Effetto Mandela o falso ricordo: cos’è e come funziona

L'effetto Mandela, oppure falso ricordo. Accade a tutti di essere convinti che un fatto sia accaduto e, in realtà, ci si accorge di avere distorto o alterato in qualche modo il vissuto. Perché accade questo fenomeno? Le riposte dell'esperto.

Effetto Mandela o falso ricordo: cos’è e come funziona

L’effetto Mandela è un fenomeno psicologico in cui un certo numero di persone ha o condivide un falso ricordo di un evento che non è mai accaduto o che è accaduto in modo diverso da come viene ricordato.

Questo falso ricordo spesso non riguarda il singolo soggetto, ma è condiviso da gruppi di persone più o meno ampi. Perché si genera un falso ricordo? Quali sono le sue cause e in che modo è possibile capire che si è di fronte ad un falso ricordo? Proviamo a rispondere a questa e altre domande.

Cos’è l’effetto Mandela? Significato e definizione

Con il termine effetto Mandela viene indicato un falso ricordo. In altre parole, il soggetto è convinto di avere visto o vissuto una situazione, che in realtà non è mai accaduta. Il ricordo è, quindi, inventato e deriva da altri ricordi reali, i cui frammenti sono ricombinati in aggregazione. Può capitare di avere un falso ricordo anche quando il soggetto altera un fatto che è realmente accaduto, o come forma di “compensazione creativa” rispetto a vuoti di memoria.

L’effetto Mandela interessa nello specifico la memoria collettiva, quando dunque molte persone si ritrovano ad alterare fatti realmente accaduti, operando quindi una distorsione della memoria, oppure “inventano” ricordi non autentici. Un altro termine per indicare l’effetto Mandela, accanto all’inglese false memory, è confabulazione.

Chi ha inventato l’effetto Mandela e perché si chiama così?

L’effetto Mandela prende il nome da Nelson Mandela, Premio Nobel per la Pace, storico attivista antiapartheid e presidente dello Stato del Sudafrica.

Nel dettaglio l’autrice Fiona Broome, nell’ambito di un incontro di persone appassionate di fantascienza, ebbe modo di dire che Mandela era morto in prigione negli anni ’80. La Broome era convinta di questo ricordo, che risultava essere condiviso anche da altre persone e rinforzato da dettagli vividi riferiti.

La Broome scrisse quindi un articolo al riguardo. Nel 2019 uscì nelle sale un film intitolato The Mandela Effect. Nella realtà dei fatti, Mandela è morto nel 2013, dopo molti anni di libertà.

Effetto Mandela: gli esempi più famosi

È possibile indicare alcuni esempi di effetto Mandela presi principalmente dalla cultura pop:

  • la frase “Luke, sono tuo padre” dovrebbe essere stata pronunciata da Darth Vader, antagonista per antonomasia della saga fantascientifica di Star Wars. Ma un ascolto attento della sequenza originale fuga ogni dubbio al riguardo
  • Biancaneve, secondo la memoria collettiva, pronuncia la frase “Specchio, specchio delle mie brame, chi è la più bella del reame?”. Le parole che dice in realtà sono “Specchio, servo delle mie brame”
  • l’omino del Monopoly e il monocolo: molte persone ricordano Rich Uncle Pennybags, il personaggio del Monopoly con un monocolo. In realtà, il personaggio non ha mai avuto un monocolo nell’aspetto classico dei giochi.

L’effetto Mandela non si verifica solo quando la memoria risulta alterata e ricostruita in film, o più in generale in opere d’ingegno. Questo fenomeno può interessare anche eventi storici, come il nome stesso dell’effetto suggerisce.

Un secondo esempio storico di effetto Mandela può riguardare l’uomo che, durante gli scontri di piazza Tienanmen in Cina, nel 1989, usò il proprio corpo per contrastare l’avanzata dei carrarmati. Nella memoria comune l’uomo è rimasto vittima dell’avanzata dei mezzi militari, ma nei fatti non fu ucciso.

Un ultimo esempio estremamente noto di “falso ricordo” può riguardare Mickey Mouse, in italiano Topolino. È assodato che il suo abbigliamento preveda delle bretelle, quando in realtà questo capo d’abbigliamento non è affatto indossato nell’attuale resa grafica del personaggio Disney.

Come nascono i falsi ricordi?

Le ragioni per le quali un soggetto sviluppa un falso ricordo possono essere di due tipi:

  • ragioni di ordine biologico
  • ragioni di ordine psicologico

Tra le ragioni biologiche che sono alla radice dei falsi ricordi possono essere indicate:

Un’altra ragione di ordine biologico può essere ravvisata nella scarsa quantità e qualità del sonno, che incide sulla capacità del cervello di rielaborare e stoccare opportunamente le informazioni del giorno.

Quali sono le cause psicologiche dell’effetto Mandela?

La formazione di falsi ricordi, dal punto di vista psicologico può verificarsi per almeno due ragioni:

  • l’influenza, subìta dal soggetto, da parte di persone care e autorevoli, nei confronti delle quali si nutre stima e fiducia. Lo psicologo infantile Jean Piaget aveva come primo ricordo l’esperienza di un tentato sequestro, avvenuto quando lui aveva due anni. La tata che si occupava di lui confermava la storia. Dopo tredici anni dal tentato sequestro, la tata confessò ai genitori di lui di avere inventato l’intero episodio
  • una terapia volta al recupero di ricordi. Una terapia, come la Recovered Memory Therapy, RMT, svolta in modo insistente e ripetuto. Anche l’ipnosi può contribuire a creare idee plausibili, per la costruzione di un falso ricordo. Falso ricordo che in un secondo momento risulta essere stato “indotto” dall’insistenza e dai particolari dell’ipnoterapista.

La nascita di falsi ricordi può essere spiegata da ulteriori circostanze. È il caso del gaslighting, nel contesto del quale la persona abusata è oggetto di manipolazione da parte dell’abusante, ed è portata a credere che la propria memoria non sia affatto affidabile.

Cosa si intende per amnesia infantile?

L’amnesia infantile, su cui già Freud ebbe modo di scrivere all’inizio del ‘900, consiste nella incapacità, piuttosto diffusa e comune, da parte di un adulto di recuperare ricordi autobiografici relativi ai primi 4 – 5 anni di vita.

L’amnesia infantile può essere associata dall’effetto Mandela perché spesso un adulto, nel ricomporre i ricordi frammentati della prima infanzia, si ritrova a costruire veri e propri falsi ricordi sulla scorta di quanto ascoltato nella cerchia familiare oppure visto attraverso delle fotografie.

Qual è l’impatto dell’effetto Mandela sulla percezione pubblica?

L’effetto Mandela esercita un’influenza notevole sul modo in cui le comunità interpretano e ricordano eventi storici, concetti scientifici, e reportage mediatici. Il fenomeno solleva questioni significative riguardo alla fluidità della realtà percettiva e alla vulnerabilità dell’archivio collettivo della conoscenza umana.

Nel contesto storico, l’effetto Mandela può distorcere la comprensione collettiva di eventi passati, a volte relegando fatti accertati a mere congetture o trasformando leggende urbane in “storia accettata”. A lungo termine, questo può portare a una revisione culturale della narrativa storica, influenzando l’educazione e la memoria collettiva delle future generazioni.

Nell’ambito scientifico, invece, l’effetto Mandela potrebbe portare a equivoci riguardo a teorie e scoperte fondamentali. La diffusione di false informazioni può minare la fiducia del pubblico nei confronti della scienza, specialmente quando teorie non supportate o erroneamente ricordate guadagnano terreno sui fatti scientificamente provati. Combattere questa tendenza richiede un impegno continuo per l’alfabetizzazione scientifica e la promozione del pensiero critico, oltre a garantire che le comunicazioni scientifiche siano chiare e accessibili.

Quando si tratta dei media, l’effetto Mandela riflette la fragilità dei nostri ricordi collettivi in un’epoca di informazioni sovrabbondanti. Le fake news o le interpretazioni errate degli eventi possono rapidamente radicarsi nel tessuto sociale, diventando difficili da correggere. Questo rischia di alimentare la diffidenza nei confronti dei media tradizionali e di incoraggiare la proliferazione di teorie del complotto. Per contrastare questo fenomeno, è necessaria una maggiore responsabilità editoriale e il potenziamento delle competenze mediatiche del pubblico, affinché le persone possano navigare e interpretare in modo critico l’enorme flusso di informazioni che ricevono quotidianamente.

Come capire se un ricordo è vero?

Nel contesto di uno studio dell’Università di Portsmouth pubblicato nel 2021, i ricercatori sono riusciti a individuare due strategie per distinguere un falso ricordo dal ricordo di un fatto realmente accaduto, grazie anche al contributo di 52 volontari.

Una strategia fondamentale per contrastare i falsi ricordi è l’identificazione e la verifica della loro origine. Questo implica riconoscere che i ricordi possono non derivare esclusivamente da esperienze dirette, ma anche da narrazioni udite o immagini viste.

La seconda strategia si concentra invece sulla consapevolezza del fatto che è possibile essere indotti alla creazione di falsi ricordi. La mente, infatti, può costruire ricordi distorti quando si viene esposti ripetutamente a domande su eventi apparentemente accaduti. Questa consapevolezza ha portato alcuni partecipanti di diversi studi a rendersi conto che alcuni eventi raccontati dai loro genitori non corrispondevano alla realtà. Aumentare la consapevolezza in questo modo crea una sorta di soglia critica che riduce la frequenza dei falsi ricordi.

Come evitare l’effetto Mandela?

Per evitare l’effetto Mandela e contrastare la diffusione di falsi ricordi, è utile adottare alcuni approcci pratici. Innanzitutto, come detto nel paragrafo precedente, è consigliabile accertarsi delle fonti prima di condividere informazioni, affidandosi a canali e fonti verificate. Inoltre, è importante esercitare il pensiero critico, mettendo in discussione le proprie memorie e confrontandole con fonti esterne affidabili e documentazioni concrete.

Mantenere un atteggiamento aperto al dialogo e alla correzione delle proprie convinzioni sulla base di evidenze concrete può aiutare a ridurre la vulnerabilità ai falsi ricordi e favorire una maggiore accortezza nelle interazioni sociali e nella condivisione di informazioni. Imparare come funziona la memoria umana e riconoscere i propri limiti può aiutare a capire meglio come si formano i ricordi. Le persone dovrebbero essere addestrate a riconoscere come i bias cognitivi e le influenze esterne possono alterare i ricordi.

È fondamentale, infine, educare a un approccio critico verso le informazioni che riceviamo quotidianamente. Riservarsi il tempo per analizzare e verificare i fatti prima di accettarli come verità può aiutare a prevenire l’effetto Mandela.