Lo stigma della malattia mentale

Lo stigma è il pregiudizio nei confronti di chi soffre di un disturbo psichico, che porta la comunità a etichettare il malato come "matto"

Lo stigma della malattia mentale

Si definisce “stigma” il pregiudizio patito da chi soffre di un disturbo mentale e che, per questa ragione, è spesso considerato una persona di serie B. Superare questa discriminazione aiuterebbe i malati e l’intera società ne gioverebbe.

Nel sentire comune, soffrire di una patologia della mente significa essere una persona che vale meno degli altri. Eppure almeno una persona su quattro sperimenta una malattia mentale nel corso della propria vita, e lo stigma della patologia psichiatrica è ancora applicato nei confronti del malato.

Che cosa vuol dire stigma?

La parola “stigma” ha un’origine greca e significa “marchio”, quello che nell’antichità serviva a distinguere i padroni dagli schiavi. Oggi questo termine indica un tratto socialmente disapprovato, che declassa a individuo di serie B.

Ma perché si tende a stigmatizzare la malattia mentale? Le cause non sono identificabili in modo univoco. Si parla piuttosto di un mix di diversi fattori all’origine del marchio applicato a chi soffre di disturbi mentali.

Quali sono le cause dello stigma?

È possibile intercettare tre fattori, legati tra loro:

  • Mancanza di conoscenza, perché nonostante gli investimenti nella ricerca, come la Brain Initiative di Barack Obama, non esistono marcatori biologici che permettano di individuare una malattia mentale. Si parla infatti di sindromi, e spesso la differenza tra nevrosi e psicosi non è mai così netta, e alcuni disturbi vengono definiti borderline
  • Pregiudizi, spesso alimentati dai mezzi di informazione. Si pensi all’associazione aberrante tra fatti di cronaca nera e malattie mentali. Un secondo pregiudizio è l’incurabilità, condizione ben differente da possibili ricadute in episodi patologici
  • Emarginazione dei malati, spesso isolati socialmente. La legislazione italiana, grazie alla cosiddetta legge Basaglia, del 1978, ha stabilito definitivamente la chiusura dei manicomi a favore della creazione di centri ambulatoriali. Eppure spesso le famiglie si trovano sole nell’affrontare la malattia mentale, a volte adiuvate soltanto dall’ausilio di psicofarmaci.

Come combattere questo stigma sociale?

È fondamentale parlare liberamente della propria malattia. La psichiatra Kay Redfield Jamison, esperta del disturbo bipolare, e affetta da questa patologia, afferma: “I malati dovrebbero smettere di nascondersi, in particolare chi occupa una posizione tale da influenzare le opinioni altrui”.

Bisogna poi riconoscere le risorse insite in queste patologie. Lo psicologo Peter Chadwick, affetto da schizofrenia, considera questa sindrome, e più in generale le psicosi, come uno strumento che amplifica la creatività, la sensibilità sociale e l’empatia. E per terzo aspetto, bisogna imparare a cambiare le parole. Dal 2002, in Giappone, la parola schizofrenia è stata ufficialmente sostituita dall’espressione: “disturbo dell’integrazione”.

In conclusione bisogna guardare la malattia mentale per quello che è: una malattia tra le altre. In questo modo ne beneficerà anche la prognosi. Per questa ragione, se tu o un tuo familiare avete bisogno di un supporto psicologico, non aspettate: prenotate un colloquio con un esperto di salute psicologica.