Immagina che una semplice stretta di mano o un abbraccio possano scatenare ansia, panico o addirittura repulsione. Questa è la realtà di chi vive con l’afefobia, una fobia specifica che si manifesta come un’intensa paura o avversione al contatto fisico.
Seppur meno conosciuta di altre fobie, l’afefobia può avere un impatto significativo sulla vita quotidiana, ostacolando le relazioni interpersonali, la sfera intima e persino le attività lavorative.
In questo articolo, ci addentreremo nel mondo complesso dell’afefobia, esplorando le sue cause, i sintomi e, soprattutto, offrendo una panoramica sui possibili rimedi per affrontarla.
Cosa vuol dire afefobia?
L’afefobia, derivante dal greco “apto” (toccare) e “fobia” (paura). A differenza di un semplice fastidio o di una preferenza per la propria privacy o spazio personale, l’afefobia si manifesta come una vera e propria fobia, con sintomi ansiosi o di panico che possono essere scatenati anche dal contatto più leggero.
Le persone con questa fobia possono provare disagio, ansia o addirittura terrore in diverse situazioni che implicano contatto fisico, come:
- Strette di mano
- Abbracci
- Baci
- Carezze
- Essere sfiorati
- Trovarsi in spazi affollati
- Usare mezzi di trasporto pubblici
In alcuni casi più gravi, anche la semplice immaginazione del contatto fisico può scatenare i sintomi.
Perché mi dà fastidio il contatto fisico?
Le cause non sono ancora completamente chiare, ma si ipotizza che una combinazione di fattori genetici, ambientali e traumatici possa giocare un ruolo nel suo sviluppo.
- Fattori genetici: alcune ricerche suggeriscono una predisposizione genetica all’ansia e alle fobie, che potrebbe aumentare il rischio di sviluppare afefobia.
- Esperienze traumatiche: traumi infantili legati al contatto fisico, come abusi o esperienze negative, possono innescare o esacerbare la fobia.
- Fattori ambientali: crescere in un ambiente familiare o sociale con scarse manifestazioni di affetto fisico o con rigidi confini personali può aumentare la suscettibilità all’afefobia.
- Disturbi del neurosviluppo: in alcuni casi, l’afefobia può essere associata a disturbi del neurosviluppo come l’autismo o il disturbo ossessivo-compulsivo.
Sintomi dell’afefobia
Le manifestazioni di questa fobia possono variare da persona a persona, ma alcuni sintomi comuni includono:
- Ansia o panico in presenza di contatto fisico, anche minimo
- Sudore, tremori, nausea o vertigini
- Desiderio di fuggire o evitare situazioni che implicano contatto fisico
- Isolamento sociale e difficoltà a formare relazioni intime
- Pensieri negativi o ossessivi sul contatto fisico
Cosa distingue l’afefobia da altre fobie
Mentre altre fobie, come l’acrofobia (paura dell’altezza) o l’aracnofobia (paura dei ragni), hanno un oggetto ben definito e identificabile, la paura del contatto fisico si concentra su un’azione più comune e necessaria nella vita quotidiana: il contatto fisico.
Questo rende l’afefobia una fobia particolarmente difficile da gestire, in quanto è quasi impossibile evitare completamente il contatto fisico nella società odierna.
Questa fobia è collegata all’autismo?
Sebbene l’afefobia non sia un disturbo specifico dell’autismo, alcune persone con autismo possono sperimentare difficoltà sensoriali che includono ipersensibilità al tatto. In questi casi, l’avversione al contatto fisico può essere un sintomo del disturbo dello spettro autistico piuttosto che una fobia a sé stante.
Tuttavia, è importante sottolineare che non tutte le persone con autismo soffrono di afefobia e che non tutte le persone con afefobia sono autistiche.
Rimedi per la fobia del contatto fisico
Questa fobia non è una scelta o una mancanza di volontà da parte di chi ne soffre. Si tratta di una vera e propria condizione psicologica che necessita di un supporto professionale adeguato. L’afefobia è una condizione che può essere trattata con successo e la terapia cognitivo-comportamentale (TCC) è il trattamento più efficace per questa fobia.
Attraverso la TCC, le persone con afefobia possono imparare a identificare e modificare i pensieri negativi e i comportamenti ansiosi associati al contatto fisico. In alcuni casi, la terapia farmacologica può essere utile per alleviare i sintomi ansiosi più gravi.
(18 Luglio 2024)