In un mondo sempre più focalizzato sull’apparenza estetica, l’ossessione per l’immagine corporea e il culto della perfezione fisica hanno dato vita a un fenomeno tanto diffuso quanto dannoso: la diet culture.
In Italia come nel resto dell’Occidente, media, pubblicità e i modelli proposti dal mercato veicolano un paradigma culturale che promuove l’adozione di abitudini alimentari e stili di vita rigorosi che promettono il raggiungimento di un fisico magro e muscoloso.
Ma a quale costo? Quale impatto può avere questo modello su corpo e mente?
Cos’è la cultura della dieta ed è tossica?
La diet culture o cultura della dieta è un insieme di credenze che valorizzano la magrezza e la tonicità dei corpi come espressione di salute, promuovendo la convinzione che il valore individuale sia direttamente collegato alla capacità di mantenere questo tipo di fisicità. Così facendo, detta una gerarchia morale delle forme e delle dimensioni dei corpi, che esalta la magrezza come ideale positivo e condanna tutto ciò che non vi rientra, etichettandolo come non salutare e sgradevole.
L’ideale di salute decantato dalla diet culture è in realtà solo apparente. Spesso implica infatti restrizioni alimentari, un controllo intransigente del peso e programmi di allenamento intensivi che non hanno a che vedere con una reale condizione di benessere fisico, ma perpetuano piuttosto un’ossessione per il raggiungimento di canoni di bellezza irrealistici e nocivi.
L’aggettivo “tossico” associato alla diet culture è senz’altro appropriato, poiché descrive l’effetto deleterio che questa cultura può avere su individui e società intere, incoraggiando:
- il dilagare di body shaming e grassofobia
- problemi di autostima nei soggetti non conformi allo standard
- distorta percezione del proprio corpo sulla base di parametri estetici ingannevoli
- disturbi del comportamento alimentare
- disturbi fisici legati a condotte solo apparentemente salutiste, come per esempio consumare solo alimenti a ridotto apporto calorico piuttosto che privilegiare un regime alimentare vario e nutriente.
Come si identifica una cultura della dieta?
Ma cosa contribuisce a rendere tale la diet culture?
Una prima caratteristica distintiva di questa cultura è la netta contrapposizione tra alimenti, pratiche alimentari e stili di vita salutari e quelli che non lo sono. Una distinzione rigida che glorifica i primi e demonizza i secondi, schedandoli secondo le categorie morali di “buono” e “cattivo”, e radica l’idea che alcuni alimenti siano proibiti, da evitare ad ogni costo, oppure che possano essere assunti solo in circostanze particolari, come “sgarro alla regola”.
Un altro elemento centrale della cultura della dieta è l’ossessione per il calcolo calorico e la riduzione del corpo a una semplice equazione di input ed output energetico, in cui le necessità nutrizionali del singolo e le relative variazioni individuali non sono contemplate. Un aspetto, questo, che molto spesso va di pari passo con regimi di allenamento severi, rigorosamente tarati su un esatto consumo di calorie e su un preciso apporto proteico.
In questo contesto, la perdita di peso diventa un traguardo sempre meritevole, indipendentemente dal caso singolo. Questo pensiero è alimentato dal continuo confronto con i modelli idealizzati veicolati dai media e dai social, che inducono un senso di insoddisfazione verso il proprio corpo, e dall’industria del benessere, che commercializza prodotti e servizi che promettono soluzioni rapide e miracolose per il raggiungimento del fisico desiderato, spesso su basi scientifiche discutibili.
Quali dei seguenti sono esempi di cultura della dieta?
La cultura della dieta passa attraverso una narrazione pervasiva che si manifesta in diversi ambiti della nostra quotidianità.
Pensiamo ai messaggi che, in molte campagne pubblicitarie, alludono alla necessità di conformarsi all’ideale estetico di magrezza: “mangiare senza sensi di colpa”, “perdere peso senza sforzo” oppure ad espressioni utilizzate nel linguaggio quotidiano che celano un giudizio morale associato al cibo, come “meritarsi un pasto”. O ancora a concetti emblematici come la prova costume, che porta con sé l’idea che solo determinati tipi di corpo siano accettabili o desiderabili sulla spiaggia e per questo nel periodo precedente l’estate debbano essere intensificati gli sforzi per dimagrire o modellare il corpo.
Lo stesso vale per la dieta detox: una tipologia di regime alimentare spesso concentrato in un arco di tempo molto breve (in casi estremi, un solo giorno) pensata per disintossicare e ripulire l’organismo dopo occasioni di “eccessi” alimentari, come le festività.
Cultura della dieta e disturbi alimentari
Il sistema di valori sotteso alla diet culture, in primis la mitizzazione della magrezza, rappresenta un fattore di rischio significativo per l’insorgenza di disturbi del comportamento alimentare.
L’attenzione al peso corporeo e all’aspetto fisico può ripercuotersi infatti sulla quantità e qualità del cibo consumato e diventare il principale metro di giudizio attraverso cui l’individuo valuta sé stesso. Il successo personale e l’accettazione sociale, in quest’ottica, sono visti come una conseguenza della conformità a precisi standard fisici. Ecco allora che, quando la pressione sociale per aderire a queste aspettative diventa insostenibile, e il sentimento di inadeguatezza e vergogna cresce a dismisura, possono innescarsi o esacerbarsi comportamenti disfunzionali legati al cibo ed emergere disturbi come l’anoressia e la bulimia.
La cultura della dieta favorisce anche l’insorgenza di disturbi alimentari mascherati da scelte di stile di vita salutari, come l’ortoressia, l’ossessione per una dieta sana ed equilibrata, o la vigoressia, la preoccupazione eccessiva per le proprie forme e il proprio tono muscolare.
Come non cadere vittima della diet culture
La forte connessione tra diet culture e disturbi alimentari evidenzia la necessità di una presa di coscienza che riconosca i rischi legati a questa deriva culturale. Sviluppare una consapevolezza critica rispetto alle sottili, ma pervasive, manifestazioni di questo sistema culturale è fondamentale per promuovere una relazione sana e consapevole con il cibo e un approccio inclusivo e rispettoso di tutte le fisicità.
Imparare a prendersi cura della propria salute raccogliendo informazioni fondate e accurate sulle abitudini alimentari è cruciale per contrastare i messaggi nocivi che si incontrano giornalmente. Allo stesso modo, inserire nel proprio stile di vita un’attività fisica che si ama veramente, non vissuta come un’imposizione, può aiutare a creare un legame positivo con il proprio corpo.
Quando si percepisce che gli sforzi autonomi non sono sufficienti a opporsi alla pressione dei modelli culturali e che il proprio equilibrio fisico e psicoemotivo è in pericolo, chiedere aiuto a un professionista della salute mentale è sempre la soluzione più adatta.
(11 Giugno 2024)