Circa il 40 per cento della popolazione si dichiara timida. Ma che cos’è la timidezza? È davvero un ostacolo per le nostre relazioni con gli altri? Gli studiosi del settore ci aiutano a capirla e a gestirla in modo da renderla un’arma vincente.
Arrossire quando uno sconosciuto ci rivolge la parola, sentirsi intimoriti di fronte al capo o bloccarsi di fronte a una ragazza o a un ragazzo che ci piace e non riuscire a spiccicare parola. Si chiama timidezza ed è decisamente diffusa. Si stima che il 40 percento della popolazione sia timida e che il 12 percento arrivi a soffrire di ansia sociale.
Qual è la differenza fra timidezza e ansia sociale?
La timidezza è composta da un insieme di componenti somatiche (battito cardiaco accelerato, tensione muscolare), cognitive (pensieri irrazionali e giudizi negativi su se stessi) e comportamentali (inibizione ed evitamento delle interazioni con gli altri). Tali componenti sono caratterizzate da ansia sociale, emozioni negative e comportamento inibito conseguenti all’idea che gli altri ci stiano valutando e giudicando.
Un gruppo di ricercatori statunitensi dello Shyness Research Institute, guidato dallo psicologo Bernie Carducci, ha messo in evidenza come esistano varie forme di timidezza. In effetti, le tipologie di timidezza sembrano variare a seconda delle reazioni fisiologiche all’ansia e al tipo di valutazione riservata a se stessi.
Qual è la differenza fra timidezza e ansia sociale?
La timidezza non è un disturbo. L’ansia sociale, al contrario, viene classificata fra i disturbi d’ansia nell’ultima versione del manuale diagnostico e statistico dei disturbi mentali, il DSM-5. Quest’ansia si caratterizza per la presenza di un’intensa paura, relativa a una o più situazioni sociali nelle quali la persona potrebbe essere osservata o giudicata dagli altri. Per esempio, spesso chi soffre di fobia sociale teme situazioni quali mangiare con altre persone, parlare in pubblico, conversare con sconosciuti o essere osservati dagli altri mentre si arrossisce o si trema (reazioni fisiologiche all’ansia).
Spesso, il timore spinge chi soffre di fobia sociale a evitare i contesti temuti, con conseguente compromissione della qualità di vita e del benessere globale della persona. Gli adolescenti che soffrono di ansia sociale, infatti, spesso finiscono per abbandonare la scuola, evitano le uscite con gli amici e anche le relazioni sentimentali. I timidi riescono con minore difficoltà a partecipare a concerti o uscite con gli amici, sebbene per una varietà di ragioni incontrino anch’essi, comunque, difficoltà nell’avviare conversazioni o nell’essere sciolti nell’interazione. La timidezza, a differenza della fobia sociale, solo di rado porta a un massiccio evitamento delle situazioni sociali. La fobia sociale si può superare, con la psicoterapia e con l’eventuale ausilio della farmacoterapia.
Quando la timidezza diventa un problema?
Esiste una linea sottile tra timidezza, introversione e fobia sociale, e i confini tra queste sono piuttosto sfumati.
La timidezza è un tratto caratteriale che si presenta in modo più o meno accentuato nelle persone e a seconda delle situazioni. La timidezza può diventare un problema quando inficia il funzionamento sociale e relazionale, portando la persona all’evitamento di situazioni in cui deve interagire con altre persone, come ad esempio sul lavoro o nelle relazioni amicali e sentimentali.
Come superare la timidezza?
I ricercatori dello Shyness Research Institute suggeriscono utili consigli e strategie per gestire la timidezza e migliorare le relazioni sociali.
Il primo passo è domandarsi: “che timido sono?”. In poche parole: quali situazioni ti rendono timido? Come mai? Lo scopo è identificare le componenti della tua timidezza: la senti come ansia corporea? O forse prevalgono pensieri irrazionali, come “non riuscirò a conoscere nessuno”, “mi troveranno inutile o banale” o “noteranno tutti che sono solo e penseranno che sono uno sfigato”, “non saprò cosa dire”.
A seconda del tipo di ansia sperimentata, alcune tecniche possono rivelarsi più utili.
- Se sperimenti ansia somatica, con tremore, sudorazione, tachicardia, nausea o mal di pancia, la parola d’ordine è “respira”! La respirazione diaframmatica calmerà il battito del cuore e ti radicherà nel momento presente, favorendo la sensazione di essere calmo e al sicuro: trattieni il respiro per circa 10 secondi, poi prova a inspirare per almeno 4 secondi e ad espirare per 5 o 6 secondi. Prova a gonfiare la pancia come se avessi dentro un palloncino, devi sentirla salire… e scendere. Inspira ed espira, ancora e ancora.
- Se, invece, in te prevale l’idea irrazionale che tutti ti stiano fissando (ansia cognitiva), prova a guardarti intorno. L’imbarazzo spinge a tenere la testa bassa, e questo può rafforzare l’idea che tutti ci stiano guardando e giudicando. Se alzi la testa, ti accorgerai che gli altri di solito sono per lo più presi da sé, da altre conversazioni o dal cellulare. Nessuno ti sta giudicando. Un’indicazione in più per gestire questi pensieri può essere lavorare sul perfezionismo, riducendo l’autocritica. Evita di pretendere da te stesso la perfezione, di sapere sempre cosa dire e di doverlo dire al momento giusto. Prova a tollerare un po’ di impaccio se hai di fronte una persona appena conosciuta. Infine, ricorda: non si può piacere a tutti! Serve, purtroppo, tollerare di non poter andare d’accordo con tutti. Ciò non significa che tu sia inadeguato, banale o stupido. Insomma, scegli luoghi, situazioni e persone che fanno per te.
Guida pratica in 5 punti per avviare una conversazione
Passiamo al pratico. Come faccio a conoscere una nuova persona? Cosa devo dire per avviare una conversazione piacevole?
- Se vuoi conoscere una persona nuova, inizia dal basso. Fa commenti sul contesto in cui ti trovi o sul tempo che fa. Lo scopo non è essere brillanti o colpire, quanto far capire all’altro che sei disponibile e interessato a una conversazione. Puoi dire cose molto semplici (per esempio: “bella giornata, no?”).
- Procedi con le presentazioni personali. I ricercatori suggeriscono di non limitarsi a dire il proprio nome o a presentare il proprio lavoro, ma provare a inserire spunti che possano favorire l’avvio di una conversazione fluida. Per esempio, anziché limitarsi a dire “sono un commesso”, provare a dire “lavoro come commesso in un negozio di cellulari e non puoi capire quante persone ogni giorno mi diano motivazioni articolate per giustificare l’acquisto dell’ultimo modello. Ormai viviamo per il nostro cellulare”.
- A questo punto, lancia un possibile argomento di tuo interesse. Ricorda che non è necessario risultare brillanti o intelligenti. È sufficiente parlare di qualcosa che ti ha colpito, un film, una mostra che hai visto di recente, un viaggio.
- Per proseguire la conversazione, prova a introdurre nuovi argomenti che risultino correlati al precedente. Per esempio, se stai parlando dell’ultimo concerto a cui sei stato, potresti parlare anche del delizioso ristorante in cui hai cenato appena prima. Ascolta l’altro e prova ad approfondire le cose che hanno suscitato in te maggiore interesse.
- Siamo giunti al termine della conversazione. Esprimi gratitudine e apprezzamento per la chiacchierata e, se ti va, riprendi uno degli argomenti di cui avete parlato e usalo come spunto per creare continuità con un’altra occasione. Ad esempio, potresti dire “Devo andare, ti farò sapere se il film che mi hai consigliato mi è piaciuto”.
(2 Marzo 2019)