La dissonanza cognitiva descrive la complessa elaborazione della mente umana quando si trova a dover gestire credenze, nozioni, opinioni in contraddizione tra di loro.
In questo articolo cercheremo di capire, insieme alla psicologa e psicoterapeuta del Santagostino, Eva Lucchesi Tagliabue, in che cosa consiste la dissonanza cognitiva, vedremo alcuni esempi tipici. Cercheremo quindi di trovarne le possibili cause e gli interventi terapeutici.
Cosa si intende per dissonanza cognitiva?
La dissonanza cognitiva può essere definita come una condizione di stress o disagio che si verifica quando un individuo tiene contemporaneamente due o più cognizioni (credenze, opinioni, conoscenze) contraddittorie, o quando le proprie credenze non corrispondono ai propri comportamenti.
L’essere umano tende a essere coerente con se stesso nel modo di pensare e di agire, uniformando a tali criteri di coerenza il proprio stile di vita, le scelte, le opinioni politiche e sociali.
Se la ricerca di coerenza o consonanza è la norma, tutte le eccezioni a questa generalità sono chiamate incoerenze che, con più o meno successo, le persone cercano di ridurre e razionalizzare.
Chi ha introdotto il concetto di dissonanza cognitiva?
Leon Festinger, psicologo e sociologo statunitense e padre della teoria sulla dissonanza cognitiva, è considerato uno dei più importanti studiosi della psicologia sociale. A lui è stato riconosciuto il merito di aver dimostrato l’inadeguatezza della teoria comportamentista, che spiegava il comportamento umano con lo schema “stimolo-risposta”. È anche il ricercatore che ha ideato la Teoria del confronto sociale e approfondito il concetto di effetto di prossimità.
Nel 1934, un terribile terremoto sconvolse la provincia indiana del Bihar.
Il ricercatore Jamuna Prasad raccolse ed esaminò in alcuni studi “A comparative study of rumours and reports in earthquakes” (The psychology of rumour: a study relating to the great indian earthquake of 1934 -British Journal of Psychology. General Section), tutte le voci che circolavano in alcune provincie vicine, ma non direttamente colpite dal terremoto. Tali voci predicevano nuovi e più spaventosi cataclismi naturali, ottenendo nelle popolazioni sempre più riconoscimento e credito, nonché influenzandole.
Vent’anni dopo, l’articolo di Prasad incuriosì profondamente Festinger che era impegnato con altri ricercatori nel riordinare e integrare teoricamente una grande quantità di dati, relativi alla comunicazione di massa e conseguenti influenze sociali.
Festinger si chiese le ragioni per cui, in una realtà già così grave, potessero diffondersi, così facilmente e velocemente, voci ancor più terrorizzanti. Gli sembrava un’incongruenza. Non sarebbe stato più logico che in quelle popolazioni, così colpite e in preda alla paura, si formassero, invece, voci tendenti alla riduzione del panico? L’ipotesi formulata e poi avvalorata dai suoi studi, fu che le voci servivano a giustificare e a razionalizzare la paura e il panico che già la gente provava.
Si era creata una discordanza, un’incoerenza tra quanto le persone non direttamente colpite dal terremoto vedevano intorno a loro (nessuna distruzione né vittime) e la paura, il terrore che avvertivano, ma che non erano giustificati dall’ambiente in cui vivevano.
Esempi di dissonanza cognitiva
Esempio classico: “So che il fumo fa male alla salute”. Per diminuire il disagio che si avverte quando si continua a fumare, si riduce la dissonanza, giustificando il comportamento con:
- fumare aiuta a concentrarsi, è piacevole
- non è provato che il fumo faccia poi così male
- si vive una volta sola
- se si smette di fumare, si mangia di più e poi si ingrassa
Quando la dissonanza è presente, oltre che ridurla, la persona eviterà attivamente situazioni e conoscenze che potrebbero aumentarla.
I termini dissonanza e consonanza si riferiscono sempre alle cognizioni che una persona ha di se stessa, del suo comportamento, del suo ambiente e di quanto appreso o esperito dalla nascita e in continuo divenire. Sono, come dice Festinger “consapevolezze”.
Altri elementi di consapevolezza riguardano invece il mondo, l’ambiente in cui si vive: che cosa è un luogo, che cosa conduce un evento a qualche altra cosa, quali sono le cose soddisfacenti o piacevoli, quali invece le negative o le dolorose, le illogiche o le coerenti, cosa è importante e cosa non lo è. Spesso questi elementi o cognizioni sono posti in coppia.
Solitamente le persone non sostengono opinioni, credenze valori, atteggiamenti che non ritengono corrette e coerenti tra di loro.
Quando si verifica la dissonanza cognitiva?
La situazione di dissonanza cognitiva insorge quando una persona si trova di fronte a nuovi eventi o apprende nuove nozioni e informazioni che possono creare una momentanea o più prolungata dissonanza con conoscenze, opinioni preesistenti relative a un certo comportamento o situazione. La dissonanza si forma quando le relazioni incongruenti tra le cognizioni riguardano l’ambiente, la propria persona, il proprio comportamento.
Considerato che il controllo sulle informazioni di cui veniamo a conoscenza e gli avvenimenti che possono verificarsi nel nostro ambiente non è mai completo o perfetto, le dissonanze possono insorgere molto facilmente e più volte al giorno.
Se si è convinti, ad esempio, che un dato oggetto o la tal persona siano utili o positive, quando e se dovessi venire a conoscenza di cose che si trovano in contraddizione con questa convinzione, ciò mi creerebbe una dissonanza che necessita di essere ridotta o annullata.
La grandezza della dissonanza è una variabile molto importante nel determinare la pressione che la persona avverte e che si manifesta con malessere o disagio psicologico, implicando una serie di azioni da attivare, necessarie per ritrovare coerenza o consonanza, eliminando quindi il malessere. Infine, quando ci si deve formare un’opinione o si deve prendere una decisione, è quasi inevitabile il crearsi di una certa dissonanza tra la cognizione dell’azione da intraprendere e le opinioni o conoscenze che portano in una direzione diversa.
Le possibili cause di dissonanza
Abbiamo detto che la dissonanza cognitiva si manifesta tutte le volte che subentrano relazioni incongruenti tra le cognizioni, intese come conoscenze, opinioni, credenze e che riguardano l’ambiente, la propria persona, il proprio comportamento.
Più è ampia la dissonanza, più la persona può avvertire malessere e disagio.
La dissonanza si presenta:
- a fronte di decisioni da prendere, scelte da fare tra due o più elementi o atteggiamenti da modificare imposti da circostante interne o esterne
- ogni volta che una persona compie un’azione o formula pensieri contrari e in contraddizione ai propri valori, alle proprie convinzioni o credenze
- quando la persona deve prendere delle decisioni. La prima conseguenza della decisione presa è la creazione di una dissonanza che sarà più o meno forte in base all’importanza della scelta fatta, al potere di attrazione dell’alternativa respinta e al grado di sovrapposizione degli elementi cognitivi corrispondenti alle alternative. La dissonanza post decisionale è quella che potrebbe creare più malessere e disagio in una persona.
La dissonanza può insorgere anche quando bisogna fare scelte o azioni contrarie al proprio volere o modo di pensare.
- quando si entra in contatto con usi e costumi culturali diversi e si deve interagire compiendo azioni
- nel momento in cui si è in possesso di convinzioni sbagliate e queste hanno dei riscontri di realtà inequivocabili, difficili da negare, contrastare e accettare.
Quali sono i principali sintomi della dissonanza cognitiva?
Per alcune persone la dissonanza è qualcosa di molto penoso e intollerabile. Viceversa, altre persone sembrano essere in grado di tollerare un alto grado di dissonanza.
Le persone con un basso grado di tolleranza alla dissonanza mostreranno un maggior disagio in presenza della stessa e manifesteranno sforzi maggiori per ridurla. Quelle, invece, che hanno un alto grado di tolleranza non faranno molti sforzi per ridurla. Le emozioni e i vissuti che si provano quando si percepisce un’incoerenza interna possono essere:
- senso di colpa
- vergogna
- imbarazzo
- tensione
- ansia
- inadeguatezza
- disgusto
- rabbia.
L’intensità dei vissuti è diversa da persona a persona e varia in relazione alla grandezza e all’importanza della dissonanza. È probabile che le persone con un basso grado di tolleranza avranno una dissonanza molto inferiore rispetto alle persone con un alto grado di tolleranza.
È possibile anche che le persone con un basso grado di tolleranza siano propense ad accettare in modo acritico qualunque cosa, che abbiano opinioni molto decise, unilaterali e rigide, che siano incapaci di vedere un problema da più punti di vista e paradossalmente che abbiano grandi difficoltà a prendere decisioni e che cerchino di evitare i conflitti.
Come si può risolvere la dissonanza cognitiva?
Alcune dissonanze cognitive sono “fisiologiche”, sono dei continui assestamenti che una persona fa in quanto parte di un contesto sociale, relazionale e ambientale. La dissonanza perde il carattere di fenomeno momentaneo quando manifesta pressioni più o meno intense per ridurla.
Nell’esempio del fumatore che sa che il fumo fa male, la dissonanza può essere ridotta o eliminata quando la persona cambia la cognizione sul proprio comportamento, agendo in modo diverso (smette di fumare), quindi la cognizione sarà consonante con la consapevolezza che il fumo fa male. Potrebbe anche cambiare la consapevolezza sugli effetti del fumo, se è molto bravo a “raccontarsela e a convincersi”, anche in questo caso la dissonanza potrà essere ridotta o eliminata.
Tecniche di neutralizzazione
Le tecniche di neutralizzazione sono strategie psicologiche adottate da una persona per giustificare o minimizzare la percezione di dissonanza, o di colpa, associata a comportamenti che contraddicono le proprie norme morali o le aspettative sociali.
Si tratta di tecniche che permettono di neutralizzare il senso di colpa prima di commettere un atto deviante, o al contrario dopo averlo fatto, rendendo psicologicamente possibile la trasgressione di norme sociali o personali senza determinare significativo disagio interno.
Situazione | Neutralizzazione |
---|---|
Una persona fa gossip negativo e pesante su di una collega. | Potrebbe minimizzare l’importanza della sua azione affermando che “erano solo parole” e che le parole non possono realmente ferire le persone, quindi non dovrebbero essere prese troppo seriamente. |
Un ladro ruba il portafoglio ad una persona in una zona affollata. | Potrebbe giustificare il suo atto dicendo che la vittima aveva tenere il portafoglio in bella vista, quasi come se invitasse al furto. In questo modo riduce il senso di responsabilità personale per l’azione. |
Cosa dice Festinger nella sua teoria
Festinger scrive, nella Teoria della dissonanza cognitiva, che gli strumenti utilizzati dall’essere umano per contrastare e gestire il disagio causato dalla dissonanza cognitiva sono:
- cambiare uno o più elementi implicati nelle relazioni dissonanti
- aggiungere nuovi elementi cognitivi che siano consonanti con le cognizioni già esistenti
- diminuire l’importanza degli elementi implicati nelle relazioni dissonanti
Alcune persone cercano di ridurre la dissonanza concentrando l’attenzione solo sugli elementi cognitivi che sono nelle relazioni dissonanti, scartando o eliminando alcuni di essi. Altre provano a ridurre la dissonanza accentrando l’attenzione sugli elementi cognitivi che sono nelle relazioni consonanti, aggiungendo nuovi elementi cognitivi che sono coerenti anche con gli altri.
L’efficacia degli sforzi per ridurre la dissonanza dipende dalla resistenza a cambiare gli elementi cognitivi (idee, concezioni, opinioni) della persona insiti nella dissonanza, dalla disponibilità e quantità di informazioni nuove che la persona ricerca e ottiene, dal confronto con altre persone che sono capaci di fornire nuovi elementi cognitivi consonanti con le informazioni esistenti.
(16 Ottobre 2024)