Il risentimento in psicologia. Cos’è? Come farlo passare?

Provare risentimento, quando si percepisce di essere trattati con sufficienza, disprezzo, e quando ci si sente feriti, è una reazione emotiva che può accadere. Ma non deve essere assecondata, perché si corre il rischio di rimanere chiusi in un circolo vizioso di ruminazione. Occorre superarla, anche un supporto professionale.

Il risentimento in psicologia. Cos’è? Come farlo passare?

Il risentimento, nato dalla percezione di non essere trattati come si meriterebbe, è fonte di rabbia, tristezza e frustrazione.

La persona che prova risentimento si sente vittima di tradimento, si percepisce disprezzata. Sorge una incapacità di perdonare, cui seguono malessere emotivo, ruminazione e volontà di non incontrare la persona che si ritiene la fonte di disprezzo e tradimento. Una simile dinamica emotiva può anche manifestarsi nella vita di coppia, quindi verso il partner.

Come far sì che questa emozione, tipica di chi si sente ferito, non blocchi la propria interiorità, rischiando di creare uno stallo emotivo che logora?

Come si può definire il risentimento in psicologia?

Il risentimento è un’emozione piuttosto complessa e profonda, nelle sue radici. Nasce dalla percezione di essere stati ingiustamente trattati, spesso in situazioni in cui ci si sente offesi o feriti da un’altra persona.

In psicologia, il risentimento è visto come una risposta emotiva legata a una combinazione di ulteriori sentimenti che possono essere rabbia, frustrazione e tristezza, che emerge quando ci si sente traditi, disprezzati o ignorati. Questa emozione può persistere nel tempo, arrivando a diventare una vera e propria forma di rancore, in quanto la persona che la prova tende a ruminare continuamente sull’offesa subita, alimentando il malessere emotivo in un circolo vizioso.

Il risentimento, definito dal filosofo Max Scheler come un “autoavvelenamento dell’anima” è spesso associato alla difficoltà di perdonare, poiché la persona non riesce a superare il danno percepito e a sciogliere, per così dire, il rancore. Può anche derivare da una dissonanza tra le aspettative che si avevano nei confronti di qualcun altro e la realtà del comportamento dell’altro.

Se non affrontato, il risentimento può avere effetti negativi sulla salute mentale, portando a stress, ansia e a problematiche nelle relazioni interpersonali e di coppia. La psicologia suggerisce che riconoscere e affrontare il risentimento, attraverso il perdono o la rielaborazione dei propri sentimenti, è di fatto un passaggio obbligato per il benessere emotivo e relazionale.

Risentimento, emozione o stato d’animo?

Se per un verso il risentimento viene considerato una emozione complessa, che comprende rabbia, delusione, frustrazione e anche disgusto, per altri aspetti viene anche letto e studiato come uno stato d’animo o, in modo non dissimile, come una emozione secondaria.

Una condizione, quindi, che prevede anche una componente cognitiva.

Cosa vuol dire provare risentimento, in psicologia?

Esperienze percepite di offesa, tradimento o umiliazione, se non elaborate, possono incidere negativamente sia sulla psiche che sulle azioni della persona che prova risentimento.

Su di un piano pratico il risentimento può manifestarsi attraverso cambiamenti nel comportamento verso la persona che ha causato l’offesa. Può tradursi in evitamento oppure in aperta ostilità: la persona risentita potrebbe evitare il contatto con l’altro o mostrarsi fredda e distante, talvolta esprimendo il proprio malcontento in modo diretto o indiretto. A volte, può apparire come una comunicazione passivo-aggressiva, in cui il malessere viene espresso in modo sottile, come attraverso commenti sarcastici o ironici.

A livello interiore, il risentimento si manifesta psicologicamente come una rabbia soppressa che viene ruminata continuamente nella mente. La persona risentita può ritornare più volte sull’evento che ha scatenato il risentimento, rievocando i dettagli dell’offesa e alimentando il rancore. Questa perseveranza nei pensieri negativi può portare a stress emotivo, ansia e frustrazione.

Per di più, il risentimento può creare una sensazione di impotenza o di ingiustizia, alimentando sentimenti di vittimismo. In alcuni casi, può ridurre la capacità di perdonare. La ferite emotiva, di conseguenza, non guarisce.

Differenze tra risentimento, in psicologia, e rancore

La principale differenza tra risentimento e rancore risiede nel modo in cui queste emozioni si esprimono e influenzano chi le prova. Il risentimento è un’emozione prevalentemente interiorizzata, che si manifesta come un malessere psicologico che la persona porta dentro di sé, alimentando un disagio emotivo che può portare a stress o ansia, come detto finora. Anche se non si manifesta in comportamenti evidenti, può essere fonte di danni profondi nel lungo periodo, poiché rimane inespresso, come imprigionato nella psiche della persona.

Il rancore, al contrario, è un’emozione più esteriorizzata, che porta la persona a mettere in atto la propria rabbia attraverso azioni dirette o vendicative. Implica una risposta esterna, come comportamenti di punizione o di rivalsa verso chi è percepito come colpevole. Tende poi a esplodere in reazioni visibili, ad esempio conflitti o risposte aggressive mentre il risentimento, in definitiva, rimane spesso un processo interno non condiviso.

Il risentimento in amore

Anche nella vita di coppia si può provare il risentimento: segnatamente, nei confronti del partner. In una relazione, si sviluppa spesso quando le aspettative e i propri bisogni non vengono soddisfatti, o quando si percepisce una mancanza di attenzione, rispetto o comprensione. Può derivare da piccole incomprensioni non risolte o da avvenimenti più gravi, come tradimenti o violazioni della fiducia.

Il risentimento che una persona può provare verso la sua metà è comunque alimentato dalla ruminazione: chi lo prova tende a ripensare continuamente alla causa che ha determinato il dolore, finendo inevitabilmente per alimentare il malessere. Le cause possono essere promesse non mantenute, disattenzione, egoismo, o disuguaglianza nei compromessi all’interno della relazione. Anche il non essere ascoltati o il sentirsi costantemente sminuiti può creare terreno fertile per il risentimento.

Le conseguenze sono spesso dannose. Se non affrontato, il risentimento può portare a una comunicazione inefficace. Le emozioni non espresse creano distanza tra i partner, con il rischio concreto che la relazione arrivi al capolinea.

Come superare il risentimento?

Superare il risentimento, sia in ambito personale che nella vita di coppia, richiede un processo di consapevolezza, comunicazione e, se necessario, perdono. Il primo passo fondamentale è riconoscere e accettare il risentimento, evitando di negarlo o di ignorarlo. Questo significa ammettere a sé stessi di sentirsi feriti o frustrati e identificare la causa sottostante di tali emozioni. Il risentimento spesso nasce da aspettative non soddisfatte, quindi è importante esplorare se le proprie aspettative siano realistiche o se vi siano stati malintesi o fiducia mal risposta.

In un contesto di coppia, la comunicazione aperta e onesta è inevitabile: bisogna quindi affrontare i propri sentimenti in modo assertivo, senza accusare o giudicare l’altro. L’ascolto attivo da parte di entrambi i partner, ascolto che implica comprendere realmente i sentimenti e le motivazioni reciproche, può ridurre il risentimento. Esprimere i propri bisogni senza riserve e discutere le delusioni o i conflitti in modo rispettoso aiuta a chiarire malintesi e ristabilire la connessione.

Il perdono è l’elemento cardine per superare il risentimento. Perdonare non significa dimenticare l’offesa, è piuttosto liberarsi dal peso emotivo che essa comporta, creando spazio e possibilità per una evoluzione. Il risentimento irrisolto può causare danni irreparabili, quindi è importante lavorare insieme per superarlo, anche grazie al supporto di un terapeuta se necessario, o con un percorso terapico di coppia.