Inside Out 2: un’analisi psicologica

Inside Out 2 parla del cambiamento delle emozioni e dell'aumento della loro complessità durante il delicato periodo dell'adolescenza. La dottoressa Sara Di Croce, psicoterapeuta di Santagostino Psiche, ce ne parlerà in questo articolo per comprendere al meglio questo film.

Inside Out 2: un’analisi psicologica

Il primo film Inside Out della Pixar ha ottenuto un ampio consenso per la sua
rappresentazione creativa delle emozioni e della psiche umana. Con l’uscita di Inside Out 2, l’interesse psicologico si rinnova. Ne parliamo in questo articolo con la dottoressa Sara Di Croce, psicoterapeuta di Santagostino Psiche.

Di cosa parla Inside Out?

Nel primo Inside Out, vediamo Riley, una ragazza di 11 anni, affrontare un importante cambiamento di vita con il trasferimento della sua famiglia. Le emozioni – Gioia, Tristezza, Rabbia, Paura e Disgusto – rappresentano diverse parti del suo sé. Il film esplora come queste emozioni interagiscono per aiutare Riley a navigare le sfide della crescita e del cambiamento.

Di cosa parla Inside Out 2?

In Inside Out 2, la storia approfondisce ulteriormente l’adolescenza di Riley, un periodo critico per lo sviluppo del sé. L’adolescenza è caratterizzata dalla ricerca di appartenenza e dall’esplorazione dell’identità, spesso portando i giovani a conformarsi alle norme sociali e alle aspettative degli altri. Nell’affrontare la pubertà Riley sperimenta un aumento ‘del volume’ delle emozioni e delle loro intensità: è molto rappresentativa ed
efficace la scena seguente al ‘cambio della consolle’, ora molto più ‘sensibile’: tutte le emozioni di base, non appena la toccano, danno luogo a ‘comportamenti esplosivi’ difficili (ed esasperanti) da decifrare per i genitori e gli adulti in generale. Vengono quindi introdotte nuove emozioni per rappresentare sentimenti più complessi e maturi che emergono durante l’adolescenza, come l’ansia sociale o l’imbarazzo.

Cosa è il Falso Sè?

Dato che l’ansia (sociale) e la paura del rifiuto dominano il comportamento, Riley nasconde le sue vere emozioni ai genitori per evitare delusioni o conflitti, e presentare una facciata diversa agli amici per essere accettata, mettendo in campo quello che potremmo definire un “falso sé”. Questo termine, coniato
dallo psicoanalista britannico Donald Winnicott, si riferisce a un aspetto dell’identità che si sviluppa in risposta alle aspettative e pressioni esterne, a scapito del vero sé. In questo contesto, il concetto di falso sé diventa centrale. Il “falso sé” è una maschera che le persone indossano per adattarsi ai desideri degli altri, evitare il conflitto, o ottenere approvazione.
Questo concetto è particolarmente rilevante nell’infanzia e nell’adolescenza, periodi in cui l’individuo è più vulnerabile alle influenze esterne e sta ancora formando la propria identità.
In questo senso è esemplificativo che all’inizio del film Riley non corregga le ragazze che la
chiamano ‘Mitchigan’, negando una parte della sua identità, mentre alla fine, dopo la sua
evoluzione, le ragazze la chiamano, correttamente, ‘Minnesota’.

Come funzionano le emozioni in adolescenza?

Le emozioni di base di Riley, spedite attraverso un ‘pericolante’ macchinario di comunicazione con l’inconscio, affrontano una serie di sfide che rappresentano i conflitti e le pressioni tipiche dell’adolescenza. Questo viaggio simboleggia il processo di integrazione e crescita emotiva necessario per la formazione di un’identità complessa e autentica. Riley si trova a dover affrontare le pressioni sociali, le aspettative accademiche e i cambiamenti fisici della pubertà.

Le emozioni di base possono essere rappresentate come frammentate o in conflitto, riflettendo l’instabilità emotiva tipica di questa fase: infatti Riley si trova a dover fronteggiare una perdita temporanea di equilibrio (questo è uno dei punti di forza del film)  innescata da eventi non ‘apertamente traumatici’ ma facenti parte dell’esperienza umana di tutti. Alla fine del viaggio, le emozioni di base imparano a lavorare insieme a quelle più adolescenziali in modo più armonioso.

Che ruolo ha ogni emozione?

La comprensione e l’accettazione reciproca permettono una gestione più equilibrata delle esperienze emotive di Riley. Ogni emozione riconosce il proprio valore e il contributo unico al suo benessere. Ad esempio, Gioia può comprendere l’importanza della Tristezza per l’elaborazione delle perdite e per lo sviluppo dell’empatia.
Alla fine del film Riley impara a bilanciare le pressioni sociali e le aspettative esterne con i suoi sentimenti autentici. L’integrazione delle emozioni rappresenta il processo di riconoscimento e accettazione del vero sé. La capacità di Riley di riconoscere e vivere emozioni complesse e contraddittorie riflette una maggiore maturità psicologica e la formazione di un sé autentico, che non rispecchia più né il sé ‘angelicato’ dell’infanzia, né il sé disregolato della crisi di ansia. Lo psicanalista Thomas Ogden parla della “posizione transizionale”, dove l’individuo può sperimentare e integrare nuove parti del sé. Le varie sfide e crisi affrontate da Riley durante l’adolescenza possono essere viste come esperienze transizionali che contribuiscono alla crescita e all’integrazione del sé. Il viaggio di ritorno delle emozioni rappresenta come il conflitto e la crisi possono portare a una maggiore resilienza e crescita personale. 

Il significato di Inside Out 2

Inside Out 2 esplora in modo significativo i complessi processi psicologici che accompagnano l’adolescenza. Attraverso il viaggio delle emozioni di Riley e la loro integrazione, il film illustra come affrontare e accettare tutte le emozioni sia cruciale per la formazione di un sé più articolato e autentico. Utilizzando le teorie di Thomas Ogden, possiamo vedere come Riley sviluppa una maggiore complessità emotiva e autenticità,
promuovendo una comprensione più profonda delle sfide e delle opportunità della crescita adolescenziale.