nel loro percorso di cura.
Sintomi della Sindrome del sopravvissuto
La Sindrome del sopravvissuto si manifesta attraverso una complessa gamma di sintomi emotivi, cognitivi e comportamentali. Il nucleo di questa sindrome è il profondo e pervasivo senso di colpa, accompagnato dalla struggente domanda “Perché io sono in vita, mentre altri no?”. Questo interrogativo può portare a un’autocritica incessante, alla convinzione di non meritare la propria sorte e talvolta a desideri di punizione auto-inflitta.
Il forte senso di colpa è in particolare riferito al fatto di essere – appunto – sopravvissuti mentre altri non ce l’hanno fatta e può avere un impatto significativo sulla vita della persona. I sensi di colpa portano a isolamento sociale e questo, insieme alla difficoltà a provare gioia, può compromettere la capacità di vivere una vita piena e felice.
Alcune persone possono sperimentare anche i sintomi tipici del PTSD, come flashback intensi e ricorrenti dell’evento, incubi, ansia, depressione, con tendenza a ritirarsi dalle relazioni e dalle attività che prima trovavano piacevoli. Possono inoltre manifestarsi comportamenti di evitamento, in cui il sopravvissuto cerca di eludere persone, luoghi o situazioni che ricordano il trauma.
Altri sintomi soggettivi possono essere:
- Compensazione eccessiva: la persona può cercare di compensare il presunto danno causato, talvolta in modi sproporzionati o non richiesti
- Autocritica, autocommiserazione e bassa autostima: la persona tende a essere estremamente critica nei propri confronti e può avere un’immagine molto negativa di sé
- Sintomi fisici, come dolore, e disturbi del sonno
- Ruminazione su pensieri negativi: i sopravvissuti si tormentano con pensieri su ciò che è accaduto e su come avrebbero potuto evitare la tragedia
- Irritabilità e rabbia: sentimenti di rabbia verso sé stessi, verso chi è deceduto o verso chi si ritiene responsabile dell’evento
- Difficoltà di concentrazione e difficoltà nel prendere decisioni
Dal punto di vista comportamentale, le persone con la Sindrome del sopravvissuto possono mettere in atto diversi comportamenti per provare a gestire i loro sensi di colpa e la loro sofferenza, come ad esempio:
- comportamenti autolesivi
- abuso di alcol o droghe
- perfezionismo o eccessiva attenzione alla sicurezza: si impegnano eccessivamente per raggiungere obiettivi irraggiungibili, nel tentativo di dimostrare di essere degni di essere sopravvissuti; potrebbero diventare ossessionati dalla sicurezza propria e dei propri cari, cercando di prevenire futuri eventi traumatici
Nonostante questa sindrome possa apparire schiacciante, con un adeguato sostegno terapeutico e il supporto della comunità, i sopravvissuti possono trovare vie per gestire il senso di colpa.
Fattori di rischio per lo sviluppo della Sindrome del sopravvissuto
Ci sono vari fattori di rischio legati a questa condizione, tra cui la vicinanza alle persone defunte (ad esempio fratelli gemelli, partner, figli) o l’aver assistito alle loro sofferenze. Una convinzione fondamentale nel senso di colpa del sopravvissuto – anch’essa considerabile un fattore di rischio – è quella di non aver fatto abbastanza per aiutare o di non essere stati efficaci. Questi sentimenti sono più probabili nelle persone che temono l’interazione sociale, il confronto o il rifiuto.
L’introversione e la bassa autostima possono aumentare il rischio di provare il senso di colpa del sopravvissuto. Altri fattori scatenanti sono legati all’evento vissuto e al grado di trauma testimoniato. Il senso di colpa del sopravvissuto tende a essere più acuto in presenza di un elevato numero di vittime, poiché ciò intensifica la percezione di ingiustizia.
Dalla colpa quotidiana alla Sindrome del sopravvissuto: le differenze
A questo punto, è utile fare una distinzione tra il comune senso di colpa che si può sperimentare nella propria quotidianità e la Sindrome del sopravvissuto.
Si tratta infatti di due manifestazioni emotive profondamente diverse, sebbene entrambe coinvolgano il senso di colpa.
Il senso di colpa è un’emozione complessa che sorge quando una persona crede, realisticamente o meno, di aver commesso un errore, di aver agito in modo sbagliato o di non aver agito quando avrebbe dovuto, causando danno o disagio ad altri. Il senso di colpa che non deriva da un evento traumatico è un’emozione comune che può fungere anche da meccanismo di regolazione sociale che motiva comportamenti riparatori o scuse. Questo tipo di colpa è in genere situazionale e gestibile attraverso l’auto-riflessione e l’azione correttiva e non ha un impatto duraturo sulla salute mentale della persona.
Al contrario, la Sindrome del sopravvissuto si verifica in circostanze estremamente traumatiche, dove altri hanno perso la vita mentre la persona è sopravvissuta. Questo tipo di senso di colpa va oltre il rimpianto situazionale, radicandosi in un profondo senso di colpa esistenziale per essere vivi quando altri non lo sono.
Mentre il senso di colpa generico può essere una parte normale dell’esperienza umana con effetti transitori, la Sindrome del sopravvissuto è una condizione cronica che richiede un intervento professionale per la sua risoluzione.
L’impatto della Sindrome del sopravvissuto sulle relazioni
Le persone con Sindrome del sopravvissuto possono ritirarsi emotivamente e socialmente, percependosi come un peso a causa del proprio dolore o temendo di non essere comprese. Questo senso di isolamento può culminare nella perdita di legami stretti e ostacolare la capacità di instaurare nuove relazioni significative. Inoltre, il persistente senso di colpa e il profondo dolore rendono arduo per i sopravvissuti condividere apertamente i propri sentimenti, generando così malintesi e tensioni nelle relazioni preesistenti. Anche i familiari possono trovarsi in difficoltà, incerti su come offrire un sostegno efficace, situazione che può intensificare lo stress e creare attriti all’interno del nucleo.
L’impatto della Sindrome del sopravvissuto sul lavoro
I sintomi derivanti dalla Sindrome del Sopravvissuto, quali difficoltà di concentrazione, tendenza alla ruminazione e disturbi del sonno, possono notevolmente ridurre la produttività lavorativa e compromettere l’efficienza nell’esecuzione delle attività professionali. Questi ostacoli alla salute mentale possono tradursi in un incremento dell’assenteismo, con dei giorni di riposo o malattia che ci si prende per affrontare le proprie battaglie emotive. Inoltre, problemi nella comunicazione e momenti di irritabilità possono incidere negativamente sulle dinamiche interpersonali con colleghi e supervisori, mettendo a rischio la stabilità lavorativa.
Come si cura la Sindrome del sopravvissuto
Data la complessità delle sue conseguenze, l’intervento per la Sindrome del sopravvissuto richiede un approccio combinato che può includere terapia individuale, supporto di gruppo, e, se necessario, un trattamento per problemi specifici (come l’abuso di sostanze o disturbi del sonno) e un intervento farmacologico.
La chiave per gestire la Sindrome del sopravvissuto sta nel riconoscere che i sentimenti di colpa, pur essendo una reazione naturale, non devono dominare la vita di una persona. Attraverso strategie adeguate e il supporto di professionisti e della comunità, è possibile trovare un percorso verso la riconciliazione con i propri sentimenti.
Promuovere un ambiente di comprensione e supporto, sia nel contesto familiare che lavorativo, può avere un impatto significativo nel facilitare la gestione dei sintomi e nel promuovere il recupero. L’educazione e la sensibilizzazione sull’impatto della Sindrome del sopravvissuto possono aiutare a ridurre lo stigma e incoraggiare i sopravvissuti e le loro reti di supporto a cercare e offrire aiuto in modi costruttivi.
(19 Aprile 2024)