Psichiatria

Scaffolding e apprendimento: fasi, strategie e vantaggi

In psicologia, questo concetto descrive un processo di apprendimento interattivo attraverso il quale un individuo viene guidato o supportato nello svolgimento di un compito o nell’assimilazione di nuove conoscenze da parte di una persona più esperta o competente.

Scaffolding e apprendimento: fasi, strategie e vantaggi

Il termine scaffolding viene utilizzato in psicologia e pedagogia per indicare l’aiuto dato da una persona esperta ad un’altra meno competente al fine di svolgere un determinato compito. 

In questo articolo, esploreremo nel dettaglio il significato di questa parola, scopriremo quali autori ne hanno parlato e quante e quali sono le fasi in questa particolare tipologia di apprendimento.

Che cosa si intende con il termine scaffolding?

In psicologia, il termine “scaffolding” (dalla parola inglese scaffold, “impalcatura” o “ponteggio”) si riferisce a un processo di apprendimento interattivo attraverso il quale un individuo viene guidato o supportato nello svolgimento di un compito o nell’assimilazione di nuove conoscenze da parte di una persona più esperta o competente.

Lo scaffolding è spesso utilizzato nell’ambito dell’istruzione e dell’apprendimento scolastico, ma può essere applicato anche in altri contesti come la formazione lavorativa, eventuali interventi terapeutici, lo sviluppo di processi creativi e artistici, l’apprendimento di nuovi sport o nuove tecnologie e il recupero da infortuni.

Chi è l’autore dello scaffolding?

Il concetto di scaffolding fu introdotto nel 1976 da Bruner, Wood e Ross come un’interazione cruciale tra un tutor e un apprendista. In un noto articolo pubblicato sul Journal of Child Psychology and Psychiatry, gli studiosi esaminarono tale dinamica nel contesto della costruzione di una piramide tridimensionale in blocchi di legno da parte di un bambino.

Venne così notato che l’atto di supportare e guidare svolge un ruolo attivo nel processo di apprendimento, consentendo ai bambini di evolvere gradualmente verso l’indipendenza nell’esecuzione di attività. L’esperto fornisce “un’impalcatura che sostiene e struttura il loro comportamento, e che viene un po’ alla volta interiorizzata” (Berti e Bombi, 2001) il tempo necessario per consentire al bambino di sviluppare nuove competenze.

Il processo di apprendimento delle competenze

Lo scaffolding costituisce una delle quattro fasi del processo di apprendimento di una competenza:

  1. Modeling o Modellamento. L’esperto esegue l’azione mentre l’apprendista osserva attentamente.
  2. Coaching o Allenamento. L’apprendista viene introdotto all’azione, inizia a sviluppare le competenze sotto la guida del tutor.
  3. Scaffolding o Assistenza. L’apprendista apprende a eseguire l’azione con il supporto del tutor.
  4. Fading o Allontanamento. L’apprendista agisce autonomamente, il tutor riduce il supporto fornendo solo suggerimenti sporadici, rimanendo disponibile in secondo piano.

Il fading e lo scaffolding giocano un ruolo cruciale nello sviluppo di fiducia e autostima. Un tutor competente guida l’apprendista attraverso il processo, consentendo lo sviluppo dell’automonitoraggio, dell’autocorrezione e dell’autostima, smontando infine l’impalcatura per favorire l’emancipazione del bambino.

Esempi di scaffolding spontaneo sono evidenti in situazioni quotidiane quando i genitori insegnano ai propri figli a camminare o andare in bicicletta. Anche nel mondo animale, ad esempio, si osserva l’apprendimento di strategie di problem solving quando un cucciolo affronta una sfida sotto l’attenzione vigile della madre.

Lo scaffolding non richiede necessariamente la presenza di un adulto o insegnante. La peer education, una pratica educativa sempre più diffusa nelle scuole, vede un compagno insegnare ad altri compagni ciò che ha imparato, offrendo un esempio di apprendimento senza coinvolgimento diretto degli adulti.

Cos’è la Zona di sviluppo prossimale?

Per attuare il processo cognitivo dell’apprendimento e quindi lo scaffolding, è tuttavia fondamentale comprendere quella che lo psicologo russo Vygotsky definisce come la Zona di Sviluppo Prossimale (ZSP). La Zona di Sviluppo Prossimale rappresenta il contesto in cui l’esperto può intervenire, cioè l’identificazione della distanza tra lo sviluppo cognitivo del bambino all’inizio dello studio e il potenziale sviluppo a cui il bambino può giungere con il supporto e la collaborazione dell’adulto.

Ciò implica che l’esperto dovrebbe porre al bambino domande di un livello superiore rispetto a quelle che conosce attualmente, ma non così difficili da risultare incomprensibili. In altre parole, l’apprendimento comporta un’evoluzione delle abilità cognitive, attraverso piccoli passi che il bambino può seguire facilmente, adatti al suo sviluppo.

Se si pensa a un altro esempio di scaffolding spontaneo, quando i genitori insegnano a parlare al proprio bambino, si può notare che inizialmente, vengono forniti al neonato semplici esempi al fine di consentirgli di apprendere il significato delle diverse strategie comunicative.

Successivamente, al bambino viene concesso sempre più spazio affinché possa esprimere ciò che ha imparato, consentendogli di acquisire maggiore autonomia man mano che cresce in sicurezza.

In questo contesto, i genitori costruiscono un’impalcatura per l’apprendimento iniziale e successivamente la smontano una volta che il bambino dimostra di padroneggiare autonomamente la nuova competenza.

Quali sono le fasi dello scaffolding?

Secondo gli psicologi ideatori del concetto di scaffolding, il processo graduale attraverso il quale un insegnante o un tutor fornisce supporto strutturato a una persona meno esperta per aiutarla a sviluppare nuove competenze o raggiungere nuovi livelli di comprensione si articola principalmente in cinque fasi.

  • Reclutamento. La prima e cruciale responsabilità del tutor è suscitare l’interesse nei confronti del compito. L’insegnante deve motivare e spronare l’allievo, specialmente durante le fasi più complesse dell’apprendimento.
  • Riduzione dei gradi di libertà. Il tutor ha il compito di semplificare e alleggerire il processo, adattando gli insegnamenti alle capacità e al punto di sviluppo dell’allievo. Il compito dovrebbe essere presentato in passaggi semplici, senza complicare eccessivamente le spiegazioni.
  • Incoraggiamento e sostegno. Nel corso dell’apprendimento, il tutor deve mantenere elevati sia l’interesse che la motivazione dell’allievo. È fondamentale che l’apprendista mantenga un interesse costante per raggiungere l’obiettivo, evitando al contempo di lasciarsi sopraffare dall’ansia.
  • Messa in evidenza dei punti cruciali. Il tutor deve far comprendere all’apprendista quali sono gli aspetti essenziali del compito, consentendo all’allievo di confrontare i propri risultati con quelli necessari per il processo di apprendimento e fornendo dunque feedback costruttivi.
  • Dimostrazione o modeling. Dopo che l’apprendista ha fatto tentativi per risolvere il compito, il tutor illustrerà la propria strategia per risolvere un problema. L’allievo così avrà l’opportunità di replicare il modello spiegato dal tutor e migliorarlo attraverso quanto appreso.

Attraverso queste fasi, l’apprendista riceve un supporto non solo di natura tecnica ma anche emotiva. Il tutor contribuisce a rafforzare l’autostima, a mantenere alta la motivazione e a superare ostacoli in modo autonomo. L’obiettivo di questa strategia educativa è far progredire l’apprendista a un livello superiore, consentendogli di sviluppare competenze più ampie e avanzate e affrontare le sfide con totale indipendenza.