Avere paura della morte è una emozione che possiamo avere provato tutti almeno una volta nella nostra vita.
Renderci conto dei nostri limiti temporali o della eventualità della perdita di una persona cara, provando tristezza o paura, è un fatto umano e normale.
Ma cosa accade quando la paura della morte diventa una vera e propria fobia? In questi casi si parla di tanatofobia, un timore che può essere paralizzante e non permetterci di vivere a pieno. Approfondisce questo tema la dottoressa Monica Scirica, psicologa e psicoterapeuta ad indirizzo cognitivo-comportamentale, del Santagostino.
Che cosa è la paura della morte in psicologia?
Pensare alla morte è stata una condizione in cui ognuno di noi si sarà ritrovato in questi ultimi anni, soprattutto a causa della pandemia da Covid-19. Più in generale, fino ai 3, 4 anni i bambini non hanno pensieri né fantasie rispetto al tema della cessazione della vita, ancora troppo distante e astratto.
Ma cosa succede quando la paura per la propria mortalità inizia ad essere pervasiva, fino a configurarsi come una fobia propriamente detta? In questa evenienza si parla di tanatofobia. E la paura della morte, di per sé, necessita comunque una spiegazione, dal momento che questa fobia può essere la manifestazione più esterna di altre paure, quali:
- morire e causare dolore ai familiari o alle persone cui si vuole bene
- perdere la vita in giovane età, senza portare a termine i propri progetti
- il dolore e la sofferenza causati dalla cessazione della vita
- il non sapere cosa accadrà una volta che saremo morti.
La paura della morte e le altre fobie
La paura della morte può manifestarsi attraverso fobie apparentemente strane o poco conosciute, come ad esempio la paura di morire durante il sonno, che prende il nome di somnifobia, o la talassofobia, ovvero la paura delle acque profonde o, ancora, l’aerofobia.
La fobia della morte si distingue, in ogni caso, per la costanza con la quale il soggetto pensa alla propria morte, come se questa eventualità dovesse accadere in qualsiasi momento.
Quali sintomi sono riconducibili a questa paura?
Pensieri costanti legati alla morte possono causare sintomi di tipo propriamente fisico: sudorazione, brividi, fastidio o dolore al petto, tremolio, irrequietezza, tensione muscolare. O sintomi quali pianto, rabbia, senso di colpa. Il pensiero della morte può indurre anche chiusura e ritiro sociale.
Il soggetto può sperimentare eccessive preoccupazioni, andando incontro ad un disturbo d’ansia o addirittura intensa paura e, in tal caso non è da escludere che il soggetto sia vittima di attacchi di panico.
Da cosa può essere scatenata questa paura?
Quella umana è l’unica specie che abbia consapevolezza della propria esistenza, a partire dai 3, 4 anni. Prima di questa età, infatti, non è stato ancora acquisito il concetto di irreversibilità. La consapevolezza piena si raggiunge intorno ai 10, 11 anni.
Le ragioni profonde per le quali una persona sviluppa una paura della morte invalidante possono essere ricondotte al vissuto personale e specifico, dietro al quale spesso si cela un trauma che in qualche modo ha avvicinato in modo inaspettato e prepotente ad un evento luttuoso.
Ne sono esempi la morte di una persona cara, come un genitore, persa in tenera età, o l’avere assistito ad un incidente mortale. Anche l’avere una malattia cronica o severa, l’avere ricevuto una diagnosi importante o, ancora, la possibilità che uno dei propri genitori sia vicino alla fine della propria vita.
Possibili disturbi coinvolti
La paura della morte si ritrova in numerosi disturbi:
- nel disturbo narcisistico
- nel disturbo dipendente di personalità
- negli attacchi di panico
- nell’ipocondria.
Come si fa ad accettare la morte?
Abbiamo la tendenza a vivere astraendoci dalla morte, similmente a quanto accade con l’età avanzata e le manifestazioni che ne seguono. Ha preso il controllo l’era dell’eterna giovinezza, della chirurgia estetica e delle palestre ipertecnologiche, modelli che non favoriscono la visione della morte come evento naturale della vita, né la sua accettazione.
Per contro non è facile convivere senza angoscia con l’idea della perdita della vita o delle nostre relazioni affettive. Per la nostra serenità però non sono utili la disperazione o la collera davanti a ciò che consideriamo un’ingiustizia. Sarebbe più saggio, in ogni caso, fare la conoscenza della morte, così da prepararci ad una perdita che può capitare, a volte, in modo improvviso o a seguito di una malattia o vecchiaia.
Un percorso di accettazione della morte è stato formalmente costituito a partire dagli anni ’70 del secolo scorso, sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. L’approccio prende il nome di death education, ed è stato pensato dalla Association for Death Education and Counseling.
Si tratta di percorso che si prefigge di trattare temi, legati al fine vita, come la conoscenza della morte dal punto di vista fisiologico, sociale nonché psicologico. Oppure fornire supporto per affrontare un lutto, aiutandolo a metabolizzarlo.
Come si fa a superare la paura della morte?
Nel corso della nostra esistenza ci imbattiamo nella paura della morte. Magari inizialmente in modo superficiale, poi in modalità più profonda, perché a tratti la stessa Vita ci conduce a confrontarci con la morte.
Siamo esseri umani, e il primo passo per provare a superare la paura della morte è riconoscere che abbiamo a disposizione un tempo sostanzialmente limitato. Può aiutare inoltre comprendere come lasciar andare i pensieri che determinano sofferenza è una seconda azione che è alla nostra portata. Un terzo momento è dato dall’accettare in modo consapevole che la fine di una parte della nostra vita, legata a persone o eventi, è parte della vita stessa.
Piuttosto che negare l’evidenza e sprecare così parte della nostra vita a preoccuparci o addirittura angosciarci, perché non cominciare a identificare le nostre paure?
Intraprendere un percorso psicoterapeutico è consigliato, anzi doveroso, quando la paura della morte pervade ogni ambito della nostra vita, sia interiore che sociale, affettiva o lavorativa. Soprattutto quando i sintomi che questa paura comporta configurano stati di ansia o panico.
Accettare la morte può essere un momento di passaggio per noi. Perché ci mette in contatto con il nostro limite, non solo temporale, e ci permette di distinguere tra l’essenziale e il superfluo. Sapere che i nostri giorni termineranno può aiutarci a cogliere e creare le occasioni che rendono la nostra vita più vissuta. E ricca di esperienze e soddisfazione.
(15 Marzo 2023)