Il termine introversione identifica un orientamento della personalità umana che predilige l’introspezione e l’autoanalisi al contatto con il mondo circostante.
La prima elaborazione di questo concetto in psicologia e la sua contrapposizione a quello di estroversione fu opera di Carl Gustav Jung, che già agli inizi degli anni Venti qualificò queste due attitudini come “tipi di personalità”, e più precisamente come due diversi modi di relazionarsi con la realtà esterna.
Scopriamone di più con l’aiuto della dott.ssa Marianna Palermo, psicologa e psicoterapeuta del Santagostino.
Cosa vuol dire essere una persona introversa?
Un soggetto introverso si caratterizza per un’inclinazione all’approfondimento del proprio mondo interiore, dei propri pensieri e delle proprie emozioni, piuttosto che all’esplorazione delle interazioni sociali. Questa propensione alla riflessione porta a interrogarsi sulla complessità della realtà e a adattarsi ad essa con una spiccata sensibilità emotiva.
La capacità introspettiva delle persone introverse non equivale a una chiusura netta nei confronti del mondo esterno, ma si esplicita piuttosto nella preferenza verso situazioni sociali e relazioni umane che si conciliano e valorizzano maggiormente la propria individualità.
Questi aspetti si differenziano da quelli tipici dell’estroversione, che al contrario è caratterizzata dalla tendenza ad aprirsi alla realtà circostante e a ricercare la socializzazione.
Tuttavia, vale la pena chiarire che introversione ed estroversione non sono orientamenti della personalità che si escludono necessariamente a vicenda: è possibile manifestare una combinazione di tratti introversi ed estroversi. Non esiste infatti un confine netto tra i due, ma piuttosto una gamma continua in cui le persone possono collocarsi a seconda delle situazioni e degli ambienti in cui si trovano. La compresenza di tratti introversi ed estroversi prende il nome di ambiversione.
Differenza tra introversione e timidezza
Nel linguaggio comune si tende spesso a considerare l’introversione come un sinonimo della timidezza. I due concetti non sono però sovrapponibili.
La timidezza è una caratteristica innata, un tratto del temperamento, il complesso delle disposizioni comportamentali con cui ogni essere umano nasce. È spesso accompagnata da una reazione di ansia e disagio nelle situazioni sociali, quando si tratta di vivere nuove esperienze o quando si percepisce un giudizio da parte di altri. Le persone timide hanno difficoltà a interagire con gli altri a causa di insicurezze personali e poiché temono il modo in cui verranno valutate.
Diversamente, l’introversione è un tratto della personalità caratterizzato da una preferenza per l’autoanalisi, la quiete e la riservatezza. Le persone introverse non evitano necessariamente le interazioni sociali, ma preferiscono raccogliersi e riflettere sulle proprie esperienze. Inoltre non sono incapaci di stringere rapporti, prediligono piuttosto stabilire connessioni profonde e significative con individui selezionati. La natura riflessiva e introspettiva le rende inclini a un ascolto attento ed empatico, che favorisce l’instaurarsi di relazioni autentiche.
Timidezza e introversione possono coesistere nelle persone ma non sono l’una dipendente dall’altra: si può essere timidi senza essere introversi così come si può essere introversi senza essere timidi.
Come si comporta una persona introversa?
Ma cosa fanno gli introversi? Come affrontano la vita quotidiana?
Come si è visto, le persone introverse manifestano una forte natura riflessiva. Prima di agire o parlare, tendono a ponderare attentamente le proprie parole e azioni. Reagire impulsivamente, senza prima aver soppesato attentamente la propria posizione in merito alla situazione vissuta o all’argomento di discussione, non è nelle loro corde.
Anche se possono apprezzare le interazioni sociali, gli introversi tendono a prediligere conversazioni profonde e significative con un numero limitato di persone. Preferiscono dunque ambienti tranquilli che facilitano il dialogo e l’approfondimento delle dinamiche che vivono, mentre possono sentirsi sopraffatti da situazioni rumorose o affollate in cui gli scambi sociali sono più superficiali.
Quando si trovano di fronte a una difficoltà o a un problema, le persone introverse sono solite cercare in autonomia una soluzione, facendo affidamento sulle proprie strategie di coping. Meno spesso sono portate a richiedere un supporto immediato da parte degli altri.
Come vivono gli introversi?
L’approccio alla vita delle persone introverse riflette in ogni aspetto la natura introspettiva e riflessiva di questo tipo psicologico. Ecco alcuni elementi distintivi che caratterizzano il loro stare al mondo.
Tendenza all’introspezione
L’inclinazione a esplorare i propri pensieri e sentimenti è un pilastro fondamentale delle personalità introverse, che le porta a comprendere meglio se stesse e il loro rapporto con il mondo esterno. Un’attitudine, questa, che porta a trovare soddisfazione e significato nel proprio mondo interno, senza la necessità di cercare costantemente stimoli esterni.
Consapevolezza di sé
Il saper guardarsi dentro favorisce, in chi è introverso, una forte consapevolezza di sé, vale a dire la capacità di identificare e comprendere vari aspetti della propria identità: pensieri, emozioni, bisogni, pregi, punti deboli, gusti personali, modo di reagire agli input esterni.
Capacità di leggere la realtà
Raggiungere una solida autocoscienza permette in molti casi, di rimando, alle persone introverse di sviluppare anche una maggiore capacità di interpretare il mondo esterno, di leggere in profondità i fatti e le dinamiche in cui si sono coinvolti o a cui assistono.
Interesse intellettuale ed espressione creativa
L’introversione è spesso associata all’interesse per argomenti e attività intellettuali e a una natura immaginativa che può tradursi in un’attitudine creativa. I soggetti che manifestano questo lato della personalità trovano spesso appagamento nell’esplorazione di aspetti del sapere che li appassionano e/o sono portati per la propria sensibilità a dedicarsi ad attività artistico-espressive in cui comunicano le proprie emozioni.
Valorizzazione della solitudine
Gli introversi sono portati naturalmente a prendersi cura della propria interiorità, a rimanere soli con se stessi in un certo senso, e per questo non temono la solitudine. Al contrario, la accolgono come un’opportunità per esplorare i propri pensieri e le proprie sensazioni e per riconnettersi con se stessi. Durante questi momenti trovano ispirazione e chiarezza di pensiero.
Energia sociale limitata
Come controparte del bisogno di cercare momenti di raccoglimento, gli introversi possono stancarsi rapidamente di scambi sociali che coinvolgono un grande numero di persone o si protraggono troppo a lungo. Hanno l’esigenza di passare del tempo da soli per ricaricare le energie e riflettere sulle esperienze vissute.
(7 Maggio 2024)