Si parla di stigma della malattia mentale quando persone con disturbi psichiatrici sono allontanate e rifiutate dalla comunità, senza che si abbia nemmeno la volontà di comprendere tale condizione.
Eppure, a soffrire di problemi di salute mentale in Italia sono circa 4 milioni di persone. Ridurre lo stigma e la discriminazione dovrebbero essere obiettivi non solo dell’individuo ma anche della comunità, così da migliorare la comprensione dei disturbi psichici, o delle malattie mentali, e favorire una più opportuna integrazione.
Cosa fare, quindi, per superare lo stigma della malattia mentale?
Che cos’è lo stigma in psichiatria?
La parola stigma arriva a noi dal greco antico e il suo significato è marchio, il marchio che nell’antichità serviva a distinguere i padroni dagli schiavi. Oggi questo termine indica un tratto socialmente disapprovato, che declassa a individuo di serie B. Le patologie mentali, in questo senso, sono oggetto di stigma.
Ma perché si tende a stigmatizzare la malattia mentale? Le cause non sono identificabili in modo univoco. Si parla piuttosto di un mix di diversi fattori all’origine del marchio applicato a chi soffre di disturbi mentali.
Quali sono le cause dello stigma?
Possono essere indicati tre fattori, che interagiscono tra loro:
- mancanza di conoscenza, perché nonostante gli investimenti nella ricerca, come ad esempio la Brain Initiative di Barack Obama, non esistono marcatori biologici che permettano di individuare una malattia mentale. Si parla infatti di sindromi, e spesso la differenza tra nevrosi e psicosi non è mai così netta, e alcuni disturbi vengono definiti borderline
- pregiudizi, spesso alimentati dai mezzi di informazione. Si pensi all’associazione aberrante tra fatti di cronaca nera e malattie mentali. Un secondo pregiudizio deriva dall’incurabilità delle patologie psichiatriche, ad esempio. Anche se incurabilità non implica automaticamente possibili ricadute in episodi patologici
- emarginazione dei malati spesso isolati socialmente. La legislazione italiana, grazie alla legge Basaglia del 1978, ha stabilito definitivamente la chiusura dei manicomi a favore della creazione di centri ambulatoriali. Eppure spesso le famiglie si trovano sole nell’affrontare la malattia mentale, a volte adiuvate soltanto dall’ausilio di psicofarmaci.
Quale conseguenza può avere per una persona lo stigma in salute mentale?
La principale conseguenza patita da chi è oggetto di stigma risiede nella discriminazione, nell’allontanamento e nell’alienazione. Si parla di vera e propria marginalizzazione, che di fatto comporta anche la perdita, per la persona, del diritto fondamentale al benessere psichico.
Le persone con diagnosi di malattia mentale devono quindi affrontare sia la malattia, sia l’esclusione da parte del contesto sociale. In simili circostanze risulta particolarmente complesso, se non estremamente arduo, essere in grado di gestire in modo funzionale la malattia.
Come superare questo stigma?
È fondamentale parlare liberamente della propria malattia. La psichiatra Kay Redfield Jamison, esperta del disturbo bipolare, e affetta da questa patologia, afferma: “I malati dovrebbero smettere di nascondersi, in particolare chi occupa una posizione tale da influenzare le opinioni altrui”.
Il contatto sociale è, da questo punto di vista, uno strumento essenziale per avvicinare persone non conoscono la realtà delle malattie mentale e chi, invece, ne è afflitto. Il contesto in cui far avvenire questo contatto può essere dato dal teatro, dal cinema, da convegni e discussioni svolte anche online.
Bisogna poi riconoscere le risorse insite in queste patologie. Lo psicologo Peter Chadwick, affetto da schizofrenia, considera questa sindrome, e più in generale le psicosi, come uno strumento che amplifica la creatività, la sensibilità sociale e l’empatia. E per terzo aspetto, bisogna imparare a cambiare le parole. Dal 2002, in Giappone, la parola schizofrenia è stata ufficialmente sostituita dall’espressione: “disturbo dell’integrazione”.
Un quarto aspetto riguarda l’ambiente lavorativo. Nel Piano d’azione globale per la salute mentale dell’OMS, all’obiettivo 3 sono previste azioni di promozione, da parte dei datori di lavoro, per la formazione e per il rientro al lavoro da parte di persone che hanno problemi di salute mentale.
In conclusione bisogna guardare la malattia mentale per quello che è: una malattia tra le altre. In questo modo ne beneficerà anche la prognosi.
(17 Novembre 2016)