Psichiatria

L’antifragilità, come migliorare attraverso le sfide

Essere in grado di vivere le difficoltà, accettando i propri limiti per superarli, ed elaborando strategie che ci permettano di essere persone più consapevoli e con maggiori risorse, una volta finita la crisi. Questo è il pensiero antifragile.

L’antifragilità, come migliorare attraverso le sfide

L’antifragilità e il pensiero antifragile sono due concetti nati per arricchire e migliorare il nostro approccio alla vita.

Quando ci concediamo la possibilità di migliorare e di crescere, accogliendo novità e attraversando le sfide, stiamo tenendo un comportamento antifragile. Questo approccio può riguardare tanto piccoli cambiamenti quotidiani, come iniziare una nuova disciplina sportiva, tanto impegni più importanti, come cambiare lavoro.

Ma più nello specifico, come può essere definita l’antifragilità? E qual è il significato esatto di questo approccio alla vita? Lo spiega la dottoressa Giacomina Morante, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino.

Cosa si intende per antifragilità?

Questo termine indica la capacità di migliorare quando si affrontano situazioni difficili. Si tratta quindi di un approccio che permette di vedere in situazioni nuove o complesse, che potrebbero suscitare ansia o paura, dei momenti di crescita.

Una persona che adotta questo approccio ha un atteggiamento attivo rispetto agli avvenimenti che lo mettono alla prova. Un atteggiamento che rifugge dai molti proclami, a volte anche tossici, di ottimismo a tutti i costi.

Quando nasce il concetto di antifragilità?

A coniare questo concetto e sviluppare il pensiero antifragile è stato Nassim Nicholas Taleb, matematico e filosofo statunitense di origine libanese. Autore tra gli altri, dei libri Antifragile – Prosperare nel disordine e Cigno Nero.

Proprio nel primo dei due saggi appena citati, pubblicato nel 2012, Nassim Nicholas Taleb introduce il concetto di antifragile come possibilità di trarre vantaggio e migliorare, anche in situazioni di rischio, incertezza e stress.

Taleb considera queste situazioni, quando non sono travolgenti e soverchianti, come occasioni che permettono di generare potenzialità e creare nuove opportunità. In ambito psicologico più frequentemente si parla di risorse personali e di cambiamento, di crisi e di evoluzione: situazioni nuove e complesse, attese o, talvolta, inaspettate, possono essere opportunità evolutive, occasioni per lo sviluppo e la conoscenza di sé, attraverso l’emergere di risorse e capacità emotive, cognitive e relazionali.

Che differenze ci sono tra l’antifragilità e la resilienza?

La resilienza è la capacità di resistere e far fronte alle difficoltà o agli eventi molto stressanti. Una persona resiliente è resistente, forte, flessibile. Il concetto di resilienza deriva dall’ambito tecnico metallurgico, e questa è una cornice interessante per aiutarci a capire la differenza con il concetto di antifragilità.

La resilienza è una caratteristica dei metalli, che sono capaci di resistere agli urti o alle forze ad essi applicate, senza rompersi né modificarsi. La persona resiliente è capace di resistere agli urti senza rompersi né modificarsi.

Nel concetto di antifragilità c’è anche la capacità di tollerare la propria vulnerabilità, rispetto alle incertezze e agli avvenimenti inaspettati, ed essere in grado di migliorare, attuando strategie funzionali alla riuscita e al proprio benessere.

Come si comporta una persona antifragile?

È possibile adottare dei comportamenti che ci permettano di trarre reale virtù dalle necessità cui andiamo incontro? Ci sono delle azioni che aiutano ad avere non soltanto un atteggiamento volto ad affrontare un ostacolo, ma a superarlo uscendo come persone migliori, con maggiori risorse cognitive, emotive e strategiche? La risposta è sì.

La persona antifragile è:

  • flessibile e disponibile nella ricerca di soluzioni alternative, rispetto a quelle programmate, quando è necessario: in una situazione diventata problematica è capace di pensare ad un piano di riserva.
  • proattiva. In contesti nuovi e insoliti, è capace di definire le priorità, riconoscere le risorse e disporne per agire al meglio
  • capace di riconoscere e gestire in modo regolato le emozioni, soprattutto quelle legate all’incertezza e alle novità

Una persona antifragile cerca inoltre sempre di compiere scelte che possano determinare maggiori benefici, quando l’obiettivo prefissato è stato raggiunto, e minori danni possibili, in caso di fallimento.

Si può sviluppare un’attitudine antifragile?

La risposta è sì, è possibile sviluppare un’attitudine antifragile. Si tratta di un cambiamento che richiede una decisa volontà di mettersi in discussione, e che si compone di diversi momenti:

  • vivere e accettare le nostre emozioni, che non sono mai zavorre, ma sostanza della nostra vita e identità
  • accettare l’incertezza, perché è una componente ineludibile della nostra vita. Produrre resistenze non farà altro che creare inutili rigidità
  • capire in che modo utilizzare l’ansia e lo stress a nostro favore, come fossero carburante e alimentazione per agire
  • ridurre quanto più possibile la paura al cambiamento, perché solo in questo modo saremo capaci di vedere opportunità, quando le situazioni mutano, anche imprevedibilmente.

Essere antifragile significa costruirsi un luogo interiore in cui accogliere l’incertezza, l’inaspettato, e viverlo con curiosità e creatività. In questo modo è possibile uscire da una modalità di vita basata sulla sopravvivenza, per esprimere il proprio pieno potenziale.