Psichiatria

Gli SSRI, Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina

Gli SSRI sono una classe di farmaci antidepressivi, utilizzati per il trattamento di una vasta gamma di disturbi psichiatrici. Vediamo quali sono questi farmaci, a cosa servono, e quando vengono prescritti

Gli SSRI, Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina

Gli SSRI (Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina) sono una classe di farmaci che rientra nella categoria degli antidepressivi.

Sono impiegati nella cura di una vasta serie di condizioni e disturbi psichiatrici, e utilizzati in particolare per il trattamento dei disturbi dell’umore, dei disturbi d’ansia e di altri disturbi psichiatrici. Più precisamente, questi farmaci agiscono sul sistema nervoso centrale per regolare il sistema della serotonina, un neurotrasmettitore cruciale per il benessere psicofisico.

Insieme al dottor Porcelli, psichiatra del Santagostino, vediamo cosa sono gli SSRI, quando sono prescritti e come funzionano.

Cosa sono i farmaci SSRI?

SSRI è l’acronimo di Selective Serotonin Reuptake Inhibitors, tradotto: Inibitori Selettivi della Ricaptazione della Serotonina. Sono una classe di psicofarmaci comunemente utilizzata per il trattamento della depressione, dell’ansia e di altri disturbi psichiatrici.

Nello specifico, questi antidepressivi agiscono sul sistema nervoso centrale, modulando il sistema della serotonina, un neurotrasmettitore che svolge un ruolo di fondamentale importanza nella regolazione dell’umore e di altri processi neurofisiologici.

Questa classe di farmaci comprende diversi principi attivi e viene utilizzata comunemente per la cura di un’ampia gamma di problematiche, rappresentando il trattamento d’elezione per vari disturbi psichiatrici, grazie alla loro bassa incidenza di effetti collaterali e interazioni farmacologiche.

Come funzionano gli SSRI: meccanismo d’azione

Il meccanismo d’azione degli SSRI si basa sulla modulazione del sistema della serotonina, che, come abbiamo detto, è un neurotrasmettitore coinvolto nella regolazione dell’umore, ma anche del sonno e di altri processi neurofisiologici.

In condizioni normali, dopo che la serotonina è stata rilasciata da un neurone nel vallo sinaptico (lo spazio tra un neurone e l’altro, deputato alla trasmissione nervosa), una parte di essa viene riassorbita da quello stesso neurone, mediante un processo chiamato ricaptazione.

Gli SSRI agiscono bloccando selettivamente questo processo di riassorbimento, provocando una permanenza più lunga della serotonina nel vallo sinaptico. 

In questo modo, la trasmissione della serotonina viene modulata, favorendo un ripristino del corretto funzionamento del sistema serotoninergico e delle sue funzioni modulatorie su altri sistemi neuronali. Questo determina nell’arco di alcune settimane un ripristino del corretto funzionamento della maggior parte dei sistemi neuronali, determinando una ripresa dei fisiologici ritmi circadiani, un ritorno a un umore fisiologico e a un controllo adeguato dei sintomi d’ansia.  

Il sistema serotoninergico infatti, come accennato, modula una serie di sistemi neuronali, impattando su una serie di funzioni biologiche fondamentali per il benessere psicofisico. In particolare, questo sistema è coinvolto nella regolazione di:

Alterazioni della trasmissione serotoninergica sono state associate a una serie di sintomi come:

Gli SSRI dunque inducono, tramite la loro azione a livello del sistema della serotonina, anche una modulazione su altri sistemi neuronali, quali ad esempio il sistema noradrenergico e quello dopaminergico, anch’essi coinvolti nei processi legati all’umore e all’ansia. 

Per quali disturbi vengono utilizzati gli SSRI?

Gli SSRI possono essere utilizzati in un’ampia gamma di disturbi di carattere psichiatrico, come:

Attualmente, rappresentano uno dei trattamenti di prima linea per una ampia varietà di disturbi psichiatrici, grazie alla loro efficacia e alla bassa incidenza di effetti collaterali e interazioni farmacologiche, soprattutto rispetto a classi di farmaci meno recenti come gli IMAO e gli antidepressivi triciclici.

L’uso degli SSRI, tuttavia, non è limitato all’ambito psicologico: possono essere utili anche in caso di:

Quali sono gli SSRI?

Il gruppo degli SSRI è costituito da 7 molecole principali, di cui 6 vengono utilizzate abitualmente in ambito psichiatrico; mentre 1 è prettamente impiegata in ambito urologico, per il trattamento dell’eiaculazione precoce (dapoxetina). I farmaci utilizzati usualmente in ambito psichiatrico sono:

  • Fluoxetina
  • Fluvoxamina
  • Paroxetina
  • Sertralina
  • Citalopram
  • Escitalopram.

Questi farmaci mostrano un profilo di efficacia simile nei diversi disturbi psichiatrici, mentre differiscono lievemente in termini di frequenza di presentazione di determinati effetti collaterali.

Alcuni di essi mostrano alcune peculiarità cliniche, per cui vengono preferiti in determinati disturbi, anche se le evidenze scientifiche a supporto di tali differenze non sono ancora definitive.

Fluoxetina

La Fluoxetina (Prozac, Azur, Clexiclor, Diesan, Fluoxeren) è prescritta generalmente in caso di:

  • Disturbi depressivi 
  • Bulimia 
  • Binge-eating disorder 
  • Episodio depressivo in disturbo di personalità.

Solitamente non risulta particolarmente efficace nel trattamento della sintomatologia ansiosa.

Fluvoxamina

La Fluvoxamina (Fevarin, Maveral, Dumirox) associa all’azione antidepressiva anche una buona efficacia sui sintomi d’ansia. Risulta tra i più efficaci nel trattamento del disturbo ossessivo-compulsivo.

Paroxetina

La Paroxetina (Daparox, Dropaxin, Dapagut, Eutimil, Serupin, Seroxat) mostra una buona efficacia sia sui sintomi depressivi che sui sintomi d’ansia. È tra i più efficaci nel trattamento del disturbo da attacchi di panico. 

Sertralina

La Sertralina (Zoloft, Tralisen, Tatig) mostra una buona efficacia nel trattamento dei sintomi depressivi e dei sintomi d’ansia. Viene utilizzato anche nel binge-eating disorder e nei pazienti obesi, dal momento che è ritenuto in grado di ridurre il craving per il cibo.

Citalopram

Il Citalopram (Elopram, Felipram, Frimaind, Feliximir, Seropram) è largamente impiegato nelle sindromi depressive e nel disturbo d’ansia, mostrando una buona efficacia.

Escitalopram

L’Escitalopram (Cipralex, Entact) è un metabolita del Citalopram, e viene utilizzato per gli stessi disturbi, mostrando una maggiore efficacia e una migliore tollerabilità.

Dopo quanto tempo fanno effetto gli SSRI?

I primi effetti di questi farmaci si manifestano a partire dalla seconda settimana di trattamento, mentre per gli effetti completi è necessario attendere 4-6 settimane dal raggiungimento della dose terapeutica. La terapia con antidepressivi viene generalmente somministrata per un anno, nonostante la risoluzione dei sintomi avviene solitamente nei primi 2 mesi del trattamento, al fine di consolidare i risultati clinici ottenuti e prevenire ricadute precoci dei disturbi trattati. 

Gli SSRI non creano tolleranza, dipendenza o sedazione, al contrario delle benzodiazepine. Per questo motivo, risultano essere i farmaci di prima linea per la cura dei disturbi d’ansia e del disturbo da attacchi di panico. 

Quali sono gli effetti collaterali degli SSRI?

Gli effetti collaterali degli SSRI, nella maggioranza dei casi, sono di lieve entità e includono più frequentemente:

  • Disturbi gastrointestinali: nausea, diminuzione dell’appetito, alterazioni dell’alvo
  • Disfunzioni sessuali: calo della libido, disfunzione erettile nell’uomo, difficoltà nella lubrificazione nella donna, difficoltà nel raggiungimento dell’orgasmo
  • Aumento dell’appetito e del peso
  • Sonnolenza o insonnia
  • Affaticamento
  • Nervosismo
  • Tremori
  • Sudorazioni
  • Bocca secca
  • Sogni vividi/lucidi.

Questi disturbi tendono generalmente a presentarsi nei primi giorni di assunzione e diminuiscono nelle prime settimane di cura, a eccezione dell’aumento dell’appetito e delle disfunzioni sessuali, che se presenti tendono a persistere per tutto il periodo di assunzione. Solitamente tali effetti collaterali raggiungono la massima intensità dopo 2 mesi di trattamento, per poi ridursi nel 3°-4° mese e stabilizzarsi. 

Gli SSRI sono in genere sconsigliati durante gravidanza e allattamento: la loro assunzione durante questi periodi deve essere attentamente considerata da uno psichiatra, che ne valuterà l’effettiva necessità, prima di prescriverli.

Profilo di tollerabilità

I diversi SSRI hanno un profilo di tollerabilità lievemente diverso, in particolare:

  • La Fluoxetina, tra gli SSRI, è probabilmente quello che incide meno a livello dell’appetito e con scarso rischio di incremento ponderale. Sono più comuni i disturbi del sonno (insonnia principalmente) e i disturbi della sfera sessuale 
  • La Fluvoxamina può determinare una certa sedazione, per cui solitamente viene assunto la sera. È ridotto il rischio di effetti collaterali sessuali, mentre il farmaco è paragonabile agli altri SSRI per il rischio di aumento del peso. 
  • La Paroxetina è probabilmente, tra gli SSRI, quello che comporta un maggior rischio di effetti collaterali, in particolare per l’aumento ponderale e i disturbi della sfera sessuale  
  • La Sertralina è solitamente molto ben tollerata. Può provocare una nausea significativa nelle prime settimane di assunzione. Non è esente da effetti collaterali sessuali, in particolare può determinare calo della libido e difficoltà nell’eccitazione e nel raggiungimento dell’orgasmo. 
  • Il Citalopram è solitamente ben tollerato, ha un profilo di rischio intermedio per effetti collaterali sessuali e sull’incremento ponderale. È da segnalare il rischio di potenziali aritmie per chi ha una predisposizione preesistente, per cui, solitamente, viene effettuato un elettrocardiogramma prima della prescrizione e dopo un paio di settimane dal raggiungimento della dose terapeutica per escludere tale rischio. 
  • L’Escitalopram è solitamente meglio tollerato rispetto al Citalopram per quanto riguarda effetti collaterali sessuali e incremento ponderale, che comunque sono stati riportati anche con tale farmaco. Anche per l’Escitalopram è richiesto un elettrocardiogramma prima della prescrizione e dopo un paio di settimane dal raggiungimento della dose terapeutica per escludere potenziali rischi aritmologici.

Sindrome da sospensione da SSRI

La sospensione dell’utilizzo di SSRI, per cessazione del trattamento o passaggio a un altro farmaco, può provocare sintomi come:

Anche in questo caso, i sintomi sono lievi e scompaiono autonomamente nell’arco di qualche settimana. Questi sintomi possono essere più intensi se avviene una sospensione brusca del trattamento, mentre con una sospensione graduale seguita da uno Specialista solitamente non sono particolarmente significativi e risultano facilmente tollerabili.

Quando prendere SSRI?

L’inizio di una terapia farmacologica antidepressiva deve essere preso in considerazione quando i sintomi psichici presenti determinano una compromissione significativa della qualità di vita del paziente o impediscono allo stesso di svolgere la sua vita regolarmente, ad esempio impedendogli di lavorare o di avere una vita sociale soddisfacente. In ogni caso, l’indicazione al trattamento deve essere sempre valutata da un medico, che dovrà poi monitorare nel tempo l’efficacia e la tollerabilità del trattamento farmacologico impostato. 

In generale, gli SSRI vengono prescritti 1 volta al giorno, preferibilmente alla stessa ora ogni giorno, per garantire una somministrazione regolare e costante del farmaco nell’organismo.

Interazioni farmacologiche

Come già detto, gli SSRI sono preferiti agli antidepressivi meno recenti per una migliore gestione dell’interazione con altri farmaci. Fra interazioni farmacologiche che possono instaurarsi durante il trattamento con SSRI quella assolutamente da evitare è l’iterazione con gli IMAO (inibitori delle monoamino ossidasi), oggi raramente utilizzati nella pratica clinica. L’associazione di queste due classi di farmaci determina un elevato rischio di insorgenza della sindrome serotoninergica, una condizione medica che può portare a rischi importanti per la salute del paziente. 

Gli SSRI possono interferire anche con i farmaci che vengono metabolizzati principalmente a livello epatico. Un eventuale contemporanea assunzione deve avvenire con cautela e sempre consultandosi con il proprio medico curante.