La mania fa sì che il soggetto viva una eccessiva e insolita condizione di benessere e una “quota” di energia che difficilmente riesce a investire in modo funzionale e proficuo.
Quando infatti gli episodi maniacali si ripetono nel tempo, può verificarsi una compromissione del benessere della persona e della sua vita affettiva, sociale e lavorativa.
In cosa consiste di preciso la mania, come si effettua una sua diagnosi e quali approcci terapeutici sono previsti? Ne scrive la dottoressa Francesca Pelizzoni, psicologa e psicoterapeuta, oltre che specialista in psicodramma classico, del Santagostino.
Che cosa si intende con il termine mania?
La mania, meglio definibile come episodio maniacale o crisi maniacale, è un periodo di umore insolitamente ed eccessivamente elevato, espansivo oppure irritabile nel quale le persone sono euforiche, iperattive.
Durante un episodio maniacale, queste persone hanno illimitata fiducia nelle loro risorse e provano un estremo senso di benessere. Di norma chi è in fase maniacale non dimostra di avere consapevolezza dell’alterazione del proprio stato.
Quale origine ha il termine mania?
Il termine mania è stato utilizzato nel linguaggio medico del passato, prima dello sviluppo della psichiatria contemporanea, per indicare la malattia mentale. In filosofia, è stato Platone, nel dialogo intitolato Fedro, ad approfondire questo concetto.
La sua etimologia permette di accostarlo al verbo greco màinomai, traducibile in italiano con le espressioni: “smanio”, “sono pazzo”.
Che cosa significa avere una mania?
Quando un soggetto soffre di mania, vuol dire che soffre di un disturbo mentale che associa momenti di mania a momenti depressivi. La mania è, nello specifico, una manifestazione del disturbo bipolare, con caratteristiche di gravità che possono portare al ricovero.
Il disturbo bipolare, a sua volta, si specifica in due fasi:
- la fase depressiva, caratterizzata da un tono generale dell’umore molto basso, con pensieri negativi sul futuro, su di sé e sugli altri, alterazioni del sonno (suo eccesso o al contrario insonnia) e alterazioni dell’alimentazione, che possono determinare una diminuzione o un aumento di peso
- la fase maniacale che, come specifichiamo a breve, è contraddistinta tra gli altri aspetti da impulsività e agitazione, una generale sensazione di euforia accompagnata da incapacità di concentrarsi.
La ciclotimia rientra tra i disturbi bipolari, ma possiede caratteristiche di minore gravità, poiché le oscillazioni dell’umore sono minori e variano tra fasi ipomaniacali e fasi di lieve depressione.
Cosa sono le crisi maniacali, e come si caratterizzano?
Le crisi si manifestano spesso con comportamenti esagerati, eccessivi, con possibili abusi di sostanze o di alcool, agitazione psicomotoria. Le persone mostrano un’autostima ipertrofica, si sentono grandiose, dormono poco, parlano moltissimo (sono logorroiche), mostrano agitazione psicomotoria, fuga del pensiero, distraibilità.
Ci sono tuttavia ulteriori sintomi che si manifestano durante una crisi maniacale:
- una capacità ridotta nel portare a compimento i propri obiettivi
- una diminuita capacità di formulare giudizi e di fare pianificazione
- difficoltà nell’ottenere e mantenere concentrazione
- un interesse aumentato verso il sesso,
- attuazione di condotte che determinano rischi per la propria salute, come guida spericolata o assunzione di sostanze e/o alcolici.
Quando una persona è in pieno episodio maniacale, non passa molto tempo e i suoi comportamenti iniziano ad essere fuori proporzione o in chiaro contrasto con l’ambiente circostante.
Il soggetto infatti ha perso il senso della misura e non è, detto altrimenti, capace di controllarsi. Il rischio è che metta in atto comportamenti che possono risultare fastidiosi, irriverenti o addirittura disturbanti. Qualora contraddetto, può manifestare irritabilità e tristezza e reagire con ostilità, prepotenza, fino a poter esplodere in rabbia.
Ma il quadro può peggiorare ulteriormente. Gli episodi maniacali possono portare a perdere il senso della realtà, ad agiti aggressivi senza controllo e in alcuni casi anche al ricovero coatto. Gli episodi maniacali sono manifestazioni molto gravi perché chi ne soffre non ne è consapevole e può essere molto pericoloso per sé e per gli altri.
Come si effettua una diagnosi di mania?
Una diagnosi di mania viene effettuata in sede di anamnesi. secondo i criteri del DSM-5 (Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali), si parla di mania quando nel soggetto è osservabile un tono dell’umore eccessivamente espanso, elevato, eccitato oppure irritabile. Deve inoltre essere riscontrato nel soggetto un aumento, eccessivo e anormale, delle consuete attività quotidiane.
In termini più esatti, quando sono rilevati tre dei sintomi elencati in precedenza per una settimana, si ha diagnosi di episodio maniacale. Il criterio dei 7 giorni viene poi scalzato quando l’intensità sintomatologica è tale da richiedere il ricovero del soggetto.
Quali approcci terapeutici sono possibili?
La cura della mania non può prescindere la contemporanea cura degli episodi depressivi. È necessaria un’accurata diagnosi psichiatrica, oltre ad una consona terapia farmacologica.
A seconda del complessivo quadro clinico del paziente, possono essere prescritti dallo specialista antiepilettici, antipsicotici o il litio carbonato. Psicofarmaci, ricordiamo, che devono essere assunti sotto stretta ed esclusiva osservazione medica.
Accanto al trattamento farmacologico, il paziente è necessario intraprendere una psicoterapia di supporto e di rielaborazione nell’ottica, nel breve termine, di comprendere i segnali sintomatici di inizio di una fase maniacale o depressiva. Nel lungo termine è invece importante lavorare sulla consapevolezza della malattia e sulla sua ciclicità.
(6 Giugno 2022)