Il disturbo schizoide di personalità

Il disturbo schizoide di personalità porta a isolamento, a rifuggire il contatto sociale e alla poca espressione delle emozioni. Con la psicoterapia si può aiutare la persona ad entrare in contatto con sé e a imbastire relazioni.

Il disturbo schizoide di personalità

La persona che soffre di disturbo schizoide di personalità mostra distacco e disinteresse rispetto alle relazioni sociali.

Allo stesso tempo, la gamma di emozioni che dimostra è comunque ridotta. Attualmente non sono conosciute le cause che lo determinano, ma è possibile intervenire con la psicoterapia. Così da rendere la persona più consapevole di come funziona, dandogli strumenti per imparare ad esprimere le proprie emozioni. E per instaurare rapporti più vissuti e condivisi.

Antonino Cascione, psicologo e psicoterapeuta del Santagostino, ci aiuta a inquadrare questo disturbo.

Disturbo schizoide di personalità, cos’è?

Molti di noi amano stare in compagnia o trascorrere del tempo con gli altri. Ma cosa succede quando una persona non sente il bisogno di interagire o di stringere legami affettivi? Questo è il caso del disturbo schizoide di personalità, una condizione che influisce profondamente sulle relazioni sociali e sulle emozioni.

Il DSM-5, che è il manuale diagnostico maggiormente usato dagli esperti in psichiatria, inserisce il disturbo schizoide di personalità nel gruppo A, insieme ad altri disturbi (Disturbo schizotipico e Disturbo Paranoide di Personalità) che influenzano le emozioni e le relazioni sociali in modo simile. Il DSM-5, nello specifico, lo definisce come un “pattern caratterizzato da un distacco dalle relazioni sociali e da una gamma ristretta di espressività emotiva”. Di solito compare nell’adolescenza o nella prima età adulta e tende a mantenersi stabile nel tempo.

Le persone con disturbo schizoide appaiono riservate, poco interessate ai rapporti umani e spesso emotivamente distanti. Non è tanto una questione di ansia o paura del giudizio altrui, ma di una reale mancanza di interesse per le interazioni sociali.

Come si comporta una persona schizoide?

Una persona con disturbo schizoide di personalità può apparirci estremamente ritirata, distante e poco coinvolta nelle dinamiche sociali. Sembra vivere “in un mondo tutto suo”, tendendo a isolarsi e a mantenere le distanze dagli altri.

Di solito ha pochi amici o nessuno e preferisce impegnarsi in attività solitarie, sia nel tempo libero sia nel proprio lavoro. Infatti, se impiegata in ambiti professionali, tende a funzionare meglio in ruoli che richiedono logica, razionalità e autonomia, evitando contesti nei quali è necessaria una frequente interazione sociale.

Tuttavia è in grado di gestire meglio il rapporto con colleghi o clienti se la comunicazione avviene in modo mediato, per esempio attraverso mail o chat, piuttosto che con interazioni dirette o telefoniche. Anche nelle relazioni amorose può presentare delle difficoltà: spesso non sente il bisogno di intimità emotiva e può non sperimentare la mancanza di un partner.

Le persone con questo disturbo tendono ad apparire molto indipendenti, ma poco inclini a condividere pensieri ed emozioni. Talvolta, fanno fatica a comprendere i sentimenti altrui, risultando poco empatici poiché il mondo emotivo proprio e altrui gli è estraneo.

Di frequente la persona con disturbo schizoide di personalità non è consapevole del proprio funzionamento e delle proprie caratteristiche di personalità e può trovare difficile fidarsi e affidarsi agli altri. Questo è anche il motivo per cui, spesso, non chiedono aiuto a un professionista.

Che differenza c’è tra schizoide e schizofrenico?

Il disturbo schizoide di personalità e la schizofrenia potrebbero sembrare simili, ma in realtà presentano delle differenze sostanziali. Si potrebbe dire che si collocano lungo un continuum, ma non vanno confusi.

La principale differenza è che la persona con disturbo schizoide di personalità mantiene un contatto con la realtà e un’organizzazione del pensiero intatta. Le sue capacità logiche e cognitive non sono compromesse e rimane pienamente consapevole di ciò che lo circonda, anche se tende a restarne emotivamente distaccata.

Nella schizofrenia invece compaiono sintomi più gravi e invalidanti, come deliri e allucinazioni, che alterano profondamente la percezione della realtà. Questi sintomi non sono presenti nel disturbo schizoide di personalità, che è caratterizzato per lo più da isolamento sociale e ridotta espressività emotiva, senza compromissioni cognitive o psicosi.

A cosa è dovuto il disturbo schizoide di personalità?

Le esatte cause del disturbo schizoide di personalità non sono ancora del tutto chiare, ma gli esperti suggeriscono che fattori genetici, esperienze di vita e ambiente familiare possono giocare un ruolo importante nello sviluppo del disturbo.

Uno degli elementi che sembra aumentare il rischio di sviluppare questo disturbo è una storia familiare di disturbi psichiatrici, come la schizofrenia o il disturbo schizotipico di personalità, soprattutto tra i parenti di primo grado.

Inoltre, le esperienze infantili e il tipo di cure ricevute possono giocare un ruolo altrettanto significativo. Spesso nei pazienti con disturbo schizoide di personalità emerge che durante l’infanzia i bisogni emotivi fondamentali non sono stati adeguatamente soddisfatti. Esperienze di rifiuto, trascuratezza o negligenza possono avere portato a un ritiro sociale come strategia difensiva, per proteggere una personalità ancora in fase di sviluppo da un ambiente percepito come minaccioso.

Come capire se una persona ne soffre?

Per capire se una persona presenta un disturbo schizoide di personalità e, quindi, fare diagnosi, è necessario raccogliere diverse informazioni, in modo da avere un quadro completo del funzionamento del paziente. La prima fonte di valutazione è sicuramente il colloquio clinico, attraverso il quale il professionista può effettuare un’attenta anamnesi e verificare se la persona soddisfa i criteri del DSM-5 per questa condizione.

Per porre diagnosi di disturbo schizoide di personalità, il paziente deve presentare un modello persistente di distacco e disinteresse nei confronti delle relazioni sociali, insieme con una limitata espressione emotiva durante le interazioni sociali.

Il DSM-5, inoltre, richiede che almeno quattro dei seguenti criteri siano presenti:

  • non desidera e non ha piacere nelle relazioni strette, incluso l’appartenere ad una famiglia
  • quasi sempre sceglie attività solitarie che escludono la possibilità di passare tempo con gli altri
  • dimostra poco o alcun interesse per le esperienze di tipo sessuale con un’altra persona
  • prova piacere in poche o nessuna attività
  • non ha amici stretti o confidenti, eccetto i parenti di primo grado
  • appare indifferente sia alle lodi che alle critiche altrui
  • mostra freddezza emotiva, distacco o affettività appiattita.

Oltre al colloquio diretto con la persona, per una diagnosi accurata si possono utilizzare test specifici, questionari di autovalutazione o interviste cliniche strutturate. Può essere utile anche raccogliere informazioni da familiari e conoscenti, per avere una visione più completa del comportamento e delle difficoltà sociali del paziente, delle quali spesso non è consapevole.

Come aiutare uno schizoide?

Quando si interagisce con una persona con disturbo schizoide, è importante rispettare il suo bisogno di spazio, senza forzare il contatto emotivo. Aiutare qualcuno con questo disturbo a sentirsi a proprio agio potrebbe richiedere tempo e pazienza.

Il trattamento più indicato per aiutare una persona con disturbo schizoide di personalità è la psicoterapia.  Affinché il percorso sia efficace, bisogna costruire una stabile relazione di fiducia tra il paziente e il terapeuta. Un processo che richiede tempo, perché chi soffre di questo disturbo ha difficoltà a lasciarsi andare e ad affidarsi agli altri. Rispettare i suoi confini e permettergli di aprirsi gradualmente è un passaggio obbligato.

Attraverso la psicoterapia il paziente può imparare a comprendere meglio il proprio funzionamento, a riconoscere ed esprimere le proprie emozioni e a sviluppare migliori competenze sociali. Può essere utile anche un percorso di psicoterapia di gruppo. Il confronto con altre persone in un ambiente protetto, accogliente e non giudicante può rappresentare un’opportunità preziosa per sperimentare vicinanza emotiva e migliorare le proprie abilità sociali.

Se il paziente manifesta anche altri sintomi associati, può essere necessaria una valutazione psichiatrica per capire se un supporto farmacologico possa essere utile.