Psichiatria

Ipocondria, che cos’è e come affrontarla

Molto spesso il paziente ipocondriaco si rifiuta di intraprendere un percorso psicoterapeutico, in quanto non accetta l'idea di avere problemi di natura meramente psicologica

Ipocondria, che cos’è e come affrontarla

L’ipocondria è la paura eccessiva e infondata di avere malattie gravi e si manifesta con una costante preoccupazione per le proprie condizioni di salute, che diventano l’argomento principale di conversazione nei contesti più svariati, da quello sociale fino all’ambiente di lavoro.

In questo articolo vedremo, quindi, in che cosa consiste l’ipocondria, quali sono le possibili cause di questo disturbo, le principali manifestazioni e le strategie per affrontarla e provare a superarla.

Che cos’è l’ipocondria?

L’ipocondria descrive la costante preoccupazione della persona che ne soffre per la propria condizione medica, anche in assenza di patologie reali organiche. Ciò comporta una distorsione rispetto alla percezione dei segnali inviati dal proprio corpo, i quali vengono interpretati sempre come sintomi di una determinata malattia. 

Quest’ansia per la salute può essere certamente favorita da effettive patologie organiche pregresse, tuttavia è la componente psicosomatica a giocare un ruolo chiave nell’alimentarlo.

L’ipocondria può riguardare vari aspetti della propria salute. L’ipocondriaco può allarmarsi per il battito cardiaco o la respirazione, per lievi alterazioni fisiche come ferite di piccola entità o, ancora, per sensazioni anomale che non riescono a spiegare, ma che vengono interpretate sempre come pericolose per la propria salute.

L’oggetto delle proprie paure può anche essere molto più specifico e riguardare un singolo organo o una determinata malattia.

Anche sentir parlare o leggere di una certa patologia può mettere in stato di agitazione e alimentare la preoccupazione di una persona che soffre di ipocondria. Succede, ad esempio, ascoltando una notizia al telegiornale o venendo a conoscenza di una persona che si è ammalata.

Il paziente ha spesso una sensazione di grande vulnerabilità e debolezza, non solo fisica, ma anche mentale, intesa come facile stancabilità a livello psicologico. La tendenza è quella di provare emozioni esagerate, con una conseguente difficoltà a tenerle sotto controllo e la paura di esserne, prima o poi, sopraffatti.

Quali sono le cause dell’ipocondria?

Le cause dell’ipocondria possono affondare le proprie radici nell’infanzia e riguardare una eventuale malattia pregressa grave, non solo propria, ma anche di un membro della famiglia o una persona cara. 

La fobia delle malattie, in particolare, può esplodere in seguito a lutti che fanno da innesco e determinano l’insorgere delle manifestazioni sintomatologiche tipiche dell’ipocondria.

Non ci sono differenze di genere nell’incidenza di questa psicopatologia, con una distribuzione uniforme tra popolazione maschile e femminile

L’esordio dell’ipocondria può avvenire a qualsiasi età, anche se è più frequente si manifesti per la prima volta intorno alla prima età adulta.

Si tratta di un disturbo cronico nella maggior parte dei casi e solo in alcuni pazienti c’è una remissione completa, mentre in tutti gli altri i sintomi, tendenzialmente, vanno e vengono, ma non scompaiono definitivamente.

Un’altra possibile causa di ipocondria potrebbe essere ricercata in alcuni tratti del carattere di ciascuno e, in particolare, nella maggiore predisposizione a focalizzarsi troppo su ogni singolo segnale del proprio corpo.

Quali sono i sintomi dell’ipocondria?

Quando si parla di ipocondria, è importante distinguerla innanzitutto da disturbi di tipo ossessivo-compulsivo, che si manifestano principalmente con la paura del contagio. Il paziente che soffre di questo disturbo non è tanto spaventato dalla possibilità di essere malato, quanto dalla possibilità di ammalarsi o essere la causa della malattia di qualcun’altro, attraverso il contagio, per l’appunto.

Tipico di questa forma di disturbo ossessivo-compulsivo è il costante lavaggio delle mani, ad esempio, finalizzato soprattutto ad arginare i propri timori.

Il paziente che soffre di ipocondria non è rassicurato nemmeno dai risultati negativi degli esami diagnostici a cui si sottopone molto più spesso di quanto sia necessario. Non lo placano neppure le rassicurazioni mediche, in quanto la convinzione di essere malati è più forte di qualsiasi altra cosa.

La fobia per le proprie condizioni cliniche diventa un elemento centrale della quotidianità delle persone che ne soffrono, al punto da essere l’argomento centrale di ogni conversazione o una strategia di risposta più o meno consapevole allo stress emotivo.

L’ipocondriaco conosce con estrema precisione e completezza la propria storia clinica, che racconta di volta in volta, con dovizia di particolari, al medico che lo prende in cura.

Molto comuni sono comportamenti come il cambiare spesso medici per avere pareri differenti o stati d’animo come il senso di frustrazione e risentimento per diagnosi che non sono in linea con le proprie convinzioni. 

Il paziente che soffre di ipocondria ritiene di non ricevere le cure adatte alla propria condizione. Nella maggior parte dei casi, poi, si rifiuta di intraprendere un percorso psicoterapeutico.

Le conseguenze sulla quotidianità

L’ipocondria può ripercuotersi anche su altri aspetti della vita del paziente che ne soffre. La sua vita sociale può essere compromessa, ad esempio, dall’errata convinzione di dover sempre ricevere trattamenti speciali o una maggiore considerazione da parte degli altri.

Anche la quotidianità familiare può subire delle ripercussioni negative. Tutta l’attenzione, infatti, rischia di essere focalizzata sul benessere fisico di un singolo individuo. Spesso l’ipocondriaco fa fatica a tenere sotto controllo le preoccupazioni rispetto alla propria salute anche nell’ambiente di lavoro. Nei casi più gravi, ciò interferisce sulle performance lavorative, fino a determinare uno stato emotivo invalidante.

Come uscire dall’ipocondria?

Il disturbo ipocondriaco può essere trattato avviando un percorso di psicoterapia con il supporto di uno specialista. La ricerca ha dimostrato che tra gli approcci più efficaci a questa psicopatologia c’è quello di tipo cognitivo comportamentale

Non è un percorso terapeutico particolarmente lungo, con una cadenza solitamente settimanale. 

L’obiettivo è quello di far concentrare il paziente sull’apprendimento di nuovi modi di pensare e comportarsi. Bisogna, infatti, spezzare il circolo patologico innescato dall’ansia di malattia e dall’eccessiva preoccupazione per il proprio stato di salute.

Superare l’ipocondria non è certamente semplice. Come abbiamo detto, infatti, l’ostacolo più grande è rappresentato dalle convinzioni del paziente. Questi spesso fa fatica ad accettare l’idea che i suoi problemi siano di natura meramente psicologica. 

Il primo passo per le persone che sono convinte di avere una grave malattia è quello di far capire perlomeno che le loro preoccupazioni sono eccessive, in quanto prive di un reale fondamento. 

Il percorso psicoterapeutico può essere affiancato dal trattamento di tipo farmacologico. Per quest’ultimo, però, le difficoltà restano le stesse. Bisogna convincere, infatti, il paziente ad assumere farmaci che potrebbe ritenere dannosi per la salute e non utili a superare la propria condizione. 

In ogni caso, i farmaci generalmente prescritti sono antidepressivi come gli inibitori selettivi del reuptake di serotonina (che presentano minori effetti collaterali) o i triciclici

A secondo della severità della condizione psicopatologica, viene modulata la terapia. Nelle forme lievi risulta sufficiente, nella maggior parte dei casi, la somministrazione di benzodiazepine.

Tuttavia, non si tratta di una terapia specifica per l’ipocondria e risulta utile per lo più ad alleviare i sintomi sul breve termine come l’ansia.