Bisogno eccessivo di essere accuditi, sottomissione al volere altrui, scarsa autostima, paura dell’abbandono sono i tratti che caratterizzano il disturbo dipendente di personalità.
Questo disturbo deriva dalla sensazione di non potersi prendere cura di sé e di non poter gestire anche i più banali aspetti della propria vita senza l’aiuto e l’approvazione degli altri.
Scopriamo quali sono le cause all’origine di questo quadro psicopatologico, quali i sintomi che permettono di diagnosticarlo e il modo per trattarlo grazie al supporto della psicoterapia.
Cos’è il disturbo di personalità dipendente?
Il disturbo dipendente di personalità (DDP) è una condizione psicologica caratterizzata da un eccessivo bisogno di dipendenza e accudimento dagli altri, spesso alimentato dalla paura del rifiuto e dell’abbandono. Le persone che ne sono affette manifestano una notevole difficoltà nel prendere decisioni quotidiane senza il ricorso a suggerimenti, rassicurazioni e consigli da parte degli altri.
La dipendenza emotiva è una componente chiave del disturbo, che spinge gli individui che ne soffrono a cercare supporto, guida e protezione per ridurre il proprio livello di ansia.
Spesso al disturbo dipendente si associa, in una condizione di comorbilità, la presenza di altri disturbi di personalità (disturbo istrionico di personalità o disturbo borderline di personalità), un disturbo depressivo o un disturbo d’ansia.
Quali sono le sue cause?
Le cause del disturbo dipendente di personalità non sono ancora completamente conosciute, ma si ritiene che alla sua insorgenza contribuiscano fattori genetici, influenze ambientali ed esperienze di vita durante l’infanzia, soprattutto legate agli stili genitoriali.
Ad esempio, un controllo eccessivo sui bambini, che contrasta l’indipendenza, e l’abitudine alla sottomissione possono favorire lo sviluppo di questo disturbo in età adulta.
Come ragiona un dipendente emotivo?
Le persone che soffrono di disturbo dipendente di personalità sviluppano una visione di sé che le porta a percepirsi come soggetti bisognosi, deboli e incapaci di affrontare la vita in autonomia. Di conseguenza, per sentirsi sicuri e appagati, cercano costantemente il supporto e l’aiuto degli altri, che idealizzano come figure in grado di fornire loro tutto ciò di cui hanno bisogno.
I dipendenti emotivi si concentrano sul bisogno di dipendenza per sopravvivere emotivamente, e pensano di non poter essere felici senza l’amore, l’attenzione e le cure degli altri. Si sentono minacciati dalla possibilità di essere rifiutati e abbandonati, e, nella paura di questo pensiero, maturano un’elevata ansia. Per scongiurare il pericolo di poter restare da soli, si sottomettono alle persone con cui instaurano rapporti di dipendenza, evitando il conflitto e cercando di placare eventuali disaccordi per mantenere la relazione.
Solo quando ottengono il supporto e l’accudimento che desiderano dagli altri, sperimentano emozioni di appagamento e gratificazione.
Quali sono i principali sintomi del disturbo dipendente di personalità?
Per riconoscere il disturbo dipendente di personalità è necessario rilevare alcune specifiche manifestazioni. Le persone che ne sono affette infatti:
- hanno la tendenza a permettere ad altre persone di assumere la responsabilità al posto loro e a sottomettersi ai bisogni e desideri degli altri. Questo perché si percepiscono come persone impotenti e incapaci di curarsi di se stesse. Creano così legami forti con figure che avvertono come capaci di fornire loro le risorse necessarie per sopravvivere e essere felici
- fanno fatica a prendere decisioni nella vita quotidiana a causa del costante bisogno di approvazione dagli altri. Questa eccessiva dipendenza porta a delegare le responsabilità personali agli altri, creando un senso di inadeguatezza nel prendere iniziativa e agire in modo indipendente
- si considerano incompetenti e sviliscono le proprie capacità, vedendo nella disapprovazione altrui la prova della propria inferiorità
- temono il conflitto e il disaccordo con gli altri, poiché hanno paura di perdere il supporto altrui. Possono dunque rinunciare ai propri desideri e preferenze per conformarsi ai bisogni degli altri
- sperimentano una preoccupazione costante (anche quando questa è irrazionale) di essere lasciate sole
- dopo la fine di una relazione sentimentale o di un rapporto stretto cercano immediatamente un sostituto, nella speranza di trovare nuovamente il supporto di cui sentono di avere bisogno.
Le conseguenze del disturbo dipendente di personalità nelle relazioni affettive
La dipendenza emotiva può influire negativamente sulle dinamiche relazionali, poiché le persone che ne sono colpite possono diventare vulnerabili a manipolazioni e abusi da parte di partner con caratteri dominanti e narcisisti. Si subordinano all’altro, perché vivono nella preoccupazione costante che la loro relazione possa finire.
Quando questo accade realmente, i dipendenti emotivi hanno difficoltà ad accettare la fine della relazione e potrebbero cercare disperatamente di riconquistare il partner o di trovare subito un nuovo sostegno emotivo altrove.
Affrontare una separazione per un dipendente emotivo può risultare infatti un’esperienza estremamente complessa e travolgente, causa di un profondo senso di vuoto e insicurezza. La mancanza della figura da cui dipendeva il proprio benessere può indurre disperazione e confusione, la paura di rimanere da soli e di non poter badare a se stessi.
Quando un dipendente affettivo ti lascia?
Considerato il quadro psicologico che la caratterizza, una persona con disturbo di dipendenza affettiva può arrivare a lasciare il partner solo quando, grazie a un percorso di terapia e auto-affermazione, impara a mettere al centro se stessa. Quando, cioè, acquisisce consapevolezza delle rinunce fatte e si scopre capace di poter contare sulle proprie forze per vivere.
Diagnosi del disturbo dipendente di personalità
La diagnosi del disturbo dipendente di personalità viene effettuata da un professionista della salute mentale sulla base dei criteri espressi dal Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5). Il fattore fondamentale per porre una diagnosi di questo disturbo è la tendenza eccessiva e costante a un atteggiamento dipendente e sottomesso, caratterizzato dal timore dell’abbandono.
Questa attitudine deve essere presente entro la prima età adulta e verificarsi tramite almeno cinque delle seguenti manifestazioni:
- la necessità di ricevere costantemente consigli e rassicurazioni dagli altri per prendere decisioni ordinarie
- la tendenza ad affidare ad altre persone la responsabilità di momenti cruciali della propria vita
- il timore di esprimere disaccordo per evitare di perdere il sostegno o l’approvazione altrui
- la ritrosia nel prendere iniziative personali a causa di incertezze riguardanti il proprio giudizio e le proprie capacità
- la tendenza a compiere azioni sgradevoli pur di ottenere l’appoggio di altri
- la sensazione di disagio e impotenza quando si è soli, a causa della paura di non saper prendersi cura di se stessi
- il bisogno di instaurare subito nuove relazioni con persone che possano fornire aiuto e sostegno quando un precedente rapporto termina
- la preoccupazione eccessiva riguardo all’essere abbandonati e lasciati soli a gestire la propria vita.
Si può riconoscere tramite un test di autovalutazione?
I test di autovalutazione possono essere un primo passo per sospettare la presenza di un disturbo di personalità, ma non sono sufficienti per una diagnosi. Questi strumenti possono fornire indicazioni generali, ma solo un professionista della salute mentale è in grado di effettuare una valutazione completa e accurata, considerando diversi fattori e utilizzando strumenti diagnostici specifici.
Si può guarire dal disturbo dipendente di personalità?
La terapia psicologica è la forma primaria di trattamento per curare il disturbo dipendente di personalità. L’approccio cognitivo-comportamentale e la terapia psicodinamica, in particolare, sono le metodiche terapeutiche più indicate per superare questa problematica. Il loro scopo è infatti aiutare i pazienti a:
- individuare i propri desideri e bisogni e imparare a perseguirli
- maturare una migliore autostima
- sviluppare una maggiore autonomia
- incentivare le abilità sociali
- affrontare in modo sano le emozioni negative, imparando a ristrutturare i pensieri disfunzionali che alimentano la dipendenza emotiva
Attraverso la ristrutturazione cognitiva e altre tecniche, la terapia lavora per sfidare le credenze distorte del dipendente emotivo, permettendogli di acquisire una prospettiva più realistica e positiva di se stesso e delle relazioni interpersonali. L’obiettivo principale della terapia è promuovere l’autonomia e l’autosufficienza nei pazienti, insegnando loro a prendere decisioni indipendenti e a gestire le emozioni negative in modo sano.
Una sfida cruciale del trattamento psicologico è quella di aiutare i pazienti a raggiungere l’indipendenza senza tuttavia stimolare una dipendenza dal supporto terapeutico, come sarebbero portati a fare.
Può essere funzionale alla cura del disturbo anche l’approccio metacognitivo-interpersonale, che mira alla comprensione e alla gestione, da parte del paziente, degli aspetti legati al disturbo. Si tratta di un metodo che stimola il dipendente emotivo a riconoscere i propri comportamenti disfunzionali e a correggerli.
(8 Settembre 2024)