Nel vortice del lavoro odierno, una nuova tendenza sta prendendo piede: il Quiet Quitting. Niente dimissioni eclatanti, ma una silenziosa ritirata dalla corsa forsennata del “fare sempre di più“.
I dipendenti che abbracciano questa filosofia scelgono di fare il minimo indispensabile ridimensionando il loro impegno lavorativo, limitandosi al compimento delle mansioni essenziali.
Il Quiet Quitting rappresenta una risposta pacata al crescente stress lavorativo e all’invasione della vita privata da parte del lavoro. Un fenomeno che, amplificato dai social media, ha acceso un faro su un malessere diffuso, coinvolgendo lavoratori di ogni età e settore.
Per comprendere meglio questa tendenza, approfondiamo le motivazioni che spingono verso il Quiet Quitting e le sue possibili conseguenze sul panorama lavorativo contemporaneo.
Cos’è il Quiet Quitting?
Letteralmente, il significato di “Quiet Quitting” è “abbandono silenzioso”, ma questo non vuol dire necessariamente voler lasciare il proprio posto in azienda. In realtà si tratta della propensione, da parte dei dipendenti, di ridurre al minimo il loro coinvolgimento oltre l’orario stabilito.
Contrariamente al concetto del “lavorare sodo“, chi abbraccia il Quiet Quitting si limita a svolgere le mansioni assegnate nell’orario contrattuale. Niente straordinari, niente progetti extra, niente corse contro il tempo. Una scelta che nasce dalla necessità di contrastare il dilagante fenomeno del burnout, lo stress che conduce all’esaurimento fisico e mentale.
Questo approccio riflette la volontà dei lavoratori di proteggere la propria salute mentale e fisica. Troppi carichi di lavoro, pressioni eccessive e scarso riconoscimento possono infatti portare a un malessere profondo, come dimostrano i recenti studi che evidenziano la crescente insoddisfazione, soprattutto tra gli individui appartenenti alla generazione Z.
Il Quiet Quitting diventa quindi una silenziosa forma di autodifesa contro una cultura lavorativa tossica, un invito a riconsiderare le priorità e a valorizzare il tempo libero e la vita privata.
Quali sono le cause principali del Quiet Quitting?
Perché sempre più persone scelgono il Quiet Quitting? Le cause sono molteplici e affondano le radici in un cambiamento di paradigma nel mondo del lavoro.
La causa principale può essere individuata nel cambiamento delle prospettive e delle priorità dei dipendenti, a cui si aggiunge il crescente stress e la consapevolezza dell’importanza del proprio benessere psicologico. Molte persone non sono più disposte a sacrificare la propria vita privata per le giornate di lavoro. desiderano ritagliare spazi per se stessi, per le proprie passioni e per il tempo libero con le persone care.
Un ruolo chiave lo ha avuto anche la pandemia da Covid-19: il lockdown ha spinto molti a lavorare da remoto, in modalità smart working, facilitando una migliore conciliazione tra vita professionale e personale. Questa situazione, protrattasi per mesi, ha incoraggiato molte persone a esplorare nuovi approcci alla gestione della propria carriera.
Da non dimenticare la responsabilità dei manager: una gestione inadeguata e la mancanza di comunicazione e di fiducia possono creare insoddisfazione tra gli impiegati e un clima lavorativo tossico e alienante, favorendo così il distacco. In questo contesto, il Quiet Quitting diventa una silenziosa protesta contro un sistema che non valorizza i propri dipendenti.
Come prevenire il fenomeno del Quiet Quitting in azienda?
Prevenire efficacemente il Quiet Quitting richiede un impegno proattivo da parte dei dirigenti aziendali nel creare un ambiente aziendale stimolante, sano e gratificante.
Ecco alcune strategie concrete mirate a promuovere una cultura aziendale incentrata sul benessere dei lavoratori:
- Flessibilità: orari flessibili, smart working, permessi retribuiti per esigenze personali. È necessario implementare politiche di lavoro che consentano ai dipendenti di gestire autonomamente i propri orari per poter conciliare meglio vita privata e lavorativa.
- Valorizzare il benessere: l’azienda deve prendersi cura del benessere mentale e fisico dei suoi dipendenti, offrendo consulenze psicologiche, corsi di mindfulness e yoga e programmi di fitness.
- Favorire una comunicazione aperta e trasparente: i dipendenti devono sentirsi liberi di esprimere le proprie opinioni e preoccupazioni senza timore di ritorsioni. Organizzare regolarmente incontri one-to-one con i manager e ottenere feedback costruttivi, aiuta a creare un clima di fiducia tra colleghi e superiori.
- Riconoscere e premiare l’impegno, la creatività e i risultati dei dipendenti contribuisce significativamente a incrementare la loro soddisfazione. Per favorire un ambiente lavorativo inclusivo e diversificato, bisogna mettere in pratica politiche di assunzione e promozione basate sul merito, sostenendo attivamente la diversità in termini di genere, etnia, background e abilità.
- Fornire opportunità di formazione e sviluppo professionale. I dipendenti devono avere la possibilità di ampliare le proprie competenze e avanzare nella loro carriera. Questo non solo li coinvolge maggiormente, ma li rende anche più propensi a collaborare efficacemente all’interno dell’azienda.
Il Quiet Quitting nelle relazioni
Il Quiet Quitting non si limita al posto di lavoro. Può insinuarsi anche nelle relazioni sentimentali, quando uno dei due partner inizia lentamente a prendere le distanze dall’altro, sia emotivamente che fisicamente.
Non è una fuga improvvisa, ma un graduale distacco. Un processo che si sviluppa nel tempo, alimentato da problemi irrisolti, insoddisfazione e mancanza di comunicazione.
La persona che “smette silenziosamente” diventa distante, distratta, quasi apatica. La presenza fisica è avvertibile, ma il suo animo è altrove: partecipa alle attività quotidiane, ma senza passione, senza coinvolgimento.
Questo fenomeno può causare un impatto devastante sul rapporto, in quanto la persona coinvolta nel distacco si trova di fronte a un vuoto emotivo spiazzante e difficile da affrontare.
(13 Marzo 2024)