Quello dei Big Five è uno dei modelli di riferimento nello studio e nella definizione della personalità umana.
Qual è stata la sua genesi? Quanti e quali sono i tratti di personalità che comprende? Scopriamone di più.
Cosa significa Big Five?
Il termine big five, letteralmente “grandi cinque”, identifica un paradigma teorico che riconduce la personalità umana a cinque dimensioni, cinque “tratti della personalità” che permettono di rilevare le differenze più significative tra gli individui.
Queste cinque macrocategorie vengono intese come modalità di pensiero, di comportamento e reazione emotiva che si mantengono stabili nel tempo, poiché perlopiù di natura genetica.
La teoria dei Big Five si inserisce nel campo d’indagine che è la teoria dei tratti. Questo approccio suggerisce che la personalità umana sia fondata su una serie di tratti distintivi comuni a tutti gli esseri umani, che si combinano in diversa misura in ogni persona, definendone l’identità.
Come è nato il modello dei Big Five?
Diversamente da altri modelli di studio della personalità, come per esempio l’Myers-Briggs Type Indicator (MBTI) o il LIE, il paradigma dei Big Five non è riconducibile a un unico inventore identificabile, ma a diversi gruppi indipendenti di ricercatori che nel corso dei decenni si sono dedicati allo studio di questa materia.
Le prime indagini sulla definizione della personalità umana risalgono agli anni Trenta, quando Gordon Willard Allport e Henry Sebastian Odbert avviarono una ricerca fondata su uno studio lessicale della personalità, fondato cioè sull’assunto che i tratti della personalità fossero codificati attraverso il linguaggio. I due studiosi attinsero dal dizionario Webster, all’epoca la risorsa più completa in lingua inglese, per catalogare i termini che descrivevano il comportamento umano e permettevano così di distinguere un soggetto dall’altro.
Un momento cruciale nella messa a punto del modello avvenne nel 1961, quando Ernest Tupes e Raymond Christal presentarono la prima formulazione di un modello a cinque fattori.
In seguito, diversi team di studiosi hanno proseguito in maniera autonoma lo studio sui cinque fattori della personalità. Tra le figure chiave in questo ambito si ricordano: Louis Thurstone, Raymond Cattell, Hans Eysenck, Gordon Allport, Henry Odbert, Donald Fiske, Warren Norman, Lewis Goldberg, Robert McCrae e Paul Costa. Questi gruppi di ricerca si sono avvalsi di metodi lievemente divergenti, motivo per cui le dimensioni cardine che determinano la personalità umana sono state variamente definite.
Il termine Big Five è stato coniato nei primi anni Ottanta da Lewis Goldberg.
Applicazioni della teoria dei Big Five: il NEO Personality Inventory
Come si è visto, esistono diverse formulazioni del modello di Big Five. Lo schema più noto è probabilmente il Neo Personality Inventory di Costa e McCrae, di cui negli anni sono state pubblicate più versioni.
La prima edizione, risalente al 1978, il NEO Inventory, dove NEO è acronimo di Neuroticism Extroversion Openness, identificava per l’appunto solo tre dimensioni di personalità: nevroticismo, estroversione e apertura all’esperienza. Con una revisione avvenuta nel 1985, il test ha assunto la denominazione di NEO Personality Inventory, evolvendo in maniera tale che il termine “NEO” divenisse parte integrante del nome piuttosto che un acronimo. Questa versione aggiungeva alle precedenti tre categorie quelle aggiuntive di coscienziosità e amicalità.
Ulteriori evoluzioni del modello sono state rilasciate nel 1992 con la pubblicazione del NEO-PI-Revised (NEO-PI-R), che offriva una trattazione più approfondita dei cinque fattori attraverso l’esplorazione di sottodimensioni dei cinque grandi fattori, e nel 2005 con l’aggiornamento più recente, il NEO-PI-3.
Quali sono i Big Five?
Nell’inventario NEO PI 3 i Big Five sono così definiti:
- estroversione
- amicalità
- coscienziosità
- nevroticismo
- apertura all’esperienza.
I cinque tratti della personalità individuati nel modello dei Big Five sono concepiti come indicatori bidimensionali, degli spettri continui alle cui estremità si trovano caratteristiche contrastanti. Ciascun fattore è strutturato in sei sottodimensioni.
Estroversione
L’estroversione definisce il livello di socialità di una persona, il suo desiderio di interazione e la sua natura comunicativa.
Include:
- calore: segnala un’apertura verso gli altri attraverso comportamenti amichevoli, espressioni di affetto e la creazione di legami stretti
- socievolezza: esprime una predilezione per ambienti sociali vivaci e il trovarsi in compagnia di altre persone
- assertività: rappresenta la capacità di esprimere in modo chiaro i propri pensieri e bisogni, una sicurezza in sé che porta spesso ad avere un ascendente sugli altri
- attività: descrive la tendenza ad avere uno stile di vita proattivo, un approccio energico alle cose
- sensazioni: si tratta della ricerca di esperienze che portano benessere e gratificazione
- emozioni positive: indica l’inclinazione a provare sentimenti di felicità e gioia, attraverso un atteggiamento generale di ottimismo.
Gli estroversi sono tipicamente soggetti vivaci, comunicativi e predisposti al contatto sociale, mentre le persone introverse sono più inclini alla riflessione e all’autoanalisi.
Amicalità
Questa dimensione valuta l’altruismo, la gentilezza, la cooperazione, e quanto facilmente una persona si relazioni positivamente con gli altri.
Si declina in:
- fiducia, la predisposizione a fidarsi degli altri, di cui si suppone la rettitudine
- franchezza, ovvero la tendenza ad essere diretti e sinceri
- altruismo: indica la generosità nei riguardi degli altri, che si concretizza nell’offerta di aiuto in caso di necessità
- disciplina, cioè la tendenza a mantenere un approccio pacifico e accomodante nelle interazioni, a evitare conflitti e a perdonare facilmente
- modestia: valuta il grado di umiltà di un individuo
- sensibilità: misura il grado di empatia e di preoccupazione per il benessere altrui, il coinvolgimento emotivo nelle relazioni interpersonali.
Un individuo con un’elevata amicalità è ben disposto e collaborativo verso gli altri, le persone al suo opposto sono più chiuse su sé stesse, diffidenti e individualiste.
Coscienziosità
Questa dimensione valuta il grado di autocontrollo e diligenza di un individuo, tanto nel gestire le proprie emozioni e i propri impulsi quanto nella capacità di pianificare le proprie azioni per il raggiungimento dei propri obiettivi.
Si traduce in:
- competenza: evidenzia il senso di efficienza, abilità e preparazione che una persona percepisce in sé stessa
- ordine: riflette la tendenza all’organizzazione, alla cura del dettaglio, e a un approccio sistematico nei compiti della vita quotidiana
- disciplina: misura il livello di adesione di un individuo ai suoi principii morali
- impegno, vale a dire il grado di determinazione e dedizione con cui una persona persegue i suoi obiettivi
- autodisciplina: indica la capacità di avviare e portare a termine attività, superando eventuali ostacoli come distrazioni e apatia
- lucidità di pensiero: denota razionalità e cautela nelle decisioni, grazie a un’attenta riflessione che guida verso azioni ponderate.
Una persona coscienziosa è metodica, responsabile e organizzata; chi non possiede questo tratto manca di solito di capacità di organizzazione, perseveranza e motivazione.
Nevroticismo
Misura la stabilità emotiva e il grado di reazione emotiva di un individuo.
Si caratterizza per le seguenti sottocategorie:
- ansia, ossia l’inclinazione alla preoccupazione e a sentimenti di nervosismo, tensione e inquietudine
- frustrazione: manifesta la facilità nel provare emozioni legate alla rabbia e al disappunto e valuta il grado di suscettibilità alla rabbia
- abbattimento: riflette la propensione alla malinconia, alla tristezza e alla solitudine
- imbarazzo: indica il sentirsi a disagio e inadeguati in presenza altrui
- impulsività: descrive la difficoltà nel contenere i propri istinti in momenti di urgenza
- vulnerabilità: definisce la fragilità nell’affrontare situazioni di difficoltà.
Persone con alto nevroticismo sono ansiose e inclini a stress, depressione e sentimento di non essere all’altezza; mentre quelle con bassi livelli di nevroticismo sono generalmente calme e centrate.
Apertura all’esperienza
L’apertura all’esperienza riflette il grado di predisposizione di un individuo verso nuove idee e situazioni, la capacità di essere creativi, insieme alla tendenza ad esplorare il proprio universo emotivo.
Si esplicita nei seguenti tratti:
- fantasia: descrive la capacità di immaginazione intesa come abilità di concepire concetti originali
- estetica: evidenzia il senso di apprezzamento per il bello e il valore attribuito alle espressioni artistiche
- emozioni: questa categoria fa riferimento al valore dato alle emozioni come elementi essenziali per percepire il mondo e per interpretare le interazioni sociali
- azione: mostra l’inclinazione a ricercare esperienze diverse che vadano oltre le abitudini quotidiane
- idee: identifica la curiosità intellettuale e la voglia di esplorare nuovi concetti
- valori: indica la disponibilità a mettere in discussione i propri valori etici, religiosi e sociopolitici, esprime apertura mentale e capacità autocritica.
Essere aperti all’esperienza vuol dire sapersi allontanare dai propri riferimenti abituali, essere curiosi e aperti al nuovo, nonché capaci di proporre nuove idee. Al polo opposto vi è un atteggiamento di chiusura, che rifugge la novità e tende ad ancorarsi alle vecchie sicurezze.
Test della personalità sul modello Big Five
La valutazione della personalità sulla base del paradigma dei Big Five può essere effettuata tramite la compilazione di un questionario da parte dell’individuo o attraverso l’osservazione del suo comportamento durante una simulazione.
Nell’edizione italiana del questionario Big Five, ciascuna delle cinque dimensioni principali si articola in due sottocategorie:
- estroversione: dinamismo e dominanza.
- amicalità: cooperatività e cordialità.
- coscienziosità: scrupolosità e perseveranza.
- nevroticismo: controllo dell’emozione e controllo degli impulsi.
- apertura mentale: apertura alla cultura e apertura all’esperienza.