L’ipocondria è la paura eccessiva e infondata di avere o contrarre malattie gravi, e si manifesta con una costante preoccupazione per le proprie condizioni di salute.
Queste ultime diventano l’argomento principale di conversazione nei contesti più svariati, da quello sociale fino all’ambiente di lavoro. Vivere nella paura o nella convinzione di essere malati nonostante le rassicurazioni mediche e l’esito negativo degli accertamenti può avere conseguenze significative sulla propria vita.
In questo articolo vediamo in che cosa consiste l’ipocondria, quali sono i sintomi, le possibili cause, le strategie per affrontarla.
Cos’è la ipocondria? Significato e definizione
L’ipocondria, detta anche disturbo da ansia di malattia o patofobia, è una condizione caratterizzata dalla costante preoccupazione per la propria condizione medica, anche in assenza di patologie reali. Questa comporta una distorsione rispetto alla percezione dei segnali inviati dal proprio corpo, che vengono interpretati sempre come sintomi di una determinata malattia.
Questa ansia per la salute può essere certamente favorita da effettive patologie organiche pregresse; tuttavia, è alimentata da una forte componente psicosomatica. Ciò significa che i sintomi lamentati dai soggetti ipocondriaci non sono altro che una manifestazione fisica di un disagio psicologico.
Si instaura così un circolo vizioso. L’interpretazione errata di sensazioni corporee come sintomi di malattie inesistenti rafforza l’ansia per la propria salute. L’ansia, a sua volta, aumenta la probabilità di sperimentare nuovi sintomi psicosomatici.
Quali sono le cause?
Le cause dell’ipocondria possono affondare le proprie radici nell’infanzia e riguardare una eventuale malattia pregressa grave, non solo propria, ma anche di un membro della famiglia o una persona cara.
La fobia delle malattie, in particolare, può esplodere in seguito a lutti che fanno da innesco e determinano l’insorgere delle manifestazioni sintomatologiche tipiche del disturbo.
Un’altra possibile causa potrebbe essere ricercata in alcuni tratti del carattere e, in particolare, nella maggiore predisposizione a focalizzarsi troppo su ogni singolo segnale del proprio corpo.
Quanta gente soffre di ipocondria?
Si stima che l’ipocondria colpisca, nel corso della vita, fino al 5% della popolazione mondiale. Non ci sono differenze di genere nell’incidenza di questa psicopatologia, con una distribuzione uniforme tra popolazione maschile e femminile. L’esordio dell’ipocondria può avvenire a qualsiasi età, anche se è più frequente si manifesti per la prima volta intorno alla prima età adulta.
Si tratta di un disturbo cronico nella maggior parte dei casi e solo in alcuni pazienti c’è una remissione completa. In tutti gli altri, i sintomi, tendenzialmente, possono scomparire per poi ripresentarsi.
Che differenza c’è tra ipocondria e disturbo ossessivo-compulsivo?
Quando si parla di ipocondria, è importante distinguerla dai disturbi di tipo ossessivo-compulsivo, che si manifestano principalmente con la paura del contagio.
Il paziente ossessivo-compulsivo non è tanto spaventato dalla possibilità di essere malato, come nell’ipocondria. Invece, ha paura della possibilità di ammalarsi o di essere la causa della malattia di qualcun altro, attraverso il contagio. Tipico di questa forma di disturbo ossessivo-compulsivo è il costante lavaggio delle mani, finalizzato soprattutto ad arginare i propri timori.
Come capire se si soffre di ipocondria? Sintomi fisici e psicologici
L’ipocondria può riguardare vari aspetti della salute. L’ipocondriaco può allarmarsi, ad esempio per:
- sintomi fisici che riguardano il battito cardiaco o la respirazione
- lievi alterazioni come ferite di piccola entità
- sensazioni anomale che non riesce a spiegare, ma che interpreta sempre come pericolose per il proprio benessere.
Talvolta, l’oggetto della paura è molto specifico e riguarda un singolo organo o una certa malattia. Anche sentir parlare o leggere di una patologia può mettere in stato di agitazione e alimentare la preoccupazione. Succede, ad esempio, ascoltando una notizia al telegiornale o venendo a conoscenza di una persona che si è ammalata.
La sensazione di fondo è di una grande vulnerabilità e debolezza, non solo fisica, ma anche mentale, intesa come facilità a stancarsi a livello psicologico. Si tende a provare emozioni esagerate, con una conseguente difficoltà a tenerle sotto controllo e la paura di esserne, prima o poi, sopraffatti.
Il paziente ipocondriaco non è confortato nemmeno dalle rassicurazioni mediche o dai risultati negativi degli esami diagnostici. A questi, si sottopone molto più spesso di quanto sia necessario. La convinzione di essere malato è più forte di qualsiasi cosa.
L’ipocondriaco conosce con estrema precisione e completezza la propria storia clinica, che racconta di volta in volta, con dovizia di particolari, al medico che lo prende in cura. Molto spesso:
- cambia medici per avere pareri differenti
- percepisce un senso di frustrazione e risentimento per diagnosi che non sono in linea con le proprie convinzioni
- ritiene di non ricevere le cure adatte alla propria condizione
- nella maggior parte dei casi, si rifiuta di intraprendere un percorso psicoterapeutico.
Conseguenze sulla quotidianità
La fobia per le proprie condizioni cliniche diventa un elemento centrale della quotidianità, al punto da essere l’argomento ricorrente di ogni conversazione. Oppure, può diventare una strategia di risposta più o meno consapevole allo stress emotivo.
L’ipocondria può ripercuotersi anche su diversi aspetti della vita. Le relazioni sociali possono essere compromesse. Ad esempio, può insorgere l’errata convinzione di dover sempre ricevere trattamenti speciali o una maggiore considerazione da parte degli altri.
La quotidianità familiare può subire delle ripercussioni negative. Tutta l’attenzione, infatti, rischia di essere focalizzata sul benessere fisico di un singolo individuo. Spesso l’ipocondriaco fa fatica a tenere sotto controllo le preoccupazioni rispetto alla propria salute anche nell’ambiente di lavoro. Nei casi più gravi, ciò interferisce sulle performance lavorative, fino a determinare uno stato emotivo invalidante.
Come capire se un ipocondriaco si ammala davvero?
L’ipocondria, come si è visto, è un fenomeno di natura psicosomatica che porta ad accusare una serie di sintomi come reazione a un vissuto emotivo di stress e ansia, e a interpretarli come l’espressione di una malattia. Partendo da questa premessa, come è possibile capire quando un soggetto ipocondriaco è realmente malato?
In questo caso, la difficoltà sta nel discernere i segnali genuini di patologia da quelli influenzati dallo stato psicologico. La soluzione non può che essere una valutazione medica obiettiva da parte di professionisti, in grado di distinguere un disturbo concreto dai segni di una preoccupazione immotivata.
Ma la paura incontrollata di essere malato può aumentare le probabilità di ammalarsi veramente? La risposta è sì, secondo alcuni studi condotti negli anni. Tra questi, un’indagine portata avanti dai ricercatori dell’Università di Bergen in Norvegia ha evidenziato come gli elevati livelli di ansia nelle persone ipocondriache si associno a un rischio più alto di sviluppare malattie cardiovascolari.
Cosa fare contro l’ipocondria?
Per curare il disturbo ipocondriaco, il primo passo è quello di avviare un percorso di psicoterapia con il supporto di uno specialista. La ricerca ha dimostrato che tra gli approcci più efficaci c’è la psicoterapia cognitivo comportamentale.
L’obiettivo è quello di far concentrare il paziente sull’apprendimento di nuovi modi di pensare e comportarsi. Bisogna, infatti, spezzare il circolo patologico innescato dall’ansia di malattia e dall’eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute.
Superare l’ipocondria non è certamente semplice. Come abbiamo detto, infatti, l’ostacolo più grande è rappresentato dalle convinzioni del paziente. Questo spesso fa fatica ad accettare l’idea che i suoi problemi siano di natura meramente psicologica.
Il primo passo per aiutare una persona convinta di avere una grave malattia è quello di fargli capire che le sue preoccupazioni sono eccessive, in quanto prive di un reale fondamento.
Quali farmaci per l’ipocondria?
Il percorso psicoterapeutico può essere affiancato dal trattamento farmacologico. Per quest’ultimo, però, le difficoltà restano le stesse. Bisogna, infatti, convincere il paziente ad assumere farmaci che potrebbe ritenere dannosi per la salute e non utili a superare la propria condizione. In ogni caso, i farmaci generalmente prescritti sono antidepressivi come:
- inibitori selettivi della ricaptazione della serotonina, che presentano minori effetti collaterali)
- triciclici.
La terapia viene modulata in base alla severità della condizione psicopatologica. Nelle forme lievi risulta sufficiente, nella maggior parte dei casi, la somministrazione di benzodiazepine. Tuttavia, non si tratta di una terapia specifica per l’ipocondria. Risulta utile per lo più ad alleviare i sintomi sul breve termine come l’ansia.
(2 Agosto 2024)