Il colloquio di lavoro è un’occasione per mettersi in gioco sotto diversi punti di vista: a essere valutate, infatti, non sono solo la formazione e l’esperienza professionale, ma anche le capacità, le attitudini e le caratteristiche personali.
Per questo motivo è importante non solo predisporre un curriculum e una lettera di presentazione impeccabili, ma anche essere preparati a parlare di sé, a riconoscere i propri punti di forza e di debolezza e gestire con attenzione la comunicazione, assicurandosi di esprimere in modo chiaro e mirato ciò che si desidera trasmettere.
In questo articolo offriamo alcuni consigli pratici, e basati su principi di psicologia, utili per affrontare al meglio questa sfida.
Come rispondere alla domanda “Parlami di te?”
Una delle prime domande che vengono poste in un colloquio di lavoro è spesso la più generica: “Parlami di te”. Nonostante la semplicità apparente, è una domanda che può mettere in difficoltà molti candidati.
Il rischio principale è quello di fornire una risposta troppo vaga o dispersiva, che non dia un’immagine chiara e professionale di sé. Questo è il momento in cui il recruiter vuole capire chi è la persona e quale valore può apportare all’azienda.
La chiave per rispondere efficacemente a questa domanda è prepararsi con cura in anticipo, riflettendo su come presentare il proprio percorso in modo chiaro e accattivante. Un buon punto di partenza è fornire una breve panoramica delle esperienze professionali e formative, sottolineando i collegamenti logici tra i diversi ruoli che si sono ricoperti.
Un’ottima strategia consiste anche nel focalizzarsi su due o tre punti di forza della propria carriera, mettendo in evidenza quelli più rilevanti per la posizione per cui ci si sta candidando.
Da non sottovalutare l’importanza della personalizzazione della risposta. Non esiste una formula universale per tutti i colloqui, poiché ogni azienda ha esigenze diverse. Per questo è essenziale adattare il discorso alle specifiche dell’organizzazione per cui si vuole lavorare e dimostrare come le proprie competenze, e il proprio percorso professionale, possano allinearsi con i valori e gli obiettivi dell’azienda.
Non si devono elencare solamente esperienze e qualifiche, ma trasmettere anche motivazione ed entusiasmo. Far emergere la propria passione per il settore o per il ruolo specifico dimostra un reale interesse per il lavoro, un aspetto che i selezionatori valorizzano particolarmente.
Consiglio pratico
Prepararsi con una presentazione breve, efficace e su misura per il ruolo, è il modo migliore per rispondere alla domanda “Parlami di te”. Potrebbe essere utile creare un “dossier” completo su di sé, allo scopo di conoscersi meglio e, di conseguenza, essere in grado di descriversi meglio agli altri.
I punti principali del dossier dovrebbero quindi essere:
- i punti di forza
- le maggiori competenze
- le attività svolte meglio
- i principali risultati raggiunti
- i punti di debolezza
- le aree in cui ci si sente più carenti
- i principali errori commessi
Entrare in relazione con il recruiter. Come comportarsi?
Il colloquio di lavoro non è solo una valutazione delle competenze tecniche del candidato, ma anche un test sulla capacità di entrare in relazione con il selezionatore. Stabilire un buon rapporto con l’intervistatore aiuta a creare un’atmosfera di fiducia, permettendo di esprimere al meglio le proprie qualità durante la conversazione. Ma come fare?
Prima di tutto, la comunicazione non è solo verbale. Il linguaggio del corpo, e quindi la comunicazione non verbale, gioca un ruolo determinante nel creare un’impressione positiva. Un sorriso sincero, una stretta di mano decisa e il contatto visivo trasmettono sicurezza e apertura. Mostrarsi rilassati e naturali aiuta a mettere a proprio agio l’altra persona, favorendo una conversazione più fluida e autentica.
Sono invece da evitare movimenti nervosi come giocherellare con le mani, poiché questi atteggiamenti possono comunicare tensione o insicurezza.
Anche il tono della voce è un elemento chiave. Una voce tranquilla e ben modulata trasmette fiducia e competenza, mentre un tono troppo alto o incerto può far sembrare nervosi o impreparati. Evitare risposte troppo brevi o monosillabiche: il colloquio non è un interrogatorio, e deve lasciare spazio all’interazione e al dialogo.
Inoltre, un altro aspetto da considerare è il tipo di domande da porre al recruiter. Fare domande pertinenti e ben ponderate non solo dimostra interesse, ma contribuisce a creare un’interazione più equilibrata e partecipativa. Si possono, ad esempio, chiedere informazioni sulla cultura aziendale o sulle opportunità di crescita all’interno dell’organizzazione.
Consiglio pratico
Ecco qualche suggerimento per gestire il linguaggio verbale e non verbale:
- esercitarsi a gestire le emozioni di ansia e nervosismo in maniera appropriata alla situazione: è naturale sentirsi nervosi quando si è valutati da un estraneo, ma è importante evitare di apparire insicuri. Mostrare troppa agitazione può compromettere la propria concentrazione e influenzare negativamente l’impressione che si lascia
- stabilire spesso un contatto visivo per mostrare all’altro la propria partecipazione e il proprio coinvolgimento durante il colloquio (senza fissare però con sguardo vitreo l’intervistatore)
- mantenere un sorriso piacevole e rilassato, a riprova che è in corso una conversazione interessante (attenzione a non sorridere forzatamente per non risultare finti)
- utilizzare il “dialogo positivo interno”, ovvero comunicare con se stessi riconoscendo il proprio valore e le proprie potenzialità. Questo atteggiamento contribuisce ad aumentare la percezione di auto-efficacia e a creare nell’altro un’impressione positiva.
- utilizzare le “immagini mentali” per visualizzare una situazione in cui si è rilassati e a proprio agio, o prefigurare l’esito positivo del colloquio; questa tecnica contribuisce a migliorare la performance e a diminuire lo stress durante l’intervista.
Cosa dire (e non dire) durante un colloquio di lavoro?
Un errore comune è parlare troppo delle proprie esigenze personali o delle aspettative salariali fin dalle prime battute del colloquio. Sebbene questi argomenti siano importanti, è meglio attendere che sia il recruiter a parlarne, in modo da non apparire interessati solo alla parte economica.
Al contrario, dimostrare che si è motivati a crescere professionalmente e a fare la differenza per l’organizzazione è sempre una strategia vincente.
Infine, evitare di parlare negativamente delle esperienze lavorative precedenti. Invece di criticare l’azienda per cui si è lavorato in passato, si può spiegare cosa si è imparato dalle difficoltà e come queste esperienze hanno contribuito alla crescita personale. In questo modo si mantiene un atteggiamento positivo e professionale, dimostrando maturità e capacità di affrontare situazioni complesse.
Come fare per andare bene ad un colloquio?
Per avere successo in un colloquio di lavoro, ci sono alcuni accorgimenti pratici che possono fare la differenza.
Come già indicato, la preparazione è fondamentale: conoscere l’azienda, il settore in cui opera e la posizione per cui ci si sta candidando. Questo permette non solo di rispondere in modo adeguato alle domande, ma anche di fare commenti pertinenti che mostrino interesse reale per il ruolo.
Un altro aspetto cruciale è la gestione dell’ansia. Respirazione profonda, tecniche di rilassamento e visualizzazione positiva possono essere strumenti utili per affrontare la tensione pre-colloquio.
Infine, curare i dettagli pratici può sembrare scontato, ma è essenziale: arrivare puntuali, scegliere l’abbigliamento adeguato e presentarsi con un aspetto curato contribuiscono a creare una buona prima impressione.
(19 Settembre 2024)