L’acrofobia è la paura dell’altezza e, in generale, dei luoghi alti. Il nome è la combinazione delle due parole greche ákron (cima) e phóbos (paura)
La paura dell’altezza si manifesta tipicamente con uno stato d’ansia, che differenzia questa fobia dalle vertigini, accompagnato da un senso d’angoscia riscontrabile nel battito cardiaco accelerato, nella sudorazione e nei tremori.
Di seguito cercheremo di capire nel dettaglio in che cosa consiste l’acrofobia, analizzandone le manifestazioni principali, le possibili cause e le strategie di intervento più efficaci per trattarla con successo.
Acrofobia, i sintomi principali della paura dell’altezza
La paura dell’altezza è una reazione istintiva dell’essere umano, dettata da un meccanismo di autodifesa della nostra mente che la percepisce come un potenziale pericolo. Anche quando non è patologica, infatti, questa fobia specifica può presentarsi in maniera sporadica anche in persone che non ne hanno mai sofferto. Basti pensare a quando ci si sposta lungo percorsi posizionati molto in alto o a ridosso di precipizi (ad esempio durante le passeggiate in montagna). Un minimo di disagio e stress può cogliere anche chi non è acrofobico.
La differenza fondamentale con chi ha sviluppato una paura patologica dell’altezza è che questi alimenta comportamenti e reazioni irrazionali anche quando non sussistono concrete condizioni di pericolo (ad esempio sul balcone di casa).
A livello emotivo, l’acrofobia si può manifestare principalmente con:
- senso di angoscia e panico
- paura
- perdita del controllo
Questi sintomi possono tradursi anche in reazioni fisiologiche quali:
- tachicardia
- sudorazione
- mal di testa
- vertigini
- senso di oppressione al petto
La paura dell’altezza, nelle persone che ne soffrono in modo patologico, può determinare veri e propri stati d’ansia e attacchi di panico.
Diagnosi dell’acrofobia
Le fobie specifiche come la paura dell’altezza rappresentano i disturbi d’ansia più comuni e vengono diagnosticate a livello clinico attraverso i criteri del Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5).
In primo luogo, le manifestazioni fobiche devono durare da un periodo uguale o superiore ai sei mesi e devono sussistere nei pazienti le seguenti caratteristiche:
- la situazione che innesca la fobia (in questo caso l’altezza) determina sempre una paura e un’ansia immediate
- tendenza a evitare la condizione che innesca la paura
- reazioni emotive (ansia o paura) sproporzionate rispetto alla reale entità del pericolo
- compromissione delle interazioni professionali e sociali in generale a causa della fobia
Acrofobia e cause: perché si ha paura dell’altezza?
Come abbiamo visto, la paura dell’altezza può manifestarsi in diverse persone anche in maniera isolata e sporadica, ma può anche avere carattere patologico. E in quest’ultimo caso, la fobia viene diagnosticata clinicamente con criteri ben precisi. Ma quali sono le cause delle fobie specifiche? E quali le ragioni alla base della paura dell’altezza?
I fattori determinanti che comportano uno sviluppo patologico di questa condizione sono un’esperienza traumatica vissuta durante l’infanzia o l’adolescenza, da una parte e un fattore di tipo evolutivo dall’altra. In sostanza, nelle persone che soffrono di acrofobia, quel meccanismo istintivo di difesa rispetto alle altezze sviluppato sin da piccolissimi già in età neonatale sarebbe diventato con il tempo molto più estremo rispetto alle persone che non hanno paura in modo patologico dell’altezza.
Come superare la paura dell’altezza
Nei casi più gravi, in cui l’acrofobia compromette la qualità della vita della persona, minando i suoi rapporti interpersonali e la sua quotidianità, è necessario rivolgersi a uno specialista e magari intraprendere un percorso psicoterapeutico per affrontare le possibile ragioni di tale condizione.
Le opzioni possibili per chi soffre di acrofobia o di altre fobie specifiche possono essere molteplici. Si può affrontare il disturbo con un approccio farmacologico, attraverso la somministrazione al paziente di una terapia a base di beta bloccanti, che agiscono appunto sui recettori beta di adrenalina e noradrenalina, alleviando quelle che sono le manifestazioni correlate al disturbo d’ansia.
In alternativa o abbinamento all’approccio farmacologico, ci può essere una terapia di tipo cognitivo-comportamentale, che consiste nell’apprendimento da parte del paziente di tecniche volte a controllare e gestire la propria fobia. Le tecniche del biofeedback, ad esempio, sono proprio finalizzate a riconoscere la propria paura e gli elementi che la innescano in modo tale da poterli tenere sotto controllo. Possono risultare, inoltre, particolarmente utili le tecniche di meditazione o la pratica del mindfulness.
Infine, sono sempre di più gli approcci terapeutici in cui si ricorre alla Realtà Virtuale. Il trattamento consiste in un’esposizione graduale del paziente alla condizione o situazione che fanno da trigger per la reazione fobica. Il tutto avviene in ambiente controllato e sotto la supervisione dello specialista.
(7 Marzo 2022)