Psichiatria

Che cos’è la manipolazione mentale

Si verifica in un numerosi contesti e può influenzare notevolmente la vita di chi ne è vittima. Come fare a riconoscerla e contrastarla?

Che cos’è la manipolazione mentale

La manipolazione mentale è una dinamica che può influenzare notevolmente la vita delle persone, spesso in modi subdoli e impercettibili.

Sono molti i contesti in cui questo fenomeno può verificarsi: dalle relazioni personali a quelle professionali fino alle interazioni nella sfera pubblica.

In questo articolo, con l’aiuto della dott.ssa Marianna Palermo, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino, esploriamo il significato di manipolazione mentale, le forme con cui può manifestarsi nelle dinamiche interpersonali e le strategie utili per combatterla. 

Cosa vuol dire manipolazione psicologica?

La manipolazione psicologica consiste nel tentativo ripetuto nel tempo da parte di un manipolatore di distorcere e modificare la realtà nel tentativo di ottenere la gratificazione dei propri bisogni personali, spesso a scapito della persona manipolata.

Si tratta di un fenomeno complesso che coinvolge l’uso subdolo – cosciente o meno – di tattiche per influenzare o controllare il comportamento, le emozioni o i pensieri di un individuo, senza il suo pieno consenso o consapevolezza. Questo tipo di manipolazione può manifestarsi in molteplici modi, ma il risultato finale è lo stesso: il manipolatore cerca di ottenere ciò che desidera, a spese della vittima.

Un aspetto cruciale della manipolazione mentale è la capacità del manipolatore di esercitare un controllo significativo sulla vittima, spingendola a compiere azioni o a prendere decisioni che altrimenti non avrebbe fatto.

Come riconoscere la manipolazione mentale?

Come abbiamo visto, la manipolazione mentale può prendere forma attraverso vari comportamenti. Ma quali sono le attività di manipolazione solitamente messe in atto? Quali sono i messaggi tipici di un manipolatore? Vediamo le principali forme della manipolazione mentale.

Induzione del senso di colpa

In genere il manipolatore tende a svalutare e criticare la vittima e a utilizzare una comunicazione che tende a far sentire in colpa la persona manipolata per le proprie azioni, quando queste non sono in linea con ciò che il manipolatore si aspetta e desidera. Lo scopo è far sentire la vittima responsabile per le proprie scelte e giustificare il controllo del manipolatore sulla situazione.

Spesso chi manipola è solito rievocare anche episodi passati in cui la vittima ha commesso degli errori per rinfacciarle queste colpe. Questo crea un circolo vizioso in cui la vittima si sente costantemente in debito nei confronti del manipolatore e cerca di compiacere le sue richieste per alleviare il senso di colpa.

Distorsione della realtà

La persona manipolatrice tende a distorcere la realtà, ad essere vaga nella comunicazione e ad utilizzarla sempre a proprio vantaggio. Ciò può comportare anche il controllo delle informazioni a cui la vittima ha accesso e il ricorso alla disinformazione per confondere e dominare la narrazione.

Ad esempio, il manipolatore può negare fatti oggettivi o rovesciare la colpa delle proprie azioni sulla vittima. Può anche creare una realtà alternativa in cui la vittima si sente confusa e insicura della propria percezione degli eventi.

Ricatto emotivo

Talvolta, la manipolazione può assumere la forma di ricatto emotivo (“se davvero mi amassi, lo faresti per me”; “sei davvero egoista se non lo fai”), per cui la persona si sente costretta ad agire secondo ciò che si aspetta il manipolatore anche se agirebbe diversamente, pur di continuare a ricevere l’approvazione dell’altro e di continuare la relazione.

La vittima della manipolazione è infatti una persona che ha spesso un forte bisogno di essere approvata e amata da qualcuno. Spesso non si accorge subito di essere manipolata, ma inizia a sperimentare forte ansia e rabbia nei confronti del manipolatore. Alla lunga, l’essere costantemente vittima di manipolazione psicologica può ledere l’equilibrio emotivo e l’autostima della persona, può comportare spesso confusione e dubbi su di sé e sulle proprie azioni.

Isolamento

I manipolatori spesso cercano di isolare le loro vittime dall’ambiente circostante. Possono scoraggiare le relazioni con amici e familiari, creando così dipendenza emotiva. Messaggi come “io sono l’unico che ti capisce davvero” o “gli altri non vogliono il tuo bene come me” sono esempi comuni di questo atteggiamento.

Il manipolatore diventa la principale fonte di supporto e conforto per la vittima: l’isolamento ha l’effetto di rendere quest’ultima più vulnerabile e dipendente, poiché sola e priva di un sistema di supporto esterno. Questo fa sì che la persona manipolata sia più incline a cedere alla volontà del manipolatore, poiché convinta che il suo benessere emotivo dipenda interamente da questa relazione tossica.

Comunicazione passivo-aggressiva

La comunicazione manipolatoria può essere anche di tipo passivo-aggressivo: indirettamente il manipolatore tende a sabotare le iniziative della vittima e ad agire in modo tale da soddisfare ugualmente il proprio bisogno, che viene considerato sempre più valido e importante di quello della vittima.

Anche il silenzio punitivo è considerato una modalità di comunicazione passivo-aggressiva volta a manipolare l’altro: il manipolatore ignora deliberatamente o interrompe la comunicazione per punire la vittima o costringerla a conformarsi alle sue “direttive”.

Intimidazioni velate

Alcune persone possono utilizzare minacce o intimidazioni mascherate da esternazioni di preoccupazione o affetto. Per esempio, potrebbero dire “se ti comporti in quel modo, potresti trovarti in seri guai” oppure “fai meglio a stare attento, altrimenti potresti farti male”. 

Dichiarazioni che sembrano derivare da una preoccupazione genuina, ma che in realtà servono a minacciare l’altra persona e a costringerla a conformarsi alle proprie aspettative.

Queste intimidazioni camuffate possono mettere a dura prova la fiducia della vittima in sé stessa e alimentare il timore di conseguenze negative nel caso in cui non segua i desideri del manipolatore. 

Complimenti e lusinghe eccessive

I manipolatori possono usare lusinghe e complimenti eccessivi per guadagnare la fiducia della vittima. Tuttavia, questi elogi possono diventare poi strumenti di manipolazione quando vengono utilizzati per condizionare il comportamento della vittima. Sfruttano infatti la vulnerabilità umana e la ricerca di approvazione per creare dipendenza emotiva.

In quali contesti può presentarsi la manipolazione psicologica?

La manipolazione mentale può manifestarsi in svariati contesti relazionali: tra genitori e figli, nella coppia, tra colleghi, tra amici. Per questo può non essere semplice accorgersi da subito di essere vittima di manipolazione, in quanto questa forma di soggiogamento mentale può essere riscontrata in molte situazioni quotidiane.

Non solo. La manipolazione è un meccanismo che si presenta talvolta in ambito sociale, politico e religioso. Può instaurarsi all’interno di gruppi e comunità di varia natura, dove alcuni soggetti tentano di guadagnare potere e influenza ricorrendo a tattiche ingannevoli che orientano le opinioni e le decisioni degli altri. Pensiamo, per esempio, a campagne di propaganda politica e religiosa, alla pubblicità, alla disinformazione diffusa sui media.

La manipolazione mentale involontaria e la manipolazione mentale cosciente

Uno degli aspetti più intriganti della manipolazione psicologica è che può verificarsi sia in modo consapevole sia in modo inconscio. Alcune persone, senza rendersene conto, possono utilizzare tattiche manipolative, mentre altri individui possono farlo deliberatamente, spinti da un desiderio di potere e controllo.

La manipolazione può avvenire in modo non intenzionale, talvolta guidata dal fine benigno di proteggere l’altro da sensazioni negative. In questi casi non viene lesa l’identità della persona che la subisce, che anzi si sente protetta dalla figura manipolatrice. Tuttavia, è importante che questa modalità di comunicazione sia limitata a situazioni eccezionali, poiché potrebbe comunque confermare e alimentare nell’altro la convinzione di essere fragile e di non poter affrontare situazioni difficili nella vita.

Questo tipo di manipolazione benigna è riscontrabile, ad esempio, quando i genitori distorcono o nascondono la realtà per tutelare i propri figli. Sebbene l’intenzione sia benevola e venga applicata per istinto di protezione nei confronti dei figli, può nuocere a questi ultimi perché rischia di non metterli mai di fronte alle criticità della vita e quindi non consente loro di sviluppare strategie di autoregolazione e di problem solving.

All’opposto, la manipolazione in alcune relazioni è mossa dall’intenzione consapevole di ledere l’altra persona pensando solo ai propri interessi e bisogni personali. In questi casi, la vittima comincia a dubitare di sé e della realtà e vede la sua autostima crollare; tende a colpevolizzarsi e a pensare di essere una persona sbagliata.

Chi è il manipolatore mentale? Come funziona la mente di un manipolatore?

Il manipolatore è generalmente:

  • un buon oratore
  • una persona carismatica
  • abile nella comunicazione
  • centrato sui propri bisogni personali

La manipolazione psicologica è quindi un processo sia psicologico che comunicativo.

Nei casi di manipolazione psicologica patologica è possibile che il manipolatore abbia delle caratteristiche ascrivibili a dei tratti di personalità narcisistica o, nei casi più gravi, psicopatica:

  • mancanza di empatia verso l’altro
  • desiderio di soddisfare i propri bisogni e desideri anche a scapito dell’altro
  • tendenza alla dominanza nelle relazioni
  • svalutazione dell’altro

I manipolatori patologici sono caratterizzati da una mentalità distorta che li porta a pensare che sia loro tutto dovuto e che gli altri debbano conformarsi alla loro volontà. Sono spesso in grado di aggirare le regole sociali comuni senza provare rimorso. I tratti psicologici che li contraddistinguono hanno presa sulle vittime che, invece, tendono a svalutarsi e a sentirsi inferiori e considerano i bisogni e le opinioni dell’altro più validi dei propri. 

Perché una persona diventa manipolatrice? 

Ciò che spinge le persone a diventare manipolatrici può variare. Alcuni individui possono sviluppare comportamenti manipolativi a causa di esperienze traumatiche passate o di una mancanza di empatia e moralità.

Altri possono essere spinti, come si è detto, da un’attitudine narcisista e dal desiderio ossessivo di ottenere ciò che vogliono senza preoccuparsi delle conseguenze delle loro azioni sugli altri.

Le caratteristiche della vittima della manipolazione

Spesso, chi diventa vittima dei meccanismi manipolatori presenta già un’autostima non stabile e un bisogno molto forte di essere amato da qualcuno. Questo fa sì che non riconosca il meccanismo sottostante e che continui a restare all’interno di queste relazioni.

La persona che subisce questo tipo di comunicazione pensa di non essere abbastanza e che i propri bisogni siano secondari e poco importanti. Pur di continuare la relazione con l’altro accetta di subire e mette in discussione se stessa e le proprie idee. Si tratta di una persona che spesso sente di dover anteporre i bisogni dell’altro ai propri pur di continuare ad essere amata.

Come uscire da una manipolazione mentale?

Il primo passo per liberarsi da una manipolazione mentale è ascoltare se stessi, riconoscere le emozioni di ansia e rabbia che spesso si sperimentano all’interno di relazioni manipolative, dar valore ai propri bisogni e valori. Questo significa anche imparare a stabilire dei confini e a dire “no” quando necessario, senza per questo sentirsi in colpa.

L’ascolto di sé va di pari passo con un altro aspetto fondamentale: rafforzare la propria autostima. Imparare a decifrare le caratteristiche della propria personalità che tendono a far diventare vittima in queste relazioni e apprendere strategie di comunicazione assertiva aiuta in modo sostanziale a riprendere il controllo della situazione. 

Ascoltarsi, avere fiducia in sé e affermare il proprio valore non sempre è semplice. Per questo è importante chiedere aiuto nel caso in cui non si riesca a farlo da soli. Condividere la propria esperienza con una persona di fiducia – un amico, un familiare o un professionista – può essere estremamente utile. Queste persone possono offrire vicinanza e consigli preziosi. Poter contare su una rete di supporto permette di ricevere il sostegno emotivo necessario per affrontare il processo di rottura di una relazione manipolativa.

Uno psicologo o uno psicoterapeuta, in particolare, è in grado di fornire un aiuto determinante nel riconoscere e saper gestire i meccanismi relazionali che si subiscono. Può aiutare a comprendere le dinamiche della manipolazione e a sviluppare strategie per affrontarle.