Psichiatria

Il cognitivismo: sviluppi in psicologia

Il cognitivismo è un approccio psicologico che si basa sull'analisi dei processi mentali e sul modo in cui gli individui acquisiscono conoscenze. Vediamo di cosa si tratta.

Il cognitivismo: sviluppi in psicologia

Il cognitivismo è una branca della psicologia applicata allo studio dei processi cognitivi.

In particolare, si concentra sullo studio dei processi mentali, dell’elaborazione delle informazioni e sul modo in cui le persone acquisiscono conoscenza e comprensione del mondo che le circonda.

Insieme alla dott.ssa Bellavia, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino, vediamo cos’è l’approccio cognitivo, quali caratteristiche ha e a cosa serve.

Cos’è e che cosa afferma il cognitivismo? 

Il cognitivismo è un approccio psicologico e teorico che si concentra sull’analisi dei processi mentali, come la percezione, il pensiero, la memoria e il linguaggio, al fine di comprendere il comportamento umano. Questo approccio considera la mente umana come un sistema analogo a un computer, in grado di elaborare le informazioni provenienti dall’ambiente esterno per generare una risposta comportamentale. Il termine cognitivismo è particolarmente rilevante nella psicologia contemporanea e ha rivoluzionato la nostra comprensione dei processi mentali.

Un concetto fondamentale di tale approccio è l’idea che la conoscenza sia mediata e derivi dall’esperienza. In altre parole, i processi cognitivi sono responsabili dell’acquisizione, dell’elaborazione e del controllo delle informazioni provenienti dall’ambiente. Mentre il comportamentismo si era concentrato principalmente sul comportamento osservabile, il cognitivismo ha posto l’attenzione sui processi mentali che avvengono all’interno della mente umana e su come questi influenzino il comportamento.

Quali sono le caratteristiche del cognitivismo? 

Il cognitivismo è basato su alcuni principi chiave che lo distinguono da altre correnti della psicologia. Ecco alcuni degli elementi fondamentali che forniscono una base solida per la comprensione del funzionamento della mente umana:

  • elaboratore di informazioni: il cognitivismo concepisce la mente umana come un elaboratore di informazioni. Questo significa che la mente è vista come una sorta di “software” che riceve, elabora e restituisce informazioni dall’ambiente circostante.
  • Processi mentali: tra cui la percezione, l’attenzione, la memoria, il pensiero, il linguaggio e le emozioni. Questi processi rappresentano gli elementi chiave oggetto di studio nell’ambito della psicologia cognitiva e sono fondamentali per la comprensione della mente umana.
  • Conoscenza mediata: l’acquisizione di conoscenza avviene attraverso una serie di processi che includono percezione, comprensione e interpretazione delle informazioni provenienti dall’ambiente. La mente umana non è una spugna passiva che assorbe informazioni, ma un elaboratore attivo che le elabora in modo significativo.
  • Assimilazione e accomodamento: secondo le teorie di J. Piaget, uno dei pilastri del cognitivismo, l’interazione tra fattori soggettivi e ambientali avviene attraverso due processi chiave: assimilazione e accomodamento. L’assimilazione comporta l’incorporazione di un oggetto o di una situazione in uno schema mentale esistente, mentre l’accomodamento implica la trasformazione di uno schema mentale per adattarlo a nuovi oggetti o situazioni.
  • Processi di verifica: nel cognitivismo, il comportamento umano è considerato il risultato di un processo di continua verifica e retroazione. Gli individui non agiscono semplicemente in risposta agli stimoli esterni, ma sono attivamente coinvolti nel pianificare e regolare il loro comportamento per raggiungere obiettivi specifici.

Che cosa sono i bias cognitivi?

I bias cognitivi sono distorsioni sistematiche nei processi di pensiero che possono influenzare le decisioni, le percezioni e le interpretazioni della realtà. Rappresentano un aspetto significativo all’interno del cognitivismo, poiché mettono in luce come la mente umana non sia sempre razionale e oggettiva, ma spesso soggetta a errori cognitivi.

I bias cognitivi possono manifestarsi in diversi modi, e includono:

  • conferma: è la tendenza a cercare e dare peso maggiormente alle informazioni che confermano le nostre convinzioni preesistenti, ignorando o minimizzando le informazioni che le contraddicono.
  • Disponibilità: si verifica quando diamo più importanza alle informazioni che sono facilmente accessibili o che abbiamo recentemente sperimentato, anziché basare le nostre decisioni su dati più obiettivi.
  • Framing: si manifesta quando la presentazione di un problema o di una situazione influenza significativamente le decisioni. Le persone reagiscono in modo diverso a seconda di come un problema è formulato o presentato.
  • Anchoring: si verifica quando le persone si aggrappano a informazioni iniziali o “ancore” e basano le loro decisioni su tali punti di riferimento, anche se possono essere irrilevanti.
  • Rappresentatività: porta le persone a emettere giudizi basati su quanto un evento o una situazione assomigli a un prototipo o a un modello mentale, piuttosto che valutare le circostanze oggettive.

Il riconoscimento di questi bias può aiutare le persone a prendere decisioni più consapevoli e a evitare di cadere nelle trappole del pensiero distorto.

Come si è evoluto l’approccio cognitivo dagli esordi a oggi?

L’approccio cognitivo ha subito una notevole evoluzione dagli esordi del movimento negli anni ’50. Inizialmente, è nato come una reazione al comportamentismo, che si concentrava principalmente sull’osservazione del comportamento esterno senza esplorare i processi mentali interni. I primi studiosi del cognitivismo, come Ulric Neisser, hanno cercato di riportare l’attenzione verso l’importanza dei processi cognitivi nascosti.

Negli anni ’60 e ’70, l’approccio cognitivo ha iniziato a incorporare le teorie dell’informazione e la psicologia della memoria, cercando di comprendere come le persone elaborano, memorizzano e recuperano le informazioni. Questo periodo ha visto la crescita di nuove teorie e modelli, come la teoria della memoria a lungo termine di Alan Baddeley e il modello di memoria di lavoro di Baddeley e Hitch.

Negli anni ’80 e ’90, questo modello di pensiero ha continuato a evolversi, incorporando la teoria dell’elaborazione delle informazioni e l’intelligenza artificiale. La ricerca ha iniziato a esplorare le capacità cognitive umane, tra cui il ragionamento, il problem solving e la presa di decisioni, attraverso il modello di elaborazione delle informazioni.

Oggi, l’approccio cognitivo è diventato estremamente interdisciplinare, coinvolgendo la psicologia, la neuroscienza, la linguistica, la filosofia e altre discipline.

La psicologia cognitiva, in particolare, si concentra sull’elaborazione delle informazioni nella mente umana e ha portato a importanti scoperte nell’ambito della percezione, dell’attenzione, della memoria, del linguaggio e della cognizione sociale.

Inoltre, l’evoluzione delle neuroscienze ha permesso di esplorare i correlati neurali dei processi cognitivi, gettando nuova luce sulla comprensione del funzionamento del cervello umano.

In quali ambiti l’approccio cognitivista trova spazio oggi?

L’approccio cognitivo ha trovato spazio e applicazioni in una vasta gamma di ambiti. Esaminiamo i principali.

Educazione

Le teorie e i principi del cognitivismo sono stati ampiamente utilizzati per sviluppare strategie didattiche efficaci. Ad esempio, l’importanza dell’elaborazione delle informazioni, della memoria a lungo termine e della comprensione profonda sono diventati fondamentali nella progettazione dei curricula scolastici.

Psicoterapia

Nel campo della psicoterapia, l’approccio cognitivo ha portato alla creazione di terapie basate sulla cognizione, come la terapia cognitivo-comportamentale. Questi metodi si concentrano sul riconoscimento e sulla modifica dei pensieri e delle credenze disfunzionali, contribuendo così a trattare disturbi come l’ansia, la depressione e il disturbo ossessivo-compulsivo.

Ambito lavorativo 

In ambito lavorativo, il cognitivismo è stato utilizzato per sviluppare programmi di formazione e addestramento basati sull’elaborazione delle informazioni. La progettazione di manuali, simulazioni e strumenti interattivi per migliorare le prestazioni e l’apprendimento sul posto di lavoro è stata influenzata dall’approccio cognitivo.

Tecnologie dell’informazione 

Nel settore delle tecnologie dell’informazione, il cognitivismo è stato fondamentale nello sviluppo di interfacce utente intuitive e progettazione di siti web user-friendly. La comprensione delle capacità cognitive degli utenti è stata cruciale per creare sistemi di navigazione e design che agevolino la fruizione di contenuti digitali.

Neuroscienze

Le neuroscienze cognitive, un campo interdisciplinare che unisce il cognitivismo e la ricerca sul cervello, hanno aperto nuove prospettive nello studio dei processi mentali umani. La mappatura delle attività cerebrali durante i compiti cognitivi ha fornito preziose informazioni sulla localizzazione e l’organizzazione delle funzioni cognitive nel cervello.

Pedagogia

Il cognitivismo ha influenzato anche la pedagogia moderna, promuovendo un approccio basato sulla comprensione profonda e l’apprendimento attivo. Gli educatori cercano di coinvolgere gli studenti in attività che stimolano il pensiero critico, la risoluzione dei problemi e l’elaborazione delle informazioni, piuttosto che la semplice memorizzazione di dati.

Quali sono le tecniche utilizzate oggi dal cognitivismo?

Il cognitivismo si avvale di una vasta gamma di tecniche e metodi per esplorare e comprendere i processi cognitivi umani. Alcuni dei principali strumenti includono:

  • ricerca sperimentale: gli psicologi cognitivi progettano esperimenti che coinvolgono partecipanti umani per studiare l’elaborazione delle informazioni, la memoria, l’attenzione e altre funzioni cognitive. Questi esperimenti spesso riguardano compiti specifici, test cognitivi e misurazioni delle risposte fisiologiche, come l’attività cerebrale.
  • Neuroimaging: tecniche come la risonanza magnetica funzionale (fMRI) e l’elettroencefalogramma (EEG) sono fondamentali per esaminare l’attività cerebrale durante compiti cognitivi. Questi strumenti permettono agli scienziati di mappare le regioni cerebrali coinvolte in processi come la memoria, l’attenzione e la percezione.
  • Modellazione computazionale: gli psicologi cognitivi creano modelli matematici e algoritmi per simulare i processi cognitivi, aiutando a comprendere come le persone elaborano le informazioni e prendono decisioni in diverse situazioni.
  • Interviste e osservazioni: sono utilizzate per raccogliere dati sui processi cognitivi, consentendo agli psicologi di ottenere informazioni sulle strategie di pensiero e sulle difficoltà che le persone possono sperimentare.
  • Realtà virtuale e simulazione: sono strumenti innovativi che consentono agli psicologi di creare ambienti controllati per studiare le risposte cognitive e comportamentali in condizioni controllate.

Chi sono i teorici del cognitivismo?

Nell’ambito del cognitivismo, vi sono noti teorici che hanno contribuito in modo significativo allo sviluppo e all’applicazione di teorie e concetti cognitivi. Tra i più rilevanti vi sono:

  • Jean Piaget: conosciuto per la sua teoria dello sviluppo cognitivo nei bambini, Piaget ha delineato le tappe dell’evoluzione mentale e sottolineato l’importanza dell’assimilazione e dell’accomodamento nel processo di apprendimento
  • Jerome Bruner: il suo lavoro si è concentrato sull’apprendimento attraverso la percezione e l’interazione con l’ambiente. Ha sviluppato l’idea degli amplificatori culturali, sottolineando come i contesti culturali influenzano le capacità cognitive.
  • Ulric Neisser: autore di Cognitive psychology, è considerato uno dei fondatori del movimento cognitivista.
  • Albert Bandura: noto per il suo lavoro sulla teoria sociale cognitiva e l’apprendimento sociale, ha sottolineato l’importanza delle interazioni sociali nell’apprendimento e nello sviluppo cognitivo.
  • Aaron Beck: ha contribuito alla creazione della terapia cognitiva, che si concentra sulle convinzioni e sui pensieri disfunzionali nelle persone con problemi emotivi.

Per quali disturbi è indicato l’approccio cognitivo?

L’approccio cognitivo si è dimostrato efficace in una serie di disturbi e condizioni, tra cui:

  • depressione: la terapia cognitiva può aiutare i pazienti a sviluppare schemi di pensiero più sani e positivi.
  • Ansia: la terapia in questo caso si concentra sulla comprensione dei pensieri catastrofici e delle preoccupazioni, aiutando i pazienti a sviluppare strategie per affrontarli in modo più efficace.
  • Disturbi alimentari: questo approccio ha fornito strumenti per affrontare i pensieri distorti legati all’immagine corporea e all’alimentazione.
  • Disturbo post-traumatici da stress: la terapia cognitiva può aiutare le persone a rielaborare le esperienze traumatiche e a ridurre i sintomi associati.