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10 regole da sapere per migliorare le vostre conversazioni

Per migliorare una conversazione è importante ascoltarsi, ascoltare, creare significato e senso di connessione. Vediamo quali strategie adottare non solo per avere scambi verbali più significativi, ma anche per affrontare situazioni comunicative difficili.

10 regole da sapere per migliorare le vostre conversazioni

Migliorare una conversazione può essere un buon modo per approfondire le relazioni interpersonali, comprendere punti di vista diversi e accrescere le proprie conoscenze.

Le buone comunicazioni sono quelle in cui ci si sente ispirati, coinvolti e arricchiti. Ma come fare per migliorare il proprio modo di conversare? Una buona conversazione nasce in modo spontaneo o si possono seguire indicazioni per renderla più interessante?

Per iniziare, bisogna dire che saper conversare è un’arte antica: i Greci, e poi i Romani, erano maestri nell’arte oratoria. Oggi, però, i modi di conversare sono cambiati: molte interazioni si sono spostate su un piano virtuale, dove i segnali corporei e non verbali vengono meno. 

Inoltre una conversazione via chat fornisce una sorta di filtro protettivo rispetto agli scambi diretti: dopo pochi minuti, per esempio, è possibile sentire l’impulso di distrarsi cercando altro sul pc o sullo smartphone, distogliendo l’attenzione dall’altro. La parte importante che giocano le interazioni virtuali nella vita di tutti i giorni ha avuto, forse, come effetto collaterale la perdita della capacità di stare, essere presenti nelle conversazioni reali: succede così, sempre più spesso, di sentirsi imbarazzati o a disagio di fronte a interlocutori in carne e ossa. Come rimediare, quindi?

Perché è importante migliorare la propria comunicazione?

Migliorare la conversazione può essere un modo per potenziare le relazioni sociali, promuovere la comprensione reciproca e creare connessioni emotive più significative tra le persone

Comunicare è un aspetto imprescindibile della vita di chiunque. Secondo gli psicologi della Scuola di Palo Alto, negli Stati Uniti, esperti di lungo corso nell’ambito della comunicazione, un assioma fondamentale nell’interazione tra persone è che “è impossibile non comunicare”. Questo significa che anche il silenzio è una forma di comunicazione (si comunica che non si vuole comunicare) e che in ogni relazione e interazione, qualsiasi gesto ha un significato specifico. Quindi non conta solo ciò che diciamo, ma anche come lo facciamo. Oltre a ciò che diciamo, infatti, è altrettanto importante tutto quello che non diciamo, l’intonazione (prosodia) e il linguaggio del corpo. Ma come si fa a comunicare bene? Come si fa a non risultare noiosi o antipatici e a rendere conversazioni e scambi con gli altri piacevoli e significativi?

Come fare per migliorare il dialogo?

Su questo tema, Celeste Headlee, giornalista e scrittrice americana, ha tenuto una TED conference (ovvero una di quelle famose presentazioni in cui un esperto spiega al pubblico le sue idee o ricerche su un argomento). La Headlee sostiene che le conversazioni oggi siano molto difficili perché le opinioni tendono a essere polarizzate ed estreme, quindi, in sostanza, inconciliabili. 

Si pensi ad aree tematiche come la politica o la religione, in cui i punti di vista sono spesso opposti e non integrabili. A partire dalla sua esperienza nelle interviste, l’autrice propone 10 indicazioni per migliorare il modo in cui ci poniamo in una conversazione. Vediamole nel dettaglio.

Essere presenti 

No al multitasking. Quando parliamo con qualcuno, avviene sempre uno scambio. È importante stare in quel momento, essere presenti e non lasciarsi trasportare da altre idee, pensieri, immagini che affiorano in mente.

L’essere presenti mentalmente ed emotivamente durante una conversazione è un modo per dimostrare interesse e rispetto verso l’altro. Significa essere immersi nel momento presente, ascoltando non solo le parole ma anche i sottintesi, le emozioni e le espressioni non verbali dell’interlocutore. Questo tipo di ascolto attivo contribuisce a creare empatia e a comprendere appieno il contesto e il significato della conversazione.

Non pontificare 

Come ha detto una volta Bill Nye, un famoso divulgatore scientifico americano, “ogni persona che incontri sa qualcosa che tu non sai”. Meglio evitare di essere troppo saccenti, e ricordarsi che possiamo imparare qualcosa da chiunque.

Essere consapevoli che ciascuna persona ha qualcosa di unico da insegnare o condividere è fondamentale per creare un dialogo costruttivo e rispettoso. Mantenere umiltà intellettuale, ossia essere aperti all’apprendimento continuo da parte di chiunque, è una via per arricchire le proprie conoscenze.

Evitare di essere presuntuosi o arroganti permette di creare un clima comunicativo più inclusivo e di favorire un reciproco scambio di idee e opinioni. Ciascuna persona può portare un contributo valido e prezioso alla discussione, indipendentemente dal livello di istruzione o esperienza.

La regola detta delle “5 W”: what, who, where, when, why 

La regola delle 5 W, usata da scrittori e giornalisti per raccontare una storia, consiste nel chiedersi sempre chi, che cosa, dove, quando e perché. Le 5 w sono utili per orientare l’attenzione di chi ascolta e per fornire le informazioni necessarie per avere un quadro completo.

Seguire il flusso della conversazione 

Lasciare che i pensieri vadano e vengano. A volte meglio lasciarli andare, a volte possono essere un buono spunto di conversazione. Invece che controllare la conversazione, è meglio farsi guidare man mano da quello che emerge e lasciare liberi i pensieri di associarsi tra loro. Questo punto può essere utile in particolare a chi si ritiene timido o introverso. I più timidi, infatti, tendono a controllare di più che cosa dicono, inibendo molte delle loro idee. Gli esercizi di mindfulness possono essere un valido aiuto, perché permettono di lasciarsi sorprendere dai pensieri e dalle associazioni che emergono.

Quando non si sa, dire che non si sa 

In un’epoca in cui la diffusione di fake news, pettegolezzi e gossip è diffusa e rapida, ammettere di non sapere diventa un gesto di responsabilità e saggezza. Affermare sinceramente di non possedere informazioni o conoscenze su un argomento specifico diventa allora un segno di onestà intellettuale.

Non mettere sullo stesso piano le proprie esperienze e quelle dell’interlocutore 

Questo vale soprattutto quando qualcuno racconta un’esperienza di sofferenza. A volte rispondere raccontando le proprie può essere il modo migliore per condividere emozioni, ma nella maggior parte dei casi finisce, invece, per far sentire l’altro non ascoltato e incompreso.

Ogni persona vive e percepisce le proprie esperienze in modo unico, e ciò che può essere stato significativo o difficile per noi potrebbe non essere paragonabile o comparabile alla sofferenza che sta vivendo il nostro interlocutore.

Inoltre, questo atteggiamento può trasmettere l’idea che la propria esperienza sia più importante o più rilevante, annullando in qualche modo il dolore o la situazione che l’altra persona sta cercando di comunicare.

Non ripetersi 

L’abitudine di ripetersi spesso in una conversazione o nella comunicazione può generare un’atmosfera paternalistica e noiosa. Quando qualcuno ripete continuamente concetti o informazioni senza aggiungere nulla di nuovo o di significativo, può trasmettere un senso di superiorità o di sottostima nei confronti degli altri interlocutori.

La ripetitività, inoltre, può far sembrare che la persona stia cercando di insegnare o correggere gli altri, creando una dinamica paternalistica in cui gli altri vengono trattati come se non comprendessero o non avessero recepito le informazioni la prima volta. Questo atteggiamento può generare fastidio e irritazione.

Evitare troppi dettagli

Le capacità di attenzione delle persone sono già piuttosto limitate, quindi bisogna disporne con cura e, in certo modo, con parsimonia, senza abusarne. I dettagli aggiungono una quantità di informazioni difficile da gestire e memorizzare. Andare al punto ed essere concisi è sempre la scelta giusta, per migliorare una conversazione.

Ascoltare 

Sembra un’indicazione scontata ma non lo è. Mentre parlare dà un senso di controllo, ascoltare comporta lo sforzo di stare attenti a ciò che gli altri dicono. Inoltre, spesso si è troppo concentrati su che cosa vogliamo dire, oppure avvertiamo l’urgenza di portare nella discussione la nostra opinione o esperienza, e così ci dimentichiamo di ascoltare.

Essere brevi 

Essere brevi e concisi nella comunicazione è un segno di rispetto nei confronti degli altri e del loro tempo. L’abbondanza di informazioni e la continua stimolazione a cui siamo esposti quotidianamente possono rendere prezioso il tempo e l’attenzione delle persone.

Evitare di prolungare eccessivamente le proprie interazioni o comunicazioni è un modo di riconoscere il valore del tempo degli altri. 

Inoltre, la capacità di esprimersi in modo breve ed efficiente può contribuire a mantenere alto l’interesse delle persone coinvolte nella conversazione.

Le massime conversazionali di Grice

I punti sviluppati dalla Headlee sono utili e di buon senso. Noi ci sentiamo di riportare altri suggerimenti, tratti dai contributi di altri autori. Le massime conversazionali, per esempio, sono state elaborate dal filosofo inglese Herbert Paul Grice negli anni Settanta, ma risultano ottime ancora oggi per migliorare le conversazioni. Le massime di Grice sono quattro: 

  • la massima di quantità: prescrive di fornire una quantità di informazione necessaria – né più né meno. Quindi né troppe informazioni, né troppe poche
  • la massima di qualità: indica di non riferire informazioni di cui non si è certi o di cui non si ha prova di verità
  • la massima di relazione: secondo cui gli interlocutori dovrebbero cercare di attenersi all’argomento di conversazione
  • la massima di modo: suggerisce di evitare le ambiguità e di cercare di essere più chiari possibile.

L’importanza dei segnali non verbali per migliorare una conversazione

Oltre alle indicazioni sui contenuti e al modo in cui esporli, è importante anche fare attenzione al proprio atteggiamento e agli aspetti del paraverbale, ovvero tutto ciò che appartiene al discorso ma non in modo specifico alle parole. 

In particolare, la conversazione può risultare migliore se si curano:

  • il ritmo con cui vengono scandite la parole
  • la prosodia, ovvero l’intonazione e la cadenza che le frasi seguono (pensiamo al modo in cui la musicalità di una stessa frase può cambiare in due dialetti diversi). 

Ancora più importante è il linguaggio del corpo: i gesti possono essere estremamente efficaci e dare più o meno forza ai contenuti espressi.
Nel 1971 lo psicologo statunitense Albert Mehrabian condusse uno studio fondamentale in merito all’importanza dei diversi aspetti della comunicazione. Identificò le tre componenti alla base di qualunque atto comunicativo: il linguaggio del corpo, la voce e le parole. Arrivò a risultati sorprendenti: secondo Mehrabian il messaggio arriva:

  • Per il 55% dal linguaggio del corpo: gesti, mimica facciale, posture
  • Per il 38% dal tono, ritmo e timbro della voce
  • Solo per il 7% dal contenuto verbale della conversazione.

Come uscire da una conversazione difficile?

Le conversazioni difficili sono comunicazioni dirette che risultano gravose o emotivamente stressanti per chi ne è coinvolto. Spesso, la difficoltà deriva dall’aspetto della vulnerabilità. Si tratta di discussioni che potrebbero mettere a nudo insicurezze o carenze comunicative e provocare disagio.

Questo tipo di conversazioni potrebbe rivelare il nostro vero io, al di là della maschera sociale che spesso indossiamo.

Non affrontare tali conversazioni lascia in sospeso questioni importanti, che potrebbero crescere fino a diventare problemi più significativi. Evitare le conversazioni difficili, dunque, potrebbe portare allo sviluppo di comportamenti considerati “tossici”.

Ecco qualche suggerimento per affrontarle.

Prepararsi prima dell’incontro 

È fondamentale condurre analizzare la situazione in modo approfondito, così da essere preparati prima di affrontare questioni difficili. Questo metodo può essere utile per evitare di essere sorpresi o presi in contropiede da argomentazioni che non si sono considerate in precedenza.

Alcuni punti da considerare in questa fase di preparazione:

  • esaminare tutte le prospettive
  • prevedere e preparare risposte alle obiezioni potenziali
  • raccogliere informazioni su dati e fatti rilevanti sull’argomento in questione
  • determinare gli obiettivi dell’incontro
  • mantenere la calma e la compostezza.

Essere chiari

Essere chiari è fondamentale durante conversazioni difficili. La chiarezza nella comunicazione implica esprimere in modo diretto, trasparente e comprensibile i propri pensieri, punti di vista e desideri senza ambiguità.

A questo scopo, può essere utile:

  • utilizzare un linguaggio semplice
  • essere concisi
  • rispondere alle domande in modo diretto
  • chiedere feedback e chiarimenti
  • focalizzarsi sugli obiettivi della conversazione.

La chiarezza, inoltre, aiuta a evitare fraintendimenti e malintesi, consentendo a entrambe le parti di essere sulla stessa lunghezza d’onda e facilitando la risoluzione delle questioni discusse.

Definire i limiti personali

Per affrontare una conversazione difficile, è fondamentale comprendere i propri limiti. Questo processo implica una profonda riflessione su cosa si è disposti a tollerare, accettare o non accettare durante un’interazione. 

È importante essere consapevoli di quali emozioni e i sentimenti che possono essere scatenati da certe situazioni, ma anche stabilire confini fisici e spaziali durante le interazioni, ma anche fissare dei paletti che delimitano i rapporti con gli altri. 

Atteggiamento flessibile e obiettivo

Iniziare la conversazione con un atteggiamento flessibile e aperto favorisce un’efficace comunicazione, dimostrando disponibilità nell’ascoltare anche opinioni contrastanti.

Mantenere un approccio oggettivo è altrettanto essenziale, soprattutto quando vengono affrontate situazioni che possono scatenare reazioni emotive importanti: l’irrazionalità può compromettere la risoluzione del conflitto.

Scegliere le parole giuste ed evitare l’aggressività

Le parole veicolano informazioni e hanno un impatto notevole sulle persone, quindi la scelta delle parole e la precisione nell’esporre le proprie idee sono fondamentali.

Mantenere calma e cortesia può aiutare a gestire comportamenti aggressivi, spingendo l’altra parte a riflettere sul proprio atteggiamento.

Rispetto durante le interruzioni 

In caso di interruzioni, mantenere il silenzio e il contatto visivo indica il desiderio di continuare a esprimersi, poiché il linguaggio del corpo è altrettanto eloquente delle parole stesse.

Cosa evitare in una conversazione?

Infine, secondo l’esperto di comunicazione Julian Treasure, è importante evitare alcuni atteggiamenti che tendono a irritare e ad allontanare un interlocutore:

  • trasmettere un giudizio morale. In effetti, è molto difficile ascoltare qualcuno da cui ci si sente giudicati
  • trasmettere negatività. È molto difficile ascoltare chi è sempre lamentoso, pessimista e negativo. Questo modo di fare, infatti, è irritante e stancante.

Quindi, per concludere, una buona conversazione può nascere e svilupparsi in modo spontaneo, ma può anche essere costruita e migliorata seguendo alcune semplici indicazioni. E come per tutte le arti, anche l’arte della conversazione si apprende con l’esperienza e l’applicazione

È quindi importante provare di volta in volta a mettere in pratica i consigli degli esperti, cercare di notare gli errori che distraggono o allontanano i propri interlocutori e, infine, valutare i cambiamenti ottenuti.