La sindrome di Asperger: cosa c’è da sapere?

La sindrome di Asperger, ricompresa tra i disturbi dello spettro autistico, può interferire con il benessere di chi ne soffre. Richiede attenzioni e cure sia psicologiche sia da parte dei caregiver.

La sindrome di Asperger: cosa c’è da sapere?

Le persone con sindrome di Asperger vivono una condizione di estrema dicotomia.
Se per un verso possono essere contraddistinte da punti di forza come notevole intelligenza e predisposizione verso discipline quali la matematica e la musica, per altri aspetti soffrono nelle relazioni sociali e mancano di un comportamento adattivo.

In che modo la sindrome di Asperger può essere inquadrata dal punto di vista psicologico? Quali categorie diagnostiche servono allo specialista e in che modo devono essere trattate, e curate, le persone che soffrono di questa condizione?

Risponde a queste domande la dottoressa Elisabetta Mangano, psicoterapeuta del Santagostino specializzata in Psicoterapia Psicoanalitica per Adolescenti e Adulti.

 

Cos’è la sindrome di Asperger?

La sindrome di Asperger, descritta per la prima volta da Hans Asperger, è stata inserita nel 1994 nel DSM (Diagnostic and Statistical Manual of Mental Disorder) come sottocategoria dei disturbi pervasivi dello sviluppo e successivamente nei disturbi dello spettro autistico.

Questa sindrome influisce sullo sviluppo delle abilità sociali, comunicative e comportamentali di un individuo. È stata ufficialmente riconosciuta come una condizione medica nel 1992, quando è stata inclusa nella Classificazione Internazionale delle Malattie (ICD-10).

Nel 2013, il Manuale Diagnostico e Statistico dei Disturbi Mentali (DSM-5) ha integrato la sindrome di Asperger sotto l’ampio termine disturbo dello spettro autistico (ASD), unificando così la diagnosi con altre condizioni autistiche.

Come si comporta una persona con la sindrome di Asperger?

Fin da bambini, gli individui con sindrome di Asperger, a differenza di altri nel disturbo dello spettro autistico, possiedono livelli medio-alti di intelligenza. Sono quindi individui che spesso presentano QI elevati e una notevole abilità in settori ristretti come matematica, scienza o musica

Sono generalmente bambini e adulti bizzarri, con interessi molto specifici e passioni diverse dai coetanei. Possono manifestare comportamenti ripetitivi e ritualistici e resistenze ai cambiamenti nella routine, e avere ipersensibilità sensoriale.

Nonostante abbiano interesse a rapportarsi, manifestano scarse abilità sociali e incontrano frequenti difficoltà nelle interazioni con gli altri e nella comunicazione non verbale. Le loro interazioni sociali sono infatti spesso infantili anche da adulti e stereotipate. Inoltre, fanno fatica a comprendere le sfumature delle conversazioni e non percepiscono sarcasmo o ironia.

Molte persone con questa sindrome possono comunque avere una vita significativa, spesso sfruttando le loro competenze speciali.

Che differenza c’è tra autismo e sindrome di Asperger?

Le persone affette da autismo presentano spesso ritardo nello sviluppo del linguaggio, monotonia nel suono della voce, comportamenti ripetitivi ma soprattutto si mostrano disinteressati al mondo che li circonda, tendono ad isolarsi e presentano un deficit nelle interazioni sociali. 

Lautismo presenta una vasta gamma di sintomi, con varie sfumature di gravità, inclusi deficit nelle interazioni sociali, nelle abilità comunicative e comportamenti ripetitivi.

La sindrome di Asperger, invece, pur presentando difficoltà specifiche nelle interazioni sociali, è caratterizzata da un’intelligenza media o superiore. Le persone con sindrome Asperger inoltre sono spesso interessate al mondo che li circonda, nonostante si caratterizzino per una carenza di empatia, che li porta ad avere atteggiamenti più infantili e stravaganti anche in età adulta.

Quali sono le cause di questa sindrome?

Le cause esatte della sindrome di Asperger non sono ancora del tutto chiare, ma coinvolgono una complessa connessione tra diversi fattori quali:

  • predisposizione genetica. Questa sindrome è spesso presente in famiglie con una storia di disturbi dello spettro autistico (ASD). Sono state identificate alcune varianti genetiche correlate a un aumentato rischio di ASD
  • anomalie neurologiche come alterazioni nella connettività cerebrale, o nella struttura cerebrale, che possono contribuire ai sintomi 
  • fattori ambientali. Mentre la predisposizione genetica è significativa, fattori ambientali prenatali e postnatali possono influenzare lo sviluppo. Ad esempio esposizione a sostanze chimiche durante la gravidanza, complicazioni durante il parto o eventi stressanti durante l’infanzia.

Come si diagnostica la sindrome di Asperger?

La diagnosi in questi casi è importante che venga fatta il prima possibile, non appena si ravvisano comportamenti particolari. Spesso il primo campanello d’allarme è uno ritardo del bambino nello sviluppo del linguaggio, la mancanza del contatto visivo o comportamenti stereotipati che i genitori osservano fin da quando il figlio inizia a giocare da solo.

I segnali di questi disturbi sono spesso presenti fin dai primi anni di vita, quindi la diagnosi viene generalmente effettuata nell’infanzia, piuttosto che in età adulta. Tuttavia gli adulti possono essere eseguiti ulteriori test.

Professionisti specializzati, attraverso equipe multidisciplinari, possono effettuare diversi tipi di valutazione.

Diagnosi nei bambini Diagnosi negli adulti
  • Clinica: un pediatra o uno specialista in sviluppo infantile può essere il primo a sospettare la sindrome di Asperger. La valutazione inizia con una storia clinica dettagliata, che include informazioni sullo sviluppo del bambino, il comportamento, le abilità sociali e comunicative.
  • Psicologica: uno psicologo o uno psichiatra infantile conduce test psicologici standardizzati per valutare le abilità cognitive e le abilità sociali e comportamentali del soggetto. Per i bambini, sono previsti test quali il test Autism-Spectrum Quotient (AQ).
  • Delle abilità sociali: un terapista specializzato osserva le interazioni sociali in contesti diversi per rilevare eventuali deficit nelle abilità sociali, come la mancanza di sguardi reciproci o la difficoltà nell’interpretare le emozioni degli altri.
Può essere svolto il test RAADS-R (autosomministrato), un test che però non sostituisce la diagnosi fatta dal professionista. Si basa su:

  1. Storia del comportamento: l’analisi del comportamento può includere interviste con membri della famiglia o amici che conoscono l’individuo da lungo tempo per ottenere un quadro completo del loro comportamento e delle loro interazioni sociali.
  2. Esclusione di altre condizioni: è fondamentale escludere altre condizioni mediche o psichiatriche che potrebbero spiegare i sintomi, come disturbi dell’umore o disturbi d’ansia.

 

Come si cura la sindrome di Asperger?

L’approccio alla gestione della sindrome di Asperger si concentra sul miglioramento delle abilità sociali, comunicative e comportamentali dell’individuo e sulla promozione di autonomia e benessere.

Ecco alcune strategie e terapie:

  • terapia comportamentale: interventi come l’Applied Behavior Analysis (ABA) possono essere utilizzati per insegnare abilità sociali e comportamentali. Ci si concentra su obiettivi specifici, utilizzando rinforzi positivi, per insegnare al soggetto alcuni degli aspetti relazionali nei quali trovano maggiori difficoltà.
  • psicoterapia: può essere efficace per affrontare le ossessioni e le compulsioni che alcuni individui con Asperger possono sperimentare, oltre a modificare i comportamenti indesiderati
  • terapia occupazionale: questa terapia mira a migliorare le abilità pratiche e di adattamento dell’individuo, inclusa la gestione delle attività quotidiane e la regolazione sensoriale
  • supporto familiare: il coinvolgimento della famiglia può essere cruciale per creare un ambiente di sostegno e comprensione
  • supporto educativo: il supporto degli insegnanti e un’educazione specializzata possono essere fondamentali per garantire il successo accademico degli individui con Asperger.

In alcuni casi si può ricorrere a terapia farmacologica, per trattare sintomi specifici come l’ansia, la depressione o l’irritabilità, ma la decisione di utilizzarli deve essere basata su una valutazione approfondita da parte di un medico esperto.

È comunque essenziale coinvolgere una squadra multidisciplinare di professionisti della salute, tra cui psicologi, terapisti del linguaggio, terapisti occupazionali e medici, per sviluppare un piano di trattamento personalizzato.