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L’importanza dell’oggetto transizionale

L'oggetto transizionale è un compagno che offre conforto e sicurezza al bambino, nei momenti di distacco dalla mamma, sostituendo progressivamente la figura materna come fonte primaria di rassicurazione.

L’importanza dell’oggetto transizionale

Il concetto di oggetto transizionale si lega a una fase cruciale dello sviluppo infantile, in cui il bambino inizia a emanciparsi dalla madre, a delineare la propria identità e ad acquisire maggiore indipendenza. 

Introdotto da Donald Woods Winnicott, questo concetto offre una prospettiva interessante sulla transizione del bambino dalla dipendenza materna alla consapevolezza di sé e del mondo esterno

Esploriamo insieme il significato dell’oggetto transizionale, l’età in cui viene dato e come questo influisce sullo sviluppo psicologico dei bambini.

Cos’è l’oggetto transizionale?

L’oggetto transizionale è un oggetto fisico, spesso un giocattolo, una bambola o un tessuto morbido come un peluche, che il bambino tiene sempre vicino a sé e che utilizza come “sostituto” della figura materna per trovare conforto e sicurezza durante il processo di separazione. 

Winnicott ha evidenziato che questo oggetto si manifesta quando il bambino inizia a differenziare tra il sé e il non-sé, sperimentando, per la prima volta, una connessione affettuosa con un’altra “persona” (che non sia stesso, durante le interazioni con le parti del proprio corpo, o la madre).

Un orsacchiotto, una copertina, un ciuccio, una bambola di pezza: questi oggetti assumono un significato speciale per il bambino e svolgono una funzione cruciale nel suo sviluppo cognitivo. 

L’oggetto transizionale non è solo un conforto, ma anche un ponte tra il mondo interno del bambino e il mondo fuori. Un ponte verso l’indipendenza che, passo a passo, consente al piccolo di sperimentare gradualmente la separazione da mamma e papà (ma soprattutto dalla mamma) in modo sicuro.

Per un bambino, l’orsacchiotto rappresenta una parte di mamma che lo accompagna ovunque vada. Che sia al nido, al parco o semplicemente in casa, ma da solo nel lettino pronto per fare la nanna, la sua presenza familiare riduce l’ansia e facilita l’adattamento. È come se un pezzetto di mamma, e quindi di tranquillità, lo accompagnasse in ogni sua scoperta, dandogli la sicurezza necessaria per sviluppare l’autostima ed esplorare il mondo con maggiore autonomia. 

Un pianto inconsolabile può trasformarsi in un abbraccio al suo orsacchiotto, un momento di rabbia può trovare sfogo in un morso alla sua coperta preferita, la visita dal pediatra può diventare piacevole se accompagnata dalla bambola. L’oggetto transizionale diventa un compagno di avventure che aiuta il piccolo a dare forma alle sue emozioni, a comprenderle e a gestirle in modo sano, anche se lontano dalla figura genitoriale.

Quando dare oggetto transizionale?

La decisione su quando dare all’infante un oggetto transizionale dipende da diversi fattori, tra cui il suo grado di sviluppo emotivo e la sua capacità di autoregolazione. 

In generale, l’oggetto transizionale viene introdotto nei primi mesi di vita, quando il bambino inizia a sperimentare nuove emozioni e a manifestare segni di ansia o disagio nei momenti in cui si separa dalla madre (se viene, ad esempio, lasciato nel suo lettino o in compagnia dei nonni o all’asilo). 

Ciò avviene generalmente tra i 6 e gli 8 mesi di vita, ma il bambino può sentirne il bisogno anche più avanti, a 3 anni, 4 anni o quando è più grande, nell’età scolare. 

L’utilizzo degli oggetti transizionali non si limita infatti solo all’assenza della mamma. Possono essere di grande supporto in altri momenti di cambiamento o di difficoltà, come l’ingresso a scuola, la nascita di un fratellino o un periodo di malattia.

Come scegliere l’oggetto transizionale?

Nel momento in cui si sceglie l’oggetto transizionale per il proprio bambino, è essenziale considerare alcuni importanti fattori. In linea generale, l’oggetto transizionale dovrebbe essere morbido, facile da abbracciare e sicuro da manipolare per il bambino. Dovrebbe inoltre essere di dimensioni contenute e leggero, in modo che il bambino possa portarlo con sé ovunque.

Oltre a questi aspetti pratici, è importante considerare anche le caratteristiche che possono rendere l’oggetto transizionale speciale per il bambino.

  • Calore: alcuni bambini preferiscono oggetti che diano calore, come un peluche riscaldabile o una coperta morbida.
  • Movimento: altri si affezionano invece a oggetti che si muovono, come un giocattolo a carica automatica
  • Vitalità: alcuni attribuiscono all’oggetto transizionale una sorta di “vitalità”, immaginando che abbia una propria vita e personalità (come può essere una bambola).

L’oggetto scelto deve soddisfare i rigorosi standard di sicurezza, evitando parti dure o appuntite, e resistere alle manipolazioni affettuose del bambino senza rompersi facilmente nel tempo.

L’oggetto transizionale deve avere sempre un significato unico per il bambino, permettendogli di sviluppare un legame duraturo. Che si tratti di un peluche o di una coperta colorata, il bambino lo abbraccia con affetto, creando un legame incondizionato. Pertanto, una volta scelto, non dovrebbe mai cambiare: diventa un compagno di viaggio nel suo percorso di crescita.

L’oggetto transizionale nell’autismo

L’utilizzo dell’oggetto transizionale da parte di un individuo autistico presenta distorsioni significative. In generale, nell’autismo le relazioni interpersonali fanno fatica a svilupparsi e, di conseguenza, l’oggetto transizionale assume caratteristiche diverse.

Per un bambino tipico, l’oggetto transizionale funge da sostituto affettivo del legame con la madre. Al contrario, per un bambino autistico, diventa un mezzo per percepire chiaramente se stesso e il proprio corpo, aiutandolo a superare le sfide nelle interazioni sociali e a colmare il vuoto relazionale.

A differenza dell’oggetto transizionale più comune, un bambino autistico sceglie un oggetto con una consistenza spesso dura e metallica e dalla forma squadrata. L’oggetto non viene coccolato o abbracciato, ma manipolato in maniera fredda e ripetitiva e può essere spesso abbandonato.  

L’oggetto transizionale oltre l’infanzia

Fino a che età si può avere bisogno di un oggetto transizionale? Non esiste un limite preciso sull’età, la sua utilità va oltre l’infanzia e può essere preziosa anche in fasce d’età più avanzate.

Nel corso della vita alcuni oggetti possono trasformarsi da meri strumenti funzionali a veri e propri oggetti transizionali, diventando inestimabili alleati per superare momenti difficili, gestire lo stress o sentirsi più sicuri.

L’oggetto transizionale può assumere quindi un gran valore anche nel corso dell’adolescenza o in età adulta. In questo caso non si tratterà forse di una bambola, ma di qualsiasi altro oggetto, come un libro o un portafortuna, che possa dare sicurezza.