Psichiatria

Il coping e le sue strategie

Capita a tutti, nella vita, di affrontare delle situazioni difficili. A fare la differenza è il modo in cui reagiamo. Ce lo insegna il concetto di coping.

Il coping e le sue strategie

Il coping – con le sue espressioni derivate “abilità”, “capacità” o “strategie” di coping – rappresenta un concetto fondamentale nel campo della psicologia.

Ma qual è il suo significato? Quante e quali sono le strategie di coping? Come possono essere sviluppate e perché è così importante farlo? Scopriamone di più.

Cosa si intende con il termine coping?

Il termine coping, dall’inglese to cope, traducibile letteralmente con “far fronte” o “affrontare”, si riferisce al complesso di comportamenti che gli individui adottano per gestire, controllare e ridurre conflitti, situazioni stressanti o eventi problematici.

Con riferimento specifico ai diversi meccanismi che è possibile mettere in pratica per rispondere a circostanze avverse e gravose, si parla di abilità o strategie di coping.

Questa definizione descrive in modo efficace il comportamento psicologico umano, poiché sottolinea la varietà di adattamenti che le persone attuano di fronte a disagi di diversa natura.

Inizialmente, il coping fu concepito come una reazione esclusivamente alle cause di stress esterne. Nel corso del tempo, invece, questa prospettiva si è evoluta ed è andata affermandosi l’idea che esso si rivolga a elementi di stress provenienti sia dal mondo esterno sia dalla dimensione interiore. Oggi, il concetto di coping è diventato sempre più dinamico, focalizzato sull’interazione continua e tra l’individuo e l’ambiente.

Chi introdusse il concetto di coping?

L’origine del concetto di coping si deve alla formulazione dello psicologo Richard Lazarus (1974), poi messa a punto con Susan Folkman (1984), che definisce il coping come la risposta adattiva a uno stimolo che induce stress (stressor).

Più precisamente, secondo la teoria cognitivo-transazionale di Lazarus e Folkman, la reazione allo stress è mediata da una valutazione cognitiva da parte del soggetto. Quest’ultima si struttura in tre fasi distinte:

  • valutazione primaria: l’individuo considera il significato dello stimolo in termini di minaccia, difficoltà o danno per la propria integrità
  • valutazione secondaria: il soggetto valuta le risorse (strategie di coping) a propria disposizione per gestire il danno reale o potenziale
  • valutazione terziaria: il soggetto prende in esame i risultati ottenuti grazie alle strategie di coping schierate

Quante sono le strategie di coping?

Considerata la grande varietà di risposte possibili a eventi stressanti, sono state proposte numerose classificazioni delle strategie di coping.

Una prima distinzione è quella avanzata da Lazarus e Folkman, che prevede due categorie principali:

  • il coping orientato al problema comprende azioni volte a fronteggiare il motivo di stress. Le persone che adottano questo approccio esplorano le proprie capacità per dominare l’evento, cercando soluzioni per gestire direttamente la situazione o pianificando azioni per limitarne gli effetti negativi
  • il coping orientato all’emozione, al contrario, è volto a regolare l’impatto negativo generato dalla situazione stressante. In questo caso, l’individuo tenta di limitare o prevenire il disagio emotivo provocato dall’evento concentrandosi sulla gestione dei propri sentimenti. Può provare a rivalutare in positivo la situazione, riconoscersi delle responsabilità nell’accaduto o sviluppare misure di autocontrollo, sdrammatizzare facendo dell’umorismo

A queste due tipologie se ne aggiunge una terza, elaborata da Norman S. Endler e James Parker: il coping orientato all’evitamento, consistente nel tentativo di ignorare o allontanare la minaccia, per esempio ricorrendo a delle distrazioni.

Diversa la categorizzazione degli stili di coping proposta da Terry A. Beehr e Joseph E. McGrath, che adotta un criterio temporale, evidenziando come una strategia di coping possa essere più o meno efficace a seconda del momento in cui viene attuata:

  • coping preventivo: prima che l’evento stressante si manifesti o possa manifestarsi
  • coping anticipatorio: quando l’evento stressante è imminente
  • coping dinamico: mentre l’evento stressante si verifica 
  • coping reattivo: dopo che l’evento stressante è avvenuto
  • coping residuale: a distanza di tempo dall’evento stressante, per contrastarne le conseguenze sul lungo periodo

Al concetto di coping reattivo, ovvero l’utilizzo di abilità dopo il verificarsi di una situazione stressante, può essere contrapposto – come teorizzato da Ralf Schwarzer e Nina Knoll – quello di coping proattivo, ovvero la capacità di prevenire circostanze avverse che potrebbero presentarsi.

A cosa serve il coping nelle situazioni di stress?

Le abilità di coping possono essere considerate come degli strumenti cognitivi e comportamentali che consentono a una persona di far fronte a circostanze difficili in modo costruttivo, mitigando la ricaduta che queste possono avere sul proprio equilibrio psicofisico.

In altre parole, il coping può favorire un adattamento positivo all’ambiente circostante, agendo su diverse variabili:

  • gestione delle emozioni: una delle abilità chiave sviluppate dal coping è la gestione delle emozioni. Le strategie di coping orientate all’emozione consentono agli individui di affrontare e regolare le proprie risposte emotive a situazioni problematiche, attenuando l’impatto negativo che queste possono avere sulla propria individualità
  • contrasto delle cause all’origine dello stress: il coping orientato al problema consente di comprendere e affrontare direttamente le cause alla base dello stress. Questo si traduce in un’analisi delle circostanze stressanti e in una ricerca attiva di soluzioni pratiche, aprendo la strada a una gestione più efficace delle avversità
  • miglioramento dell’equilibrio emotivo e mentale: la capacità di adattarsi alle difficoltà, di apprendere, cioè, dalle esperienze stressanti sviluppando risorse interiori valide per gestirle, contribuisce alla resilienza e al benessere psicologico complessivo
  • crescita personale: in alcune circostanze, il coping non si limita ad essere uno strumento efficace per gestire lo stress nell’immediato, ma può anche fungere da motore per un arricchimento personale sul lungo periodo. Affrontare avversità può portare infatti a una maggiore consapevolezza di sé, all’acquisizione di nuove abilità e a una visione di sé più forte e risoluta

Efficacia delle strategie di coping

Ma le strategie di coping sono sempre efficaci? Non è detto.

Vi sono misure che possono risultare adeguate in alcune situazioni ma non in altre; così come possono esserci strategie valide in alcuni periodi di vita che perdono la loro efficacia in altre fasi anagrafiche o esistenziali.

Insomma, il coping, a seconda delle circostanze, può rivelarsi funzionale o, al contrario, disfunzionale.

Il coping disfunzionale si manifesta quando le strategie adottate, sebbene mirino a fronteggiare lo stress, finiscono per rivelarsi inadeguate, talvolta persino aggravando la situazione o complicando ulteriormente l’adattamento. Un esempio di coping disfunzionale potrebbe essere l’evitamento, che a breve termine può ridurre lo stress, ma a lungo termine limita le opportunità di apprendimento e crescita personale. Le strategie disfunzionali spesso si traducono in una gestione inefficace dello stress, contribuendo alla persistenza dei problemi.

Come gestire le strategie di coping

Ma come capire quale strategia mettere in atto? Ecco alcuni consigli che possono risultare utili:

  • cercare di mantenere una certa flessibilità: è bene tenere presente che spesso una stessa circostanza richiede l’attivazione di diverse capacità di coping e che il modo migliore per affrontarla è proprio assecondare questa pluralità piuttosto che focalizzarsi in modo rigido su un’unica strategia
  • analizzare la/le strategia/e di coping adottata/e, per capire se le azioni intraprese sono funzionali a risolvere il problema
  • imparare dalle esperienze passate: per capire come gestire le avversità presenti può aiutare fermarsi ad analizzare situazioni problematiche affrontate in passato, ponderando gli elementi che hanno contribuito positivamente alla loro risoluzione, nonché quelli che hanno rappresentato invece un ostacolo
  • cercare un punto di vista esterno: quando si ha a che fare con eventi stressanti, può essere difficile capire se le strategie adattive messe in campo siano efficaci. Chiedere consiglio a persone fidate o immaginare di consigliare un amico alle prese con una situazione simile può fare chiarezza sulla propria condizione
  • considerare il supporto di un terapeuta: quando ci si accorge che le proprie risorse personali non sono sufficienti per affrontare le difficoltà che ci si trova di fronte, rivolgersi a un professionista della salute mentale è spesso la scelta migliore. La psicoterapia è cruciale per comprendere l’origine del problema, modificare strategie di coping inefficaci e svilupparne di nuove