La sindrome di Procuste: il “disprezzo” per chi ha talento

La dottoressa Marianna Bove ci parla della sindrome di Procuste, un fenomeno psicologico che porta a sminuire le persone che percepiamo più talentuose di noi, e ci spiega come contrastarlo in un ambiente lavorativo.

La sindrome di Procuste: il “disprezzo” per chi ha talento

In psicologia, con sindrome di Procuste s’intende il “disprezzo” che una persona sente per quegli individui che hanno maggiori capacità e talento.

Non si tratta solamente di una sensazione negativa ma spesso si traduce anche in vere proprie azioni che hanno l’obiettivo di sminuire se non addirittura di sabotare l’altro.

La dottoressa Marianna Bove, psicoterapeuta e gruppoanalista di Santagostino Psiche, spiega come riconoscere la presenza della sindrome di Procuste in un individuo e come si può contrastare in un ambiente di lavoro.

Una curiosità: da cosa deriva il nome di questa sindrome?

Il nome proviene dalla mitologia greca. Procuste infatti era un locandiere che, dopo la cena, permetteva ai viandanti di dormire nella sua locanda. La sua ossessione era adattarli e farli combaciare con la misura del letto. Per questo amputava braccia o gambe a chi sporgeva o stirava le estremità, legandole al letto, di chi era più piccolo.

La sindrome di Procuste si può trovare in un contesto lavorativo?

Sì, la sindrome di Procuste si può trovare in ambito familiare e sociale, ma anche all’interno del posto di lavoro. In qualsiasi settore può esserci qualche individuo che mette in atto azioni scorrette per invidia e con l’obiettivo di non farci avere successo.

Sebbene non esistano riferimenti scientifici o presupposti clinici, trovo molto interessante il recente utilizzo della sindrome di Procuste per indicare il comportamento di alcuni capi, in azienda, volti a sbarazzarsi, escludere o mettere in ombra le persone (spesso i propri collaboratori) vissute come più brillanti o intelligenti.

La sindrome di Procuste dunque indica una permanente o pervasiva invidia degli altri, vissuti come un ostacolo al mantenimento del proprio ruolo o alla propria crescita aziendale e può agire in modo conscio (consapevole) o inconscio (inconsapevole).

Nel primo caso, questi capi cercano e riconoscono tra i “subordinati” chi tra loro potrebbe metterli in ombra e iniziano un piano preciso per limitarne l’iniziativa, la creatività e l’esposizione. Nelle circostanze più gravi, i meccanismi sono più subdoli e tendono sempre a forzare le circostanze per adeguare le persone al proprio modello.

Più o meno costantemente il nostro Procuste metterà in disparte il suo potenziale nemico, rendendogli difficile la vita lavorativa. In entrambi i casi, il clima aziendale ne risente tendendo a diventare teso e stressante.

Quali sono le caratteristiche di chi soffre della sindrome di Procuste?

Le caratteristiche del “Procuste” possono essere:

  • livelli di autostima molto bassi;
  • egocentrismo elevato;
  • notevole insicurezza;
  • poca resistenza allo stress;
  • profonda frustrazione;
  • scarsa empatia;
  • difficoltà ad accettare i cambiamenti e a perdere il controllo;
  • uso della manipolazione delle persone per ottenere dei vantaggi;
  • tendenza all’imposizione del proprio pensiero sugli altri.

Chi soffre di queste sindrome vive la competitività non come uno stimolo a fare meglio ma strumento per sabotare l’altro.

Tendenzialmente non si fida di nessuno e cerca di imporre il proprio punto di vista e le proprie idee giudicando sempre in maniera negativa ciò che fanno gli altri. È incapace di riconoscere le qualità altrui che, al contrario, cerca di sminuire attraverso un profondo disprezzo e mezzi sleali.

Talvolta può essere difficile riconoscere una persona affetta da sindrome di Procuste, in quanto essa appare in pubblico come dotata di una forte autostima e di un sano egocentrismo. In realtà essa assume tratti patologici quando incontra una personalità a cui vorrebbe assomigliare e inizia a mettere in atto atteggiamenti persecutori o vessatori nei confronti della sua vittima.

Come possiamo sapere se nel nostro ambiente di lavoro è presente qualcuno che ne soffre?

Ecco alcuni segnali che possono indicare la presenza di questa sindrome in un ambiente lavorativo.

  • Standardizzazione e uniformità: tendenza a trattare tutti i dipendenti allo stesso modo, senza tener conto delle loro differenze individuali, capacità e esigenze specifiche.
  • Resistenza al cambiamento: difficoltà ad adattarsi a nuove prospettive, idee o modi di lavorare diversi da quelli consolidati, in quanto si preferisce mantenere rigide regole e standard predefiniti.
  • Mancanza di flessibilità: incapacità di adattare le procedure o le politiche esistenti alle esigenze e alle peculiarità dei singoli dipendenti o dei team, causando rigidità e limitazioni nell’ambiente lavorativo.
  • Mancanza di valorizzazione delle differenze: mancanza di apprezzamento e riconoscimento delle diverse competenze, prospettive e contributi individuali, con conseguente limitazione della diversità e dell’innovazione all’interno dell’organizzazione.
  • Bassa motivazione e coinvolgimento dei dipendenti: a causa della mancanza di valorizzazione delle differenze e dell’individuazione dei talenti individuali, i dipendenti possono sentirsi poco motivati e poco coinvolti nel loro lavoro.

È possibile arginare o contrastare gli effetti della sindrome di Procuste in un ambiente di lavoro?

Per contrastare la sindrome di Procuste all’interno di un team o di un’organizzazione è fondamentale promuovere la consapevolezza delle differenze individuali e favorire un ambiente inclusivo che valorizzi la diversità di talenti e prospettive.

I leader svolgono un ruolo fondamentale nel modellare la cultura aziendale e nel creare un ambiente di lavoro che promuova la diversità e contrasti la sindrome di Procuste. Essi devono essere consapevoli delle differenze individuali e promuovere un clima di rispetto, apertura e accettazione delle diversità.

Inoltre, devono incoraggiare la flessibilità e la personalizzazione delle esperienze lavorative, per permettere a ciascun membro del team di esprimere appieno il proprio potenziale.

Alcune tecniche efficaci per prevenire la sindrome di Procuste includono la formazione sulle competenze interpersonali, la promozione di team diversificati e l’implementazione di politiche di valutazione del personale che tengano conto delle specifiche abilità e contributi di ciascun individuo.

Inoltre, è importante incoraggiare la flessibilità e l’adattabilità all’interno del team.

Ci farebbe altri esempi partici?

Ecco alcuni esempi pratici di come contrastare la sindrome di Procuste e promuovere la diversità e l’inclusione all’interno di un team o di un’organizzazione.

Politiche di assunzione e promozione basate sul merito e sulle competenze – Anziché adottare approcci basati su preconcetti o stereotipi, è importante valutare i candidati e i dipendenti in base alle loro competenze, esperienze e contributi effettivi.

Formazione sulla consapevolezza delle differenze – Organizzare sessioni di formazione sulle competenze interpersonali, sull’importanza della diversità e sull’eliminazione di pregiudizi e discriminazioni può aiutare a sensibilizzare i membri del team e a promuovere un clima di rispetto reciproco.

Team building diversificati – Creare team eterogenei in termini di background, esperienze e competenze favorisce la collaborazione, l’apprendimento reciproco e la generazione di idee innovative.

Politiche di lavoro flessibili – Permettere ai dipendenti di conciliare lavoro e vita privata, ad esempio offrendo flessibilità negli orari di lavoro o possibilità di lavoro da remoto, favorisce un ambiente inclusivo in cui ciascun individuo può esprimere al meglio le proprie potenzialità.

Valutazioni del personale personalizzate – Adottare sistemi di valutazione che tengano conto delle specifiche competenze e contributi di ciascun dipendente, anziché basarsi su criteri rigidi e standardizzati, favorisce la valorizzazione delle differenze e la crescita professionale individuale.

In conclusione, la sindrome di Procuste può essere contrastata promuovendo una cultura aziendale inclusiva e valorizzando le differenze individuali, modellando un ambiente di lavoro positivo e sostenibile, che permetta a ciascun individuo di contribuire al successo del team.