Il modo in cui percepiamo il tempo può variare enormemente da persona a persona e può essere influenzato da una serie di fattori psicologici ed emotivi.
Perdere la cognizione del tempo va oltre la semplice distrazione. È un sintomo che potrebbe indicare la presenza di disturbi psicologici importanti.
In questo articolo esploreremo il concetto di “non avere cognizione del tempo” in psicologia, approfondendo le situazioni in cui una persona può trovarsi in uno stato di disorientamento temporale e spaziale.
Come facciamo a percepire il tempo?
La percezione del tempo è un campo di studio della psicologia e delle neuroscienze, considerato dagli studiosi come un processo complesso che coinvolge fattori psicologici e neurologici.
La maggior parte delle persone pensa al tempo come a una misurazione oggettiva delle ore, dei minuti e dei secondi che trascorrono, ma in realtà la percezione del tempo è molto più soggettiva.
Tale percezione dipende dalla propria esperienza e viene spesso influenzata da una serie di variabili. Le emozioni, ad esempio, svolgono un ruolo significativo nella percezione del tempo: quando una persona è felice e sta trascorrendo un momento piacevole, il tempo sembra volare via, mentre quando è annoiata o stressata, il tempo sembra non passare mai.
L’età può influenzare la percezione del tempo: i bambini hanno spesso difficoltà a comprendere la durata del tempo, mentre gli anziani possono percepirlo in modo diverso a causa dei cambiamenti neurologici legati all’invecchiamento.
Anche l’attività svolta al momento o il proprio lavoro possono influenzare la percezione del tempo. Quando si è immersi in un compito coinvolgente e stimolante, è più probabile perdere il senso del tempo poiché si è concentrati su qualcosa di appassionante. Al contrario, se l’attività non è interessante o se non c’è nulla da fare, il tempo sembra scorrere molto più lentamente.
Cosa vuol dire perdere la cognizione del tempo?
Perdere la cognizione del tempo va oltre il semplice atto di controllare l’orologio e rendersi conto di non sapere che ora sia, o il costante ritardo che viene percepito come un difetto o una semplice mancanza di puntualità. Si tratta di un fenomeno più complicato che può avere radici profonde.
In certi casi la persona può essere immersa così profondamente in un’attività o in un’esperienza tanto da perdere completamente il senso del tempo che passa. In altri contesti però, c’è chi sperimenta una sorta di “cecità temporale“: in questo caso il soggetto è incapace di percepire correttamente quanto tempo sia trascorso o quanto ne rimanga per completare un compito o raggiungere un luogo.
Questa perdita della cognizione del tempo può essere influenzata da fattori come lo stato emotivo, il livello di stress, l’età e anche da disturbi psicologici come l’ansia o la depressione.
Quando una persona è disorientata?
Il disorientamento temporale può manifestarsi in diverse maniere e si caratterizza per l’incapacità di collocarsi adeguatamente entro le condizioni del tempo.
Una persona disorientata prova sensazione di smarrimento, confusione mentale e fa fatica a ricordare situazioni in modo chiaro. Non solo, in caso di disorientamento temporale il soggetto può presentare anche sintomi fisici quali difficoltà respiratorie, tachicardia, vertigini, sudorazione eccessiva e disidratazione.
Quando la causa è data dallo stress o da una forte ansia, questa condizione si presenta come temporanea: in questi momenti di estrema tensione emotiva, è comune perdersi nel tempo, sentire che le ore passano molto lentamente o, al contrario, che volino via in un istante.
Tuttavia, il disorientamento temporale può anche essere permanente e diventare sintomo di disturbi più gravi e di una condizione medica sottostante da non sottovalutare.
Che cos’è il disorientamento temporale e spaziale?
Quando la perdita della cognizione del tempo si manifesta in modo ricorrente, assume la connotazione di malattia, spesso accompagnata dal disorientamento spaziale, il disturbo caratterizzato dalla difficoltà a orientarsi nello spazio circostante.
Le persone affette da disorientamento spaziale possono avere difficoltà a comprendere la propria posizione rispetto agli oggetti e alle persone intorno a loro, possono anche avere difficoltà nel coordinare i movimenti e avere problemi a ricordare le direzioni o a trovare il loro percorso in luoghi familiari.
Il disorientamento temporale e spaziale, se insorge improvvisamente, può essere scatenato da affezioni cerebrali quali traumi cranici, ictus, meningite, encefalite ed epilessia.
Quando si verifica in modo graduale è invece associato al normale processo di invecchiamento. Tuttavia, può anche derivare da lesioni alle strutture del sistema nervoso centrale causate da eventi ischemici o emorragici, o essere correlato a condizioni degenerative come la malattia di Alzheimer.
Tra le altre patologie mediche associate vi sono:
- il morbo di Parkinson
- il morbo di Huntington
- la malattia di Creutzfeldt-Jakob
- la neurosifilide
- il disturbo della memoria
A queste malattie si aggiungono ulteriori disturbi psicologici come la depressione, la schizofrenia, il disturbo da deficit di attenzione, l’iperattività (ADHD) e l’autismo.
Tra i fattori che contribuiscono alla perdita del senso dell’orientamento e della cognizione del tempo ci sono anche disturbi come l’ipotiroidismo e l’ipotensione arteriosa, e malesseri come l’emicrania o la sindrome delle gambe senza riposo.
Infine, anche l’esposizione a sostanze tossiche e l’abuso di alcol possono provocare questo disturbo.
Il disorientamento temporale e spaziale può avere un impatto significativo sulla qualità della vita di chi ne soffre, limitando le attività quotidiane e compromettendo il normale svolgimento della routine.
Se si sperimentano sintomi persistenti di disorientamento temporale e spaziale è importante rivolgersi a un professionista medico per una valutazione e un trattamento adeguati a seconda della causa sottostante.