Isteria è un termine che evoca una miriade di immagini e interpretazioni spesso errate nella mente di molti.
Tanto discussa nella storia della psicologia, l’isteria è in realtà un disturbo di personalità caratterizzato da manifestazioni emotive e comportamentali esagerate e teatrali, spesso legate a fattori psicologici e sociali.
Per gettare luce su questo tema intricato, ci siamo rivolti alla psicologa e psicoanalista Sara Di Croce, che ci ha illustrato le radici, i sintomi e le implicazioni cliniche dell’isteria, aiutandoci a comprenderla meglio.
Cosa si intende per isteria?
L’isteria è un disturbo psichico che Freud (1892-1895) definisce nevrosi di traslazione. Essa si manifesta mediante la comparsa di sintomi apparentemente organici, quali disturbi motori, sensoriali, vegetativi, verbali. Questi sintomi, tuttavia, non derivano da lesioni organiche ma dalla conversione sul corpo di affetti e rappresentazioni inconsce.
L’insorgenza, l’esacerbazione e il mantenimento dei sintomi somatici e non sono attribuiti tipicamente a fattori psichici e vengono favoriti da momenti di tensione emotiva e stress. Attualmente è definita ‘disturbo di conversione’.
Dove nasce l’isteria?
Il termine “isteria” deriva infatti dal termine greco hysteron, che significa utero. Infatti, secondo Ippocrate, “l’utero è la causa di tutte le malattie delle donne”.
La medicina tradizionale considerava l’isteria una “malattia nervosa” esclusivamente femminile e perciò ne ricercava le cause a livello neurologico. Charcot, neurologo francese, fu il primo a ipotizzare l’origine psichica dell’isteria e iniziò a tentarne il trattamento attraverso tecniche ipnotiche.
Sottoposte ad ipnosi, le isteriche rivivevano esperienze infantili di tipo traumatico, in particolare traumi di tipo sessuale. La riemersione di tali ricordi nello stato di trance aveva come effetto una parziale remissione dei sintomi: sembrava davvero che, ciò che la mente non poteva ricordare, trovasse una via per esprimersi attraverso il corpo.
L’isteria ha mantenuto la sua importanza come sindrome nevrotica per molto tempo. Nei manuali di psichiatria fino agli anni ’80 del ‘900 veniva indicata infatti come nevrosi isterica e descritta come una sindrome caratterizzata da tre tipi di manifestazioni:
- Parossismi o crisi acute caratterizzate dai prodromi, dal periodo epilettoide, dal periodo di contorsioni, dal periodo di trance o delle attitudini passionali, dal periodo terminale o verbale di ritorno alla coscienza;
- Manifestazioni durature caratterizzate dall’inibizione delle funzioni psicomotorie (paralisi, anestesie, contratture);
- Manifestazioni viscerali (alterazioni trofiche generali, manifestazioni emorragiche localizzate, febbre senza causa organica).
Nel 1980, tuttavia, la comparsa dei manuali diagnostico-descrittivi, sembra sancire la fine dell’isteria. Il termine scompare ufficialmente ed è come se nelle sue manifestazioni fenomeniche venisse assorbita nei disturbi somatoformi e dissociativi.
Che cos’era l’isteria per Freud?
Nel 1885, Freud vinse una borsa di studio per studiare il metodo sperimentale di Charcot. In seguito, proseguendo nei suoi studi sull’isteria, abbandonò l’uso dell’ipnosi ed elaborò il metodo psicoanalitico.
Anche se adesso il suo impianto teorico può apparirci superato, gli va riconosciuto il merito di essere stato il primo a prendere sul serio le sofferenze delle donne prese in esame. Freud capì che una parte dei traumi sessuali rivissuti dalle pazienti non dipendevano da una reale e diretta esperienza di abuso ma dall’aver vissuto delle esperienze emotive di amore per il padre o di odio per la madre poi ritenute inaccettabili per la coscienza ma rimaste in qualche modo ‘attive e ‘fissate ed espresse’ nel corpo.
Nel corso di una terapia psicoanalitica, questi contenuti inconsci vengono trasferiti sulla figura dell’analista che pertanto può identificarne l’origine e può facilitarne l’elaborazione. Il trasferimento di affetti e rappresentazioni connessi agli oggetti parentali sull’analista indusse Freud a definire l’isteria come una delle nevrosi di traslazione.
Quali sono i sintomi dell’isteria?
Sebbene non vi sia più la presenza di sintomi isterici eclatanti, legati alla condizione femminile nella borghesia ottocentesca, i fattori psicologici e sociali che li generavano persistono, influenzando la formazione di una personalità riconoscibile. Tuttavia, è stato appurato che lo stile di personalità isterico non è specifico delle donne: la clinica individua infatti organizzazioni di personalità isteriche anche nel mondo maschile, sia omosessuale che eterosessuale.
La personalità isterica, chiamata istrionica per indicare i casi più gravi, presenta un presentazione teatrale di sé che può essere caratterizzata da:
- Enfasi nel linguaggio,
- Espressioni facciali esagerate,
- Abbigliamento e postura eccentrici, volti a richiamare fortemente lo sguardo altrui,
- Un’esasperazione dell’atteggiamento, percepita come artificiosità.
Di solito si tratta di donne dinamiche – ma come abbiamo detto in numero minore anche uomini – sentimentali, fortemente attratte/i da scene romanzesche e drammi personali. Si caratterizzano per un’emotività tempestosa, molto intensa, vissuta ed espressa visceralmente.
In generale, tendono ad accentuare le loro caratteristiche di genere presentando tratti iperfemminilizzati o ipermascolinizzati. I loro discorsi ruotano di frequente sulle differenze tra “mondo maschile” e “mondo femminile”, concetti che utilizzano in modo piuttosto stereotipato. Non a caso, hanno la propensione ad entrare in competizione con individui dello stesso genere, mentre al contempo esaltano ma sottilmente svalutano il genere opposto.
Sono molto seduttive/i, anche se spesso in modo inconsapevole. Nonostante la tendenza a sessualizzare le relazioni e l’aura erotica che le accompagna, però, possono provare difficoltà a sperimentare piacere nella relazione intima.
Il pensiero isterico ha un carattere definito dalla letteratura specialistica come “impressionistico”: le descrizioni sono molto generiche, imprecise, prive di dettagli e di concatenamento logico temporale. Al tempo stesso possono essere molto evocative, colorate, piene di accese tonalità affettive. Ciò accade perché la mente delle personalità isteriche è predisposta a cogliere principalmente gli stati emotivi, i vissuti. Questa particolare caratteristica cognitiva può renderle persone molto creative; inoltre, le facilita nella lettura del linguaggio non verbale e nella comprensione empatica dell’altro, incrementando la loro sensibilità umana e relazionale.
A cosa è dovuta l’isteria?
Alla base del disturbo isterico di personalità si suppongono relazioni familiari caratterizzate da un forte squilibrio tra generi, in cui la figura materna è percepita come impotente, dipendente e priva di valore, mentre quella paterna come attraente e spaventante. Ecco perché seppur diano l’impressione di essere manipolatrici, diversamente dalle personalità psicopatiche, i loro trucchi, strategie e inganni non sono mezzi per sfruttare l’altro a proprio vantaggio, ma soltanto modi per assicurarsene la vicinanza.
Per la cura dell’aspetto, i modi manierati, la tendenza a porsi al centro della scena, possono apparire persone narcisisticamente centrate su di sé ma, a differenza dei veri narcisisti, hanno una spiccata sensibilità verso i bisogni degli altri, sono in grado di stringere legami e amare profondamente, con sincera passione e trasporto.
Analogamente alle personalità narcisistiche, hanno serie difficoltà nella regolazione dell’autostima ma, a differenza di queste ultime, la percezione svalutata non riguarda la globalità del sé, ma soltanto il proprio genere. La disregolazione emotiva suggerisce che le cause possono ricercarsi anche in traumi non risolti, influenze culturali e predisposizioni genetiche.
Isteria: diagnosi e trattamento
Come tutti i disturbi di personalità, l’isteria non è trattabile farmacologicamente. L’unico intervento indicato è una terapia di supporto introspettiva: nel caso dell’isteria, la psicoterapia ad indirizzo psicoanalitico vanta una storia di riflessioni e teorizzazioni senza uguali. Tuttavia i fattori centrali di riuscita dipendono da una concettualizzazione accurata e da fattori aspecifici, come alleanza terapeutica e motivazione personale.
(11 Marzo 2024)