L’attenzione selettiva è un complesso processo cognitivo che svolge un ruolo fondamentale nella capacità di concentrarsi su determinati stimoli.
Questo fenomeno, spesso noto come “filtro dell’attenzione”, consente di gestire l’abbondanza di informazioni che ci circonda. Ma cosa caratterizza davvero l’attenzione selettiva e come funziona?
La dottoressa Giovagnoli, neurologa e psicoterapeuta di Santagostino Psiche, spiega cos’è l’attenzione selettiva, analizzando i suoi meccanismi sottostanti e fornendo consigli su come sfruttarla a nostro vantaggio nella vita quotidiana.
Che cosa si intende per attenzione selettiva?
Il termine attenzione selettiva si riferisce alla capacità di concentrarsi o focalizzarsi su un particolare stimolo, informazione o evento, mentre si ignorano o si diminuisce l’attenzione verso altre informazioni in arrivo nella stessa situazione.
Questo processo cognitivo è fondamentale per le attività quotidiane e può influire su altre funzioni cognitive, compresi l’apprendimento, la memoria e la percezione. L’attenzione selettiva ci consente di scegliere, tra i numerosi stimoli che arrivano ai nostri organi di senso dal mondo esterno e dal nostro corpo, quelli che hanno importanza nel momento presente e contestualmente di inibire gli altri.
La selezione, il filtraggio e l’inibizione dell’interferenza generata da stimoli contemporanei o dai nostri stessi pensieri, sono processi chiave per un’efficace attenzione selettiva. Poiché siamo costantemente bombardati da una vasta gamma di stimoli ambientali, somatici, viscerali, emozionali, mnesici, è impossibile dedicare un’attenzione continua e consapevole a ciascuno. L’attenzione selettiva ci consente quindi di dirigere la mente su ciò che riteniamo più rilevante in un dato momento.
Questo processo di selezione può avvenire a diversi livelli. Ad esempio, possiamo selezionare informazioni visive concentrandoci solo su determinati dettagli all’interno di un’immagine o ignorando completamente alcune parti dell’ambiente visivo. Allo stesso modo, possiamo selezionare informazioni uditive, concentrandoci solo su determinati suoni o conversazioni, mentre ignoriamo rumori di fondo o altre voci.
A cosa è dovuto il processo di attenzione selettiva?
L’attenzione selettiva può essere influenzata da vari fattori, come l’importanza del compito in corso, la novità degli stimoli o la loro rilevanza per i nostri scopi. Ad esempio, se stiamo lavorando su un compito impegnativo, saremo più inclini a filtrare stimoli distrattivi e ad allocare la nostra attenzione solo sul compito principale.
Esistono alcune teorie che cercano di spiegare come funziona l’attenzione selettiva. Una delle più note è quella del filtro attenzionale proposta da Donald Broadbent. Secondo questa teoria, l’attenzione selettiva funziona come un filtro mentale che solleva solo le informazioni rilevanti per la consapevolezza e restringe l’accesso a quelle non rilevanti.
Teoria del filtro attenzionale
La teoria del filtro attenzionale di Donald Broadbent, sviluppata nel 1958 in collaborazione con lo scienziato cognitivo Colin Cherry, è una delle ricerche più importanti di Broadbent. Secondo questa teoria, l’attenzione funziona come un filtro che seleziona e dà priorità ai segnali rilevanti provenienti dall’ambiente, mentre i segnali irrilevanti vengono filtrati e respinti.
Secondo la teoria del filtro attenzionale di Broadbent, l’informazione sensoriale arriva all’attenzione attraverso canali multipli, ma solo una parte di essa viene selezionata per l’elaborazione e la consapevolezza. Il filtro attenzionale funge da meccanismo per filtrare le informazioni in base alle loro caratteristiche fisiche, come la posizione spaziale o gli attributi sensoriali.
Teoria del filtro attenuato
La teoria del filtro attenuato di Anne Treisman suggerisce che l’attenzione selettiva opera attenuando le informazioni irrilevanti invece di bloccarle completamente. Secondo questa teoria, conosciuta come Modello dell’Attenuazione, il filtro nel processo attentivo scarta in parte le informazioni inutili, ma permette comunque a parte di esse di passare, seppur in forma ridotta o meno intensa.
In questa teoria, il filtro non è un interruttore binario di accensione/spegnimento, ma piuttosto un meccanismo che modifica la forza o l’intensità degli stimoli in ingresso. Le informazioni ritenute meno rilevanti o meno importanti vengono debilitate mentre le informazioni considerate più importanti o rilevanti vengono elaborate con maggior attenzione e priorità.
Il modello dell’attenuazione ipotizza che la selezione delle informazioni rilevanti si basi sia su caratteristiche fisiche (ad esempio, intensità, tonalità) che su caratteristiche semantiche (ad esempio, significato, rilevanza). Le informazioni attenuate possono comunque influenzare l’elaborazione in qualche misura ma il meccanismo di attenzione selettiva consente di dare priorità alle informazioni più rilevanti e di elaborarle in modo più approfondito.
Teoria del sistema supervisore attenzionale
Secondo la teoria del sistema supervisore attenzionale, formulata da Norman e Shallice, le informazioni che arrivano alle strutture percettive sensoriali vengono immesse in un database di attivazione sensoriale dove restano disponibili per un intervallo di tempo limitato, fintanto che un dato compito o azione non sono completati. Dal database le informazioni vengono trasferite al magazzino di selezione controllato dal supervisore attenzionale che valuta quelle più competitive (importanti per un dato compito) e le confronta con le informazioni contenute nel database di attivazione sensoriale. Le informazioni selezionate sono successivamente processate dai sistemi di elaborazione psicologica e quindi utilizzate dai sistemi effettori che conducono all’azione.
Il sistema supervisore attenzionale comprende diverse componenti, alcune che fungono da contenitore, altre che hanno potere “decisionale” poiché scelgono, in base ai nostri obiettivi, motivazioni, emozioni, e alle caratteristiche strutturali e funzionali degli stessi stimoli, quali informazioni meritano di essere mantenute sotto i riflettori dell’attenzione consapevole per il compito o azione in corso.
Questo modello è contraddistinto dalla flessibilità mentale (il passaggio fluido da un’informazione all’altra) e in questo richiama il modello delle funzioni esecutive che è connotato da alternanza, aggiornamento e inibizione delle informazioni in rapporto all’azione finalizzata in corso.
Quali sono le principali tipologie di attenzione?
Le tre principali tipologie di attenzione sono:
- attenzione selettiva: implica la capacità di focalizzarsi su specifici stimoli, filtrando quelli irrilevanti o distruttivi. Questo tipo di attenzione ci permette di concentrare la nostra attenzione sugli elementi più rilevanti o importanti in un dato momento
- attenzione sostenuta: si riferisce alla capacità di mantenere la concentrazione e la focalizzazione su una specifica attività o stimolo per un periodo di tempo esteso. Questo tipo di attenzione è necessaria per svolgere attività continue che richiedono uno sforzo mentale prolungato
- attenzione alternata o divisa: è la capacità di alternare l’attenzione su due stimoli (ad esempio lettere e cifre). Ci permette di spostare l’attenzione da uno stimolo all’altro, richiedendo una notevole energia mentale.
È necessario tenere presente che l’attenzione è un processo cognitivo complesso, che è soggetto a variazioni o ulteriori tipologie di attenzione.
Su quali processi si basa l’attenzione selettiva?
L‘attenzione selettiva si snoda attraverso un meccanismo di filtraggio delle informazioni che ci permette di concentrarci solo su ciò che è rilevante in un determinato momento. Questo meccanismo si basa su diversi processi, tra cui:
- bottom-up processing (elaborazione del basso verso l’alto): i processi percettivi selezionano automaticamente gli stimoli che si distinguono nel contesto, ad esempio per colori, forme o movimenti inusuali. Questi stimoli salienti vengono catturati dall’attenzione e possono richiedere la nostra attenzione anche se non erano inizialmente rilevanti
- top-down processing (elaborazione dall’alto verso il basso): la nostra esperienza, le aspettative e gli obiettivi influenzano la selezione dell’attenzione. Attraverso l’utilizzo di conoscenze precedenti e schemi mentali, possiamo indirizzare la nostra attenzione verso specifici stimoli o caratteristiche che riteniamo importanti per il compito che stiamo svolgendo.
Il meccanismo di attenzione selettiva si basa sulla competizione tra diversi stimoli che cercano di attirare la nostra attenzione. In questo processo, gli stimoli che sono ritenuti rilevanti vengono amplificati, mentre quelli irrilevanti vengono inibiti o ignorati.
L’effetto cocktail party
Per comprendere meglio l’attenzione selettiva è possibile esaminare come funziona in una situazione concreta, che potrebbe essere stata sperimentata da molti.
Per esempio, si può immaginare di trovarsi in una festa affollata, con numerose voci che si sovrappongono in modo caotico. Le varie tonalità, volumi e frequenze dei suoni costituiscono una complessa miscela che, dopo un po’, sfuma in secondo piano nel campo percettivo.
Nonostante il rumore di fondo, nel momento in cui qualcuno pronuncia il proprio nome o tratta un argomento di interesse, l’attenzione sembra concentrarsi istantaneamente su quella sorgente specifica. Questo fenomeno mette in luce la potenza dell’attenzione focalizzata, capace di emergere con notevole efficacia persino in un contesto caotico di stimoli concorrenti.
Il cervello umano, caratterizzato da una straordinaria selettività, è in grado di discriminare e privilegiare informazioni rilevanti anche in ambienti densamente popolati da input e distrazioni. L’effetto cocktail party illustra come, nonostante il caos circostante, sia possibile concentrarsi intensamente su ciò che viene percepito come significativo o rilevante in quel preciso istante, dimostrando la capacità innata del sistema di attenzione di operare in modo mirato e selettivo.
Come usare l’attenzione selettiva a nostro vantaggio? Esempi ed esercizi
Per utilizzare l’attenzione selettiva al meglio, è possibile seguire alcune strategie e pratiche quotidiane. Ecco alcuni suggerimenti:
- mono-tasking: dedicare la propria attenzione a un singolo compito alla volta, evitando di essere distratti da altre attività o notifiche. Concentrarsi completamente su un compito aumenta la produttività e migliora la qualità del lavoro svolto
- ridurre le distrazioni: creare un ambiente di lavoro o di studio privo di distrazioni, come rumori o dispositivi elettronici. È possibile mettere il telefono in modalità silenziosa o disattivare le notifiche su computer per evitare interruzioni durante le attività importanti
- pianificare il proprio tempo: organizzare il tempo in modo da dedicare periodi specifici a compiti importanti. Si possono utilizzare tecniche di gestione del tempo, come la tecnica del Pomodoro, che prevede brevi periodi di lavoro intenso seguiti da pause regolari, per mantenere elevati livelli di attenzione e aumentare l’efficienza
- allenare la mente: esercizi di meditazione e mindfulness possono aiutare ad allenare l’attenzione selettiva. Concentrarsi sul respiro o sulle sensazioni del corpo durante la pratica può aiutare a sviluppare la capacità di concentrarsi su un singolo oggetto ed evitare distrazioni
- impostare priorità: identificare le attività più importanti e concentrare le proprie energie su di esse. Imparare a distinguere tra ciò che è urgente e ciò che è importante per evitare di disperdere l’attenzione su compiti meno rilevanti
- esercizi di ricerca visiva: allenarsi a notare dettagli specifici in un ambiente caotico. Ad esempio, cercare oggetti di un certo colore o forma in una stanza affollata. Questo può aiutare a sviluppare la capacità di selezionare gli stimoli rilevanti e ignorare quelli irrilevanti.