Dopo il gioco di parole con la famosa compagnia aerea “Lufthansia”, Fedez intitola il suo album “Paranoia airlines”. Anche questa volta il rapper italiano più amato dai giovani ha colto nel segno: la paura di volare è infatti una delle più diffuse, sembra che ne soffra una persona su due. Ma come si spiega questo timore irrazionale?
Viaggiare in aereo è diventato sempre più accessibile e sicuro grazie agli innumerevoli progressi tecnologici. Ciononostante, se tutti prendiamo l’auto senza troppi pensieri, sono ancora moltissime le persone che temono di volare. Secondo alcune stime pare che la percentuale in Italia di coloro che hanno un cattivo rapporto con l’aereo superi il 50% della popolazione. Si tratta inoltre di una paura molto “democratica” poiché colpisce persone delle più diverse età, provenienze geografiche, estrazioni sociali e culturali.
Molte persone, trovando intollerabile l’idea di salire su un aereo, rinunciano all’opportunità di visitare mete lontane o di viaggiare per lavoro. Altre, pur riuscendo a prendere l’aereo, sperimentano un notevole disagio prima e durante il volo.
I sintomi dell’aerofobia sono quelli tipici delle crisi d’ansia e comprendono aumento della pressione sanguigna, iperventilazione, disturbi gastrici sudorazione eccessiva, mancanza d’aria, sensazione di oppressione sintomi, paura di morire, immagini catastrofiche.
Perché volare fa paura?
Talvolta l’insorgenza della paura di volare fa seguito a un evento traumatico, ma più spesso segue (anche a distanza di diverso tempo) una situazione particolarmente stressante, che non necessariamente ha una connotazione negativa, ma comporta la necessità di un forte cambiamento, un nuovo adattamento nella propria vita. Può trattarsi di un lutto, una separazione, ma anche un trasferimento o nuove responsabilità a livello lavorativo.
Il cambiamento comporta la necessità di trovare un nuovo equilibrio e questo non è sempre facile e indolore; comporta una dose di tensione e ansia che può manifestarsi in ambienti come l’aereo. L’aereo si presta bene ad accogliere quest’ansia per diversi motivi: è sospeso a migliaia di metri di altezza, chiuso, totalmente al di fuori della nostra possibilità di controllo. Richiede di affidarsi totalmente a un’altra persona, di lasciarsi andare, cosa tutt’altro che semplice quando i pilastri su cui ci appoggiavamo non sono più tali. Nulla di così strano perciò se l’ansia del volo si manifesta in momenti inaspettati o in persone che non avevano prima manifestazioni ansiose importanti. Come ogni sintomo, ha un significato che attraverso la psicoterapia è possibile comprendere.
Quali soluzioni?
L’ansia deriva dall’interpretazione che ognuno di noi attribuisce a specifici episodi della propria vita. Per questa ragione, prima di poter individuare la terapia più efficace, è necessario capire dove ha origine la paura di volare e a cosa è maggiormente legata. Alcune persone temono di più l’altezza, altre trovano intollerabile l’idea di non poter governare in alcun modo il mezzo di trasporto, altre ancora sono terrorizzate all’idea di un possibile schianto. Qualunque sia il o i fattori sottostanti, vi sono pensieri distorti e disfunzionali che contribuiscono ad alimentare l’ansia.
Tra le tecniche principali vi è l’EMDR, che attraverso i movimenti oculari, consente una desensibilizzazione e rielaborazione di eventi particolarmente traumatici. Questa può essere indicata in caso di esperienze che hanno comportato un trauma ancora presente e vivo nella memoria della persona.
Vi è poi la terapia cognitivo-comportamentale che contempla l’apprendimento di tecniche di gestione dell’ansia e la desensibilizzazione sistematica che permette di sostituire gradualmente la risposta di paura e di ansia con una risposta alternativa e più funzionale.
(11 Dicembre 2018)