Psichiatria

Binge Eating Disorder: regolare le emozioni con il cibo

Si tratta di un disturbo dell’alimentazione caratterizzato dal ricorso alle abbuffate per sentirsi meglio. Ecco come riconoscerlo e uscirne.

Binge Eating Disorder: regolare le emozioni con il cibo

Mangiare eccessivamente senza comprenderne le ragioni, fino a sentirsi male e provare vergogna verso se stessi sono i sintomi caratteristici del Binge Eating Disorder, il disturbo dell’alimentazione incontrollata e delle abbuffate. Ecco come riconoscerlo e superarlo per ritrovare un equilibrio alimentare e psicologico.

Uno sfizio in più in un momento di tristezza, lo stomaco chiuso a causa dell’ansia, oppure la fame nervosa sotto stress. A ognuno di noi è capitato di verificare la relazione tra cibo ed emozioni. Ma quando il cibo diventa l’unico strumento per gestirle, può verificarsi una totale perdita di controllo. Quest’ultimo comportamento è noto in psicologia come Binge Eating Disorder: la malattia delle abbuffate.

Le abbuffate

Con “abbuffata” si intende l’ingestione di una quantità di cibo di molto superiore a quella che la maggior parte delle persone mangerebbe nello stesso tempo e in circostanze simili.
Le abbuffate legate al binge eating presentano i seguenti elementi distintivi:

  1. Consumare il cibo in maniera eccessivamente rapida rispetto al normale
  2. Continuare a mangiare fino a sentirsi sgradevolmente pieni
  3. Ingerire grandi quantità di cibo anche quando non si è realmente affamati

Questi comportamenti sono spesso accompagnati anche da una sensazione di perdita di controllo e senso di vergogna. La maggior parte delle persone che soffrono di disturbo da alimentazione incontrollata mangia da sola, a causa della vergogna e dei vissuti di disgusto, colpa e tristezza che ne conseguono.

Differenza tra binge eating e bulimia

Il binge eating e la bulimia nervosa condividono alcune caratteristiche, come gli episodi di abbuffata eccessiva e compulsiva, il senso di imbarazzo nel mangiare davanti ad altre persone e la tendenza a sperimentare sintomi ansiosi o depressivi.

Tuttavia, il binge eating disorder è caratterizzato da abbuffate incontrollate senza comportamenti di eliminazione, mentre la bulimia nervosa prevede abbuffate seguite da condotte di compensazione, come il vomito autoindotto, l’uso di lassativi o l’eccessivo esercizio fisico. D’altro canto, la bulimia nervosa spesso è accompagnata da un periodo di restrizione dietetica significativa tra un episodio di abbuffata e l’altro.
Chi soffre di bulimia può avere una percezione distorta del proprio corpo, vedendosi sovrappeso anche se non lo è.

Fattori di rischio del Binge Eating Disorder

Il binge eating è un disturbo alimentare complesso e le cause che ne stanno alla base sono oggetto di numerosi studi. Sebbene non vi siano risposte definitive, sono stati presi in considerazione diversi elementi:

  • Fattori genetici: sembra che ci sia una predisposizione genetica a questi disturbi, poiché spesso si riscontrano casi ricorrenti all’interno delle famiglie
  • Fattori neuroendocrini: alcuni studi suggeriscono che squilibri neuroendocrini possano influenzare i comportamenti alimentari e la regolazione dell’appetito
  • Fattori evolutivi ed affettivi: esperienze di vita infantile difficili, presenza di disturbi depressivi nei genitori e mancata stabilità all’interno dell’ambiente familiare possono giocare un ruolo rilevante nell’insorgenza di tali disturbi
  • Fattori sociali: l’ambiente sociale, in particolare le pressioni esterne riguardanti l’aspetto fisico, il peso e la modalità di alimentazione, può avere un impatto significativo su questi disturbi.

Che ruolo gioca la regolazione delle emozioni?

Con il termine regolazione emotiva si intende genericamente l’abilità di una persona di gestire e rispondere in maniera efficace agli eventi della vita, siano essi di tutti i giorni o straordinari, come ad esempio un evento traumatico. La regolazione emotiva indica  i processi a cui ricorriamo per influenzare le nostre emozioni, per viverle ed esprimerle in maniera funzionale. Gestire in modo efficace le proprie emozioni significa essere in grado di riconoscerle, distinguerle tra loro, attenuarle e modularne l’intensità.

Numerosi modelli, ad esempio quello di Safer e collaboratori nella cornice della Terapia Dialettico Comportamentale (DBT) o il modello Transdiagnostico di Fairburn, ritengono che l’uso eccessivo del cibo possa considerarsi un tentativo poco adeguato di regolare le emozioni, a causa della mancata capacità di ricorrere a strategie migliori. Gli studi condotti, in effetti, mettono in evidenza come le abbuffate di cibo siano in grado di migliorare temporaneamente l’umore di chi ne fa uso.

Tuttavia, sul lungo termine, l’incremento ponderale contribuisce a ridurre l’autostima e il senso di efficacia personale. Ci si sente inadeguati e impotenti e aumentano emozioni dolorose come vergogna, colpa e tristezza. L’aumento di queste emozioni predispone a nuove abbuffate.

Regolazione delle emozioni: breve e lungo termine

L’abbuffata rappresenta una strategia di soppressione delle emozioni: l’assunzione eccessiva di cibo porta a non sentire più il dolore, a spegnere temporaneamente la sofferenza. Tuttavia, l’uso del cibo per sopprimere o regolare le emozioni può essere efficace nel breve termine, ma è assolutamente fallimentare sul lungo periodo: quando cerchiamo di sopprimere un’emozione, questa tende a ripresentarsi ancora più intensamente di prima.

È come se il tentativo di sopprimerla portasse a fissarla e a intensificarla. Analoghe strategie di soppressione delle emozioni sono l’uso di sostanze stupefacenti o altri comportamenti impulsivi che, a volte, sono presenti anche in coloro che soffrono di disturbo da binge eating.

Un’altra strategia di regolazione delle emozioni inefficace e che si riscontra spesso in coloro che soffrono di binge eating è la ruminazione. Con questo termine si indica la tendenza a pensare e ripensare agli eventi che hanno provocato quelle emozioni negative in maniera astratta e non finalizzata, come tentativo di comprendere e risolvere il problema. Tuttavia questa modalità di pensiero non è né efficace né risolutiva. Essa infatti, tende a interferire con la risoluzione del problema e fa sentire indecisi e ancora più abbattuti.

Binge eating: conseguenze e rischi

Il binge eating può avere serie conseguenze sia a livello fisico che psicologico.

L’eccessivo introito calorico può portare a un notevole aumento del peso corporeo provocando lo svilupparsi di vari gradi di obesità e relative conseguenze legate alla gravità del sovrappeso.

Le complicazioni organiche dell’obesità includono l’ipertensione arteriosa, dislipidemie, disturbi respiratori, malattie cardiovascolari, diabete mellito, problemi muscolo-scheletrici, alterazioni ormonali, disfunzioni sessuali, apnee del sonno e neoplasie maligne.

Inoltre, il disturbo può influire significativamente sulla sfera relazionale della persona, determinando una riduzione della qualità della vita a causa dei problemi di salute, del disagio psicologico e dell’isolamento sociale.

La terapia per il disturbo da binge eating

Il trattamento per il binge eating richiede un approccio integrato e multidisciplinare che includa una combinazione di interventi medici, nutrizionali e psicologici.

Nella fase iniziale è fondamentale coinvolgere professionisti provenienti da diverse discipline, come terapisti individuali e di gruppo, nutrizionisti e, se necessario, anche psichiatri. Il coinvolgimento dei familiari può svolgere un ruolo di grande supporto nel percorso di guarigione.

La terapia individuale è un punto centrale del trattamento, in cui viene stabilita una diagnosi iniziale e vengono raccolte informazioni dettagliate sulla vita del paziente e sulla sintomatologia. Durante gli incontri terapeutici si lavora per comprendere il funzionamento del disturbo e identificare i fattori scatenanti delle abbuffate.
Col passare del tempo, vengono affrontati i processi emotivi che influenzano i comportamenti disfunzionali, come le emozioni che conducono ai comportamenti di abbuffata. Si lavora inoltre sulla percezione della propria immagine e si promuove l’adozione di uno stile di vita più sano e equilibrato.

La terapia farmacologica, sebbene possa essere utile per affrontare disturbi psichiatrici concomitanti, non è in grado di promuovere significativi risultati nella riduzione della frequenza delle abbuffate o nella perdita di peso.