La pandemia ci fa dormire peggio

Lo confermano alcuni studi recenti e un nostro sondaggio. Il Santagostino ha pensato a una soluzione

La pandemia ci fa dormire peggio

Ricerche e sondaggi effettuati durante la pandemia confermano un dato facilmente intuibile: in questo periodo stiamo dormendo peggio (per molte ragioni diverse). Il Santagostino ha lanciato un servizio dedicato all’insonnia che si basa su tecniche cognitivo-comportamentali.

La salute psicofisica degli italiani è stata messa a dura prova durante la pandemia.

A confermarlo recenti ricerche sull’insonnia, che indicano un quadro di disagio diffuso a livello nazionale. 

In un recente studio pubblicato sulla rivista Frontiers in Psychology, ad esempio, i ricercatori hanno chiesto a oltre seimila italiani tra i 18 e gli 82 anni se il primo lockdown avesse inciso sulla qualità del loro sonno. I risultati hanno rilevato che più della metà dei partecipanti (55,32%) aveva dormito peggio o sofferto di insonnia tra marzo e maggio 2020.

Tra le variabili che avevano avuto un impatto maggiore su questo peggioramento gli autori riportavano:

  • essere donne (il genere femminile è più colpito da insonnia);
  • residenza nel nord Italia (una delle zone maggiormente colpite dall’epidemia durate la prima ondata);
  • la perdita di un familiare a causa del COVID-19;
  • paura del contagio;
  • sconforto derivante da una situazione inaspettata e incontrollabile e dai conseguenti cambiamenti di vita.

L’adattamento traumatico alla pandemia

Le reazioni psicologiche alla pandemia sono già state paragonate alle conseguenze tipiche di un trauma. In effetti, i sintomi psicologici che in molti hanno segnalato negli ultimi mesi rimandano a veri e propri disturbi dell’adattamento o sindromi da stress post-traumatico.

Lo studio di Frontiers in Psychology ha confermato inoltre la già nota e forte associazione tra malessere psicologico e cattiva qualità del sonno. I sintomi riportati più spesso insieme a un disturbo del sonno erano infatti:

  • disagio emotivo generalizzato;
  • ansia e attacchi di panico;
  • stress;
  • abbassamento del tono dell’umore.

Altrettanto interessante è poi il dato che mostra i cambiamenti nelle abitudini del sonno a causa delle restrizioni imposte dal lockdown, come:

  • andare a dormire più tardi o prima del solito;
  • svegliarsi prima;
  • dormire eccessivamente durante il giorno.

Questi fattori contribuiscono a peggiorare la qualità del sonno, perché l’orologio biologico per funzionare al meglio ha bisogno di precise abitudini e regolarità.

-Leggi anche: Perché dormiamo?

Il sondaggio del Santagostino sull’insonnia

I risultati di un nostro sondaggio su 350 persone sono in linea con quanto emerso dalla ricerca di Frontiers in Psychology. Anche nel nostro campione infatti la maggior parte delle persone riporta la presenza di notevole stress e ansia durante la pandemia. 

Più del 70 per cento dei partecipanti segnala un sonno disturbato per almeno due notti a settimana, dato che risulta ancora più preoccupante se consideriamo che più della metà dei partecipanti fa uso di integratori o farmaci per favorire il sonno.

Soltanto il 6 per cento degli intervistati dichiara di non soffrire di insonnia, il resto riporta allo stesso tempo sia difficoltà ad addormentarsi che ripetuti risvegli notturni. 

Le conseguenze lamentate dopo una cattiva notte di sonno sono:

  • difficoltà di concentrazione e di memoria (49%),
  • ansia e irritabilità (54%),
  • alterazioni del tono dell’umore (57%). 

-Leggi anche: Quante ore bisogna dormire?

La relazione tra stress e insonnia

La pandemia, le restrizioni, l’isolamento sociale e la preoccupazione per la salute propria e delle persone care rappresentano fattori di stress precipitanti per l’esordio dell’insonnia. Questa, a sua volta, può esacerbare o peggiorare sintomi di ansia, depressione e altre patologie sia mediche che psicologiche. Il rapporto tra ansia, depressione e cattiva qualità del sonno quindi è di natura bidirezionale.

Il trattamento cognitivo-comportamentale per l’insonnia e un intervento multidisciplinare precoce, sono fondamentali, in questa fase, per intervenire in maniera puntuale sulle problematiche del sonno. 

Di solito l’insonnia rappresenta un campanello d’allarme di un disagio psicologico o fisico. In un momento storico così delicato bisogna tenerne conto e intervenire tempestivamente. L’insonnia infatti può cronicizzarsi e causare l’insorgenza di ulteriori problematiche di natura medica e/o psicologica. 

Indicazioni pratiche per gestire l’insonnia

La European Academy for Cognitive Behavioural Treatment for Insomnia ha diffuso alcune raccomandazioni tratte dalla psicoterapia cognitivo-comportamentale, utili a minimizzare gli effetti della pandemia sulla qualità del sonno.

  • Mantenere i ritmi sonno veglia il più possibile regolari, svegliandosi e andando a dormire ogni giorno alla stessa ora (sia per gli adulti che per i bambini).
  • Utilizzare il letto e la camera da letto se possibile solo per dormire.
  • Non utilizzare pc tablet e smartphone nel letto.
  • Limitare la quantità di tempo speso ad ascoltare notizie riguardanti la pandemia.
  • Aumentare quanto più possibile l’esposizione alla luce naturale durante il giorno, aprendo tende e persiane.
  • Dedicare dei momenti specifici e limitati della giornata – ad esempio 15 minuti – a riflessioni sulla situazione e su ciò che preoccupa di più. Ad esempio annotando i pensieri stressanti e le preoccupazioni, o parlandone con qualcuno. Limitare il più possibile tali pensieri a momenti ben definiti aiuta a evitare che possano presentarsi la sera e interferire con il sonno.
  • Praticare attività fisica preferibilmente durante la mattinata.
  • Scegliere attività piacevoli e rilassanti per le ore serali.
  • Prenota una visita con il servizio specialistico del Santagostino dedicato all’insonnia.