Famiglia arcobaleno e genitorialità. Cosa vuol dire crescere in una famiglia in cui ad essere genitori sono coppie omosessuali?
Cosa comporta la nascita di un figlio, e la sua fase di sviluppo, in una famiglia arcobaleno? Quando, cioè, l’orientamento sessuale dei genitori è differente rispetto a quello della cosiddetta famiglia tradizionale, composta da genitori eterosessuali.
In questo articolo proviamo a rispondere a questa e altre domande, con l’aiuto della scienza e degli studi condotti negli ultimi anni nel campo della psicologia.
Cosa si intende per famiglia arcobaleno?
Con famiglia arcobaleno si intende una famiglia composta da due partner omosessuali. O, più in generale, nuclei familiari che possono essere definite non binarie. Il significato del termine deriva dall’uso della bandiera arcobaleno, simbolo del movimento LGBTQ+.
Quando si parla di famiglia arcobaleno si fa riferimento a diverse possibilità concrete di nuclei familiari:
- single omosessuali che diventano genitori per mezzo di fecondazione assistita, effettuata all’estero, oppure attraverso adozione
- coppie omosessuali che vogliono costruire una famiglia attraverso la procreazione assistita o per mezzo della cogenitorialità. Questo, nei casi in cui famiglie arcobaleno decidono di prendersi cura insieme dei figli e delle figlie concepiti da relazioni eterosessuali precedenti.
Come si cresce con genitori omosessuali?
Da uno studio di psicologia del 2018 a firma del dott. Roberto Baiocco (Università La Sapienza di Roma), si evince che:
- i bambini di genitori omosessuali, sia uomini che donne, hanno dimostrato di avere meno problemi psicologici rispetto ai figli cresciuti in una coppia tradizionale
- indipendentemente dal tipo di famiglia, le ragazze hanno dimostrato di avere maggiore proattività sociale rispetto ai ragazzi.
Dal punto di vista genitoriale, poi, i genitori omosessuali si sono definiti più competenti e soddisfatti nella loro relazione di coppia rispetto ai genitori eterosessuali. Fatto estremamente importante, dallo studio emerge come il tipo di famiglia non sembra avere avuto alcun effetto sul benessere dei bambini e delle bambine.
Possiamo prendere come riferimento uno secondo studio, del 2014, svolto in Australia, nel quale si evidenzia come bambine e bambini di famiglie arcobaleno hanno punteggi più alti, in relazione a coesione familiare, salute e benessere generale, di quanto non accada in famiglie di coppie eterosessuali.
Si può crescere bene con una famiglia arcobaleno?
La risposta è sì: è possibile crescere bene in una famiglia arcobaleno. Ci sono evidenze anche dal punto di vista scientifico, come suggerisce uno studio intitolato National Longitudinal Lesbian Family Study 9. Questo ha beneficiato di diversi follow-up che hanno interessato anche l’età adolescenziale delle figlie e dei figli.
Lo studio è stato condotto, per più anni, su famiglie arcobaleno con madri lesbiche, e ha permesso di evidenziare come l’adattamento da parte dei figli non dipenda dall’identità sessuale dei genitori, bensì dal funzionamento familiare. Le vite di questi bambini prima, e adolescenti poi, si sono rivelate soddisfacenti, ricche e, per così dire, normali.
Ci sono quindi ulteriori aspetti di cui tenere conto. I bambini che vivono in contesto omogenitoriale sviluppano maggiore consuetudine nella comunicazione delle proprie emozioni, e altre questioni quali differenze di genere e di bullismo. Questa comunicazione è il risultato di un importante lavoro, da parte delle famiglie omogenitoriali, per entrare pienamente nel tessuto sociale. Fattori, questi, che contribuiscono a determinare una più sviluppata resilienza.
Quali sono i pregiudizi da superare?
Le famiglie arcobaleno devono purtroppo ancora superare alcuni pregiudizi che, a medio e lungo termine, rischiano di determinare situazioni di forte ansia e stress nei figli e nelle figlie. La legittimità della famiglia omogenitoriale è ancora in forse in diversi Paesi. Si crea pertanto una sorta di resistenza e impermeabilità di tipo sociale, legislativo e culturale. Con conseguenze di tipo omofobico.
Questa situazione risulta in un modello teorico nel 1995 chiamato Stereotype Threat, ovvero minaccia determinata dagli stereotipi, un modello sviluppato da Steel e Aronson. Secondo questo modello, chi appartiene ad un dato gruppo sociale, in questo caso le famiglie arcobaleno e i figli e le figlie di famiglie omogenitoriali, vedono attribuirsi tratti riconducibili ad uno stereotipo negativo.
Per via dello stato d’ansia in cui sono vessati, è possibile che si strutturino comportamenti che vadano nella direzione di conferma del pregiudizio patito. Attuando quindi delle vere e proprie profezie che si autoavverano, e finendo con il confermare il pregiudizio.
Il problema, quindi, non deriva dal ruolo genitoriale o dalla capacità genitoriale che si hanno nelle famiglie arcobaleno. Deriva piuttosto dal rischio di stigma sociale, culturale, legislativo.
Quante sono le famiglie arcobaleno in Italia?
L’Italia ha visto un’importante evoluzione nelle dinamiche familiari, soprattutto dopo l’entrata in vigore della legge Cirinnà nel 2016, che ha segnato un importante passo avanti per le famiglie arcobaleno.
Nel solo anno di attuazione della legge, le stime parlano di almeno 328 famiglie omogenitoriali e oltre 500 bambini all’interno di queste famiglie. Questi dati sono però basati su campioni di convenienza e quindi non sono pienamente rappresentativi dell’intera popolazione LGBT. Suggeriscono, tuttavia, una presenza significativa di famiglie arcobaleno in Italia, che è probabilmente sottostimata.
Recentemente, è stato discusso un dato di 150 mila bambini figli di coppie dello stesso sesso, che però è stato corretto e chiarito. Il dato originale non distingueva tra forme di genitorialità (biologica, sociale, affettiva), né considerava dinamiche precedenti nella vita dei genitori.
Inoltre, la ricerca “Silver Rainbow” del 2019 ha evidenziato che il 7% delle persone LGBTQI+ ha almeno un figlio. La maggioranza è rappresentata da donne e uomini bisessuali, seguiti da persone transgender, intersex e altri. Questo dato evidenzia una differenza nelle configurazioni familiari, che spesso includono famiglie allargate o ricostituite, oltre a quelle omogenitoriali di prima costituzione. I dati, dunque, dimostrano la complessità e pluralità delle famiglie arcobaleno in Italia, sottolineando la necessità di un riconoscimento legale e sociale più ampio.
Come superare i pregiudizi sulla genitorialità omosessuale?
Per superare i pregiudizi legati alla genitorialità omosessuale, è forse necessario tenere conto di diversi aspetti complementari tra loro. In primo luogo va tenuto in considerazione il tempo fisiologico necessario affinché trasformazioni nell’assetto sociale e culturale siano assorbite e integrate appieno. Gli studi cui si è fatto riferimento possono essere, in seconda battuta, uno strumento per il riconoscimento dei diritti delle famiglie arcobaleno anche, e soprattutto, dal punto di vista legislativo.
I pregiudizi relativi alla omogenitorialità potrebbero essere efficacemente contrastati attraverso la promozione di paradigmi inclusivi, che valorizzino le differenze, invece di additarle. In questo modo si potrebbero superare anche i pregiudizi che troppo spesso, ancora oggi, vengono percepiti e vissuti come oggettivi, e non come determinati storicamente e culturalmente.
La legittimazione ed il riconoscimento delle famiglie arcobaleno passano dunque attraverso l’assunzione di un modello pluralista, che determinerebbe un notevole abbassamento degli atteggiamenti omofobici e discriminanti. Lasciando spazio a condivisione, reciprocità, reciproco ascolto e rispetto delle identità.
(5 Settembre 2024)