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Le affordance in psicologia

Perché quando vediamo un oggetto dotato di una maniglia siamo spinti ad afferrarlo da quella specifica estremità e quando abbiamo di fronte una sedia sappiamo di poterci sedere sopra di essa? Ce lo spiega il concetto di affordance.

Le affordance in psicologia

Il termine affordance, introdotto dallo psicologo James Gibson negli anni Cinquanta, fa riferimento alla qualità di un oggetto o di un ambiente di suggerire a un soggetto le azioni per interagire con esso.

Al centro di tale concetto c’è l’idea che particolari caratteristiche di un oggetto o un luogo possano attivare automaticamente azioni senza richiedere la mediazione del sistema semantico.

In questo articolo, esploreremo più in dettaglio il significato delle affordance, il loro ruolo nella psicologia e come abbiano trovato applicazione anche in altri ambiti dell’esperienza umana come il design e il mondo del web.

Cosa sono le affordance di Gibson?

James Gibson, psicologo statunitense fondatore della teoria ecologica della percezione, concepisce le affordance come le caratteristiche fisiche di un oggetto o di uno spazio tali da evocare all’utente le “possibilità di azione” che possono essere intraprese per utilizzarli o entrare in contatto con essi. L’approccio di Gibson va oltre la semplice percezione degli oggetti come entità statiche: sottolinea infatti come percepiamo gli oggetti anche in funzione delle azioni che possiamo svolgere con essi.

Proviamo a fare qualche esempio. Pensiamo alla maniglia di una porta: la sua forma suggerisce istintivamente il modo in cui essa debba essere manipolata, se debba cioè essere spinta, tirata o fatta scorrere. O, ancora, consideriamo il modo in cui la conformazione di un dato spazio può indicarci come disporci e muoverci all’interno di esso.

Che cosa si intende per affordance?

L’affordance può essere definita dunque come un invito all’utilizzo: una qualità che non appartiene né all’oggetto stesso né all’utilizzatore, ma emerge dalla relazione dinamica tra i due. Questa proprietà suggerisce che l’invito all’uso, la “chiarezza” dell’oggetto nel suggerire come debba essere impiegato, si sviluppa attraverso l’interazione continua tra l’individuo e l’ambiente circostante.

Il concetto di affordance apre la via a una comprensione più profonda di come la nostra mente interpreta il mondo esterno e interagisce con esso. Permette infatti il superamento, nella psicologia cognitiva, della tradizionale separazione tra percezione e azione, tipica del cognitivismo, riunendole in un unico atto.  In questa prospettiva, la percezione non si configura come una raccolta di informazioni da elaborare e da tradurre in azione in un secondo momento, ma si svolge simultaneamente all’elaborazione e all’azione.

Le applicazioni del concetto di affordance

Da quando è stato coniato da Gibson, il concetto di affordance ha avuto e continua ad avere un impatto significativo in numerosi ambiti dell’esperienza umana, ancor più oggi, nell’era digitale. Vediamo alcuni tra i settori che più hanno giovato di questa idea innovativa.

Il design

Un’ulteriore teorizzazione del concetto di affordance si deve a Donald Norman, psicologo e ingegnere statunitense che si è dedicato a lungo allo studio dei processi cognitivi e della loro relazione con l’ergonomia e con il design.

Norman porta il concetto di affordance a un nuovo livello, approfondendone l’applicazione nel rapporto individuo-macchina e nel design. Favorisce così il passaggio da un approccio che cercava di spiegare il comportamento umano rispetto alle tecnologie a un coinvolgimento attivo nel processo di progettazione per migliorare l’interazione tra individuo e oggetto.

Per quel che concerne il design ciò si traduce in un cambio di paradigma: il focus, che prima era centrato sulla funzione di un oggetto, grazie al contributo di Norman vira sull’usabilità, vale a dire sulla facilità di utilizzo da parte dell’utente. 

All’interno della teoria di Donald Norman, le affordance si suddividono in due categorie chiave: le affordance reali e le affordance percepite. Questa distinzione sottolinea l’importanza di considerare non solo le caratteristiche fisiche degli oggetti ma anche come vengono interpretate dagli utenti:

  • le affordance reali si riferiscono alle azioni rese possibili da un oggetto, basate sulle sue caratteristiche fisiche e sulle modalità con cui è progettato
  • le affordance percepite riguardano le azioni che gli utenti percepiscono di poter fare con un determinato oggetto. Si basano dunque sulla comprensione da parte delle persone, sulla loro interpretazione delle caratteristiche di un oggetto

Norman sostiene che il design dovrebbe mirare a minimizzare le discrepanze tra le affordance reali e percepite, garantendo che gli utenti possano interpretare correttamente le azioni possibili di un oggetto. 

Il web design e i social media

Il concetto di affordance trova poi una notevole fortuna nel mondo digitale.

Nell’ambito del design delle interfacce digitali e delle applicazioni, le affordance diventano infatti un elemento chiave per garantire una user experience agile e intuitiva. Le voci presenti sui siti web, gli elementi visivi e le interazioni sui social media, le funzionalità delle app sono tutti aspetti studiati e progettati considerando attentamente le affordance, cercando di guidare gli utenti in modo semplice e immediato verso le azioni desiderate.

Nel contesto del web design, l’idea di affordance rappresenta un parametro cruciale nella creazione di ecosistemi digitali intuitivi e facili da navigare. L’applicazione corretta delle affordance contribuisce al successo di un sito web, di una piattaforma o di una app, permettendo agli utenti di interagire in modo efficace con i contenuti e le funzionalità offerte.

Per esempio, pulsanti, link ed elementi interattivi devono presentare chiare affordance per indicare che sono cliccabili. L’uso di colori distinti, stili di testo ed effetti visivi, come cambiamenti di colore al passaggio del mouse, fornisce indicazioni eloquenti sull’interattività degli elementi.

Anche i tasti “mi piace” o “condividi” sui social network sono a tutti gli effetti delle affordance che invitano a cliccare per compiere quella determinata azione. Si tratta di quelle che Rebecca A. Hayes, Caleb T. Carr e Donghee Yvette Yohn hanno definito paralinguistic digital affordances (PDA): simboli che consentono agli utenti di interagire e comunicare online in modo semplice e snello.

Consigli per migliorare le affordance

Come sfruttare allora al meglio le affordance? Noman individua quattro suggerimenti per sviluppare delle affordance efficaci:

  • rispettare le convenzioni poiché l’adattamento a nuovi schemi di interazione può essere complesso e non funzionare a dovere
  • utilizzare testi che indichino o spieghino l’azione desiderata: mettere in parole le azioni che si vuole spingere l’utente a compiere può facilitare la comprensione da parte di quest’ultimo
  • utilizzare metafore, uno strumento espressivo che consente di comunicare in maniera più semplice e intuitiva il messaggio da trasmettere
  • mantenere un modello concettuale coerente: cambiare il modo con cui si parla all’utente è rischioso, al contrario è consigliabile conservare uno stesso schema comunicativo e impiegarlo in tutte le interazioni