La sindrome dell’impostore: cos’è e in che modo affrontarla?

Non meritare i successi raggiunti, sentirsi sempre inadeguati alla situazione in cui ci si trova. La sindrome dell'impostore può invalidare la vita di chi ne soffre. Come riconoscerla? E a chi rivolgersi per risolverla?

La sindrome dell’impostore: cos’è e in che modo affrontarla?

La sindrome dell’impostore porta a mettere in dubbio successi meritatamente raggiunti, e a percepirsi, nel confronto con gli altri, perdenti.

Si manifesta per eccellenza in campo lavorativo, ma può interessare qualsiasi altro ambito della vita in cui ci si trova a ricoprire un ruolo o in cui si riscontra la stima e la considerazione da parte di altri.

Stefano Tricoli, psicoterapeuta di orientamento psicanalitico del Santagostino, spiega quali sono le cause di questa sindrome, quali distorsioni cognitive e comportamenti determina in un individuo, e quale approccio terapeutico seguire per superarla.

Che cos’è la sindrome dell’impostore?

La sindrome dell’impostore è uno stato psicologico che induce chi ne soffre a non sentirsi meritevole dei successi che ha ottenuto. Una frase che può ben definire questa condizione è: “Pur avendo raggiunto un traguardo sento di non meritarlo. Anche se gli altri mi riconoscono un valore”.

L’espressione “sindrome dell’impostore” è la versione italiana dell’inglese the impostor phenomenon, coniata sul finire degli anni Settanta dalle psicologhe americane Pauline Clance e Suzanne Imes.

Perché si chiama sindrome dell’impostore?

Questa espressione si riferisce a una specifica situazione emotiva: il sentire di non possedere abilità né conoscenze tali da giustificare i risultati ottenuti, e l’attribuire il merito di tutto a fattori esterni, nella maggior parte dei casi alla fortuna.

Chi è colpito da questa sindrome sottostima le proprie capacità e risorse fino al punto di non sentirsi degno di ciò che ha raggiunto, credendosi appunto un impostore, colpevole di ingannare chi gli sta attorno.

Va specificato come questa sindrome non è attualmente presente nel DSM-V, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali.

Sul versante opposto può essere menzionato l’effetto Dunning Kruger, un fenomeno di distorsione percettiva per il quale una persona si stima più competente di quanto non sia nei fatti. Persone che soffrono dell’effetto Dunning Kruger esprimono sul proprio conto, e sulle proprie competenze, un giudizio errato, dimostrando un deficit di abilità metacognitive.

Quali sono le cause di questa sindrome?

Le cause della sindrome dell’impostore possono essere molteplici, poiché questa rappresenta l’effetto di un quadro diagnostico più complesso. Siamo comunque in grado individuare nella storia di vita di una persona una possibile spiegazione.

Ad esempio una persona che ha avuto dei genitori ipercritici o incapaci di amare i propri figli e figlie per come sono può sviluppare un profilo psicologico di questo tipo. Sebbene ciò non significhi che tutte le persone con genitori ipercritici o incapaci di amare vadano incontro a questa sindrome.

Altri fattori che possono incidere sulla sua comparsa potrebbero essere:

  • la particolare connotazione della società in cui viviamo, estremamente orientata al successo
  • un posto di lavoro svalutante o troppo richiedente
  • la presenza di colleghi, amici o parenti che hanno bisogno di sentirsi migliori svalutando o manipolando gli altri.

Quali sono i sintomi della sindrome dell’impostore?

Le persone che soffrono di questa sindrome vivono costantemente la loro quotidianità con la paura di essere smascherati. Qualunque successo ottenuto sarà da loro minimizzato poiché non si sentono degne della riuscita.

Possiamo individuare un cluster di pensieri che la persona che soffre di questo disturbo ha su di sé, esprimibili in frasi quali:

  • “Ho scarse competenze per ricoprire un determinato ruolo (specificatamente in ambito lavorativo)”
  • “Sono un imbroglione che prima o poi verrà smascherato”
  • “Mi sento sempre sbagliato”
  • “Ho una scarsa considerazione di me”
  • “Ricopro questo ruolo perché non c’erano altri candidati”
  • “Ho una grande fortuna”
  • “Chiunque al mio posto sarebbe riuscito”
  • “Non merito di essere qui”.

Solitamente questa sindrome si accompagna a determinate caratteristiche psicologiche:

L’ansia da prestazione, la frustrazione e la paura del fallimento che contraddistinguono la sindrome dell’impostore nei casi più severi possono sfociare in angoscia e sintomi depressivi.

Come capire se si ha la sindrome dell’impostore?

Come si è visto, la sindrome dell’impostore è in genere la conseguenza di un quadro diagnostico più complesso. A svilupparla, tendenzialmente, sono persone con bassa autostima, paura di fallire ed elevati livelli di perfezionismo.

Esistono poi delle classificazioni, in ambito lavorativo, che individuano cinque tipologie specifiche di soggetti che mostrano una maggiore vulnerabilità verso questa sindrome:

  • il o la perfezionista. Una persona perfezionista, all’interno di un contesto lavorativo, può sviluppare tale sindrome poiché si prefigge obiettivi molto elevati e tende verso la perfezione
  • l’esperto o l’esperta. Queste persone hanno paura che possa arrivare una persona più competente di loro che possa smascherarli
  • il superuomo e la superdonna. Sono quelle persone che lavorano molto duramente per colmare le loro insicurezze, ma nella maggior parte dei casi sviluppano stress e ansia
  • gli individualisti. Si tratta di soggetti che non chiedono aiuto per paura di mostrare le loro debolezze e quindi di essere smascherati
  • il genio per natura. Persone che non considerano lo sforzo e l’impegno come un pregio ma come una debolezza e quindi sentono di dover fare bene al primo colpo.

Come si guarisce dalla sindrome dell’impostore?

Come si “cura” il costante senso di inadeguatezza e la mancata interiorizzazione delle proprie capacità? Ecco qualche consiglio per gestire questo stato d’animo al meglio, lavorando proprio su pensieri patogeni che la caratterizzano:

  • identificare dei pensieri negativi e chiedersi, valutando da 0 a 100, quanto si crede in questa voce. Successivamente si possono identificare i pensieri positivi. Ad esempio: “Penso di non meritare questo posto di lavoro e ci credo al 90%. Cosa pensa quel 10%?”
  • riconoscere che la voce svalutante è una sensazione ma non è la verità
  • pensare che tutti possono sbagliare, ma questo non significa essere sbagliati
  • riconoscere che il mondo non è diviso tra capaci e incapaci, ma che ci sono tante sfumature
  • accettare i propri limiti senza puntare all’irraggiungibile.

È fondamentale, inoltre, evitare di confrontarsi agli altri e provare ad aprirsi al dialogo con persone fidate, per dare voce alle proprie difficoltà.

Sicuramente, per elaborare in profondità le cause che portano a sviluppare tale sindrome e superarle la strada migliore è intraprendere un percorso di psicoterapia.